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“200 migranti in strada”, dopo la chiusura di via Regina la denuncia dell’Osservatorio Giuridico

“Dopo la chiusura del centro di Via Regina, 200 ospiti sono finiti a vivere per le strade della città”. La denuncia è dell’Osservatorio Giuridico per i diritti dei Migranti di Como.

Le tende del campo improvvisato eretto davanti alla Stazione San Giovanni nell’estate del 2016 sono ormai un ricordo lontano. La struttura di Via Regina Teodolinda oggi è deserta, chiusa improvvisamente la scorsa settimana. Non ha più senso di esistere visti gli arrivi in diminuzione e i respingimenti ridotti da parte Svizzera, almeno secondo il Sottosegretario agli Interni leghista, il comasco Nicola Molteni, e il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che hanno festeggiato la chiusura del centro.

Ma l’emergenza migrazione a Como è tutt’altro che finita, denunciano gli operatori l’Osservatorio.

“Dalla chiusura del centro il numero delle persone straniere che dorme per strada è già in aumento. Durante i nostri sopralluoghi, abbiamo contato circa duecento ragazzi usciti dal circuito dell’accoglienza che ora vagano per la città senza un posto dove andare,” spiega l’Avvocato Antonio Lamarucciola, presidente dell’Osservatorio, associazione che da due anni si impegna per offrire supporto legale alle migliaia di profughi che dall’estate del 2016 sono passate per Como, spesso rimanendo bloccate in città nel tentativo di raggiungere il nord Europa attraverso la Svizzera.

“Delle persone che dormono per strada la maggioranza è regolare. Si tratta di ragazzi che hanno ottenuto il permesso di soggiorno e quindi, contestualmente, hanno perso il diritto all’alloggio in centri e strutture del territorio,” spiega Elena Vimercati, altro avvocato dell’Osservatorio. “Una volta fuori dal circuito della prima accoglienza fanno fatica a trovare alloggio e lavoro in tempi brevi, finendo necessariamente per strada.”

Il mancato supporto ai migranti dopo l’emissione del permesso di soggiorno si trasforma quindi in emarginazione sociale e aumento del numero dei senzatetto, dei disperati che ogni notte affollano porticati e uscii della città (caso esemplare l’ex Chiesa di San Francesco).

Ma rispetto all’estate in cui una parte della città si è mobilitata senza riserve per far fronte all’emergenza della Stazione San Giovanni, il futuro, secondo gli avvocati, potrebbe essere molto più tetro.

Nell’ultimo anno, gli operatori dello sportello legale dell’Osservatorio hanno aiutato circa cinquecento persone a inviare la domanda di asilo, constatando però come il solo annuncio del Decreto Sicurezza abbia cambiato l’approccio delle istituzioni nel concedere un qualche tipo di protezione. “Molte più persone vengono riconosciute come migranti economici,” spiega l’Avvocato Grazia Villa. “Chi si vede rifiutato il permesso viene buttato in un limbo. Diventa un fantasma che vaga per la città, dormendo all’aperto senza sapere dove andare o cosa fare. E il decreto Salvini sembra propendere per cristallizzare questo situazione.”

Decreti Legge e campi chiusi a parte, la trasformazione della situazione migranti a Como si colloca in un contesto internazionale in cui gli sbarchi sono in drastica flessione rispetto agli anni precedenti (-92,18% rispetto al 2016 secondo il Ministero degli interni). La rotta dei migranti che passa per Como però è lontano dal chiudersi. “La Svizzera continua infatti a costituire un fattore d’attrazione per chi tenta il passaggio verso nord,” spiega ancora Lamarucciola, indicando che alcune dinamiche interessano ancora il nostro territorio. “La Svizzera continua a respingere. In soli due giorni, con l’aiuto delle associazioni svizzere, abbiamo contato circa dodici riammissioni. Il dato di cui disponiamo è di circa mille casi in tre mesi.”

Con l’arrivo del grande freddo, la situazione assomiglia sempre di più a una rischiosa ricetta in grado di trasformare una vecchia emergenza migranti in una nuova emergenza senzatetto.

Il recente appello lanciato dalle associazioni comasche per attrarre nuovi volontari lascia presagire un carico di lavoro molto più grande, che probabilmente vedrà il mondo dell’associazionismo locale giocare nuovamente un ruolo fondamentale, stretto tra decisioni del Governo e le evidenti difficoltà amministrative.

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3 Commenti

  1. Dal titolo sembrerebbe che tra chiusura del centro ed i 200 in strada ci sia un nesso. A mio parere non cè: i duecento in strada ci sarebbero lo stesso anche con il centro aperto e pieno (di richiedenti asilo), in altre parole i 200 per strada non sono quelli che erano nel centro..

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