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Aymara Jones, vita e avventure di Vitaliano. Tra storie e tesori custoditi in via Lambertenghi

Quando si entra da Aymara, in via Lambertenghi, la sensazione è quella di fare un giro attorno al mondo, in qualche decina di metri quadrati.

Il nome stesso del negozio è un riferimento agli indigeni Aymara che, ancora oggi, vivono tra Perù, Cile, Bolivia a Argentina. Il logo è un antico motivo andino con un serpente con due teste di felino.

Dietro ad Aymara e al suo simbolo c’è Vitaliano Cetti, comasco che del viaggio e della scoperta, come gli esploratori mandati a testare i confini della mappa, ha deciso di fare il proprio lavoro.

“A 25 anni, nel 1982, ho deciso di lasciare il mio posto alla Avon. Sapevo di voler viaggiare, e scelsi il Sud America per stare via diversi mesi – racconta Vitaliano, ricordando gli inizi dell’amore per l’arte etnografica – ho cominciato senza alcun tipo di conoscenza. Ho esplorato il continente a partire dal Messico e poi verso Sud. Ho raccolto i pezzi che hanno riempito il mio primo negozio in via Collegio dei Dottori nel 1985”.

Viaggiare in America Latina, specie negli anni ‘80, nel bel mezzo di crisi locali e guerre civili per recuperare oggetti, tappeti, statue e metalli preziosi non è stato particolarmente facile, spiega Vitaliano.

“Al tempo non c’era la quantità di informazioni disponibili adesso – ricorda – sapevo che in Guatemala c’era una guerra civile ma ignoravo fosse arrivata fino a Chichicastenango, dove volevo comprare un tappeto”.

Dell’esperienza in Guatemala, Vitaliano ricorda gli spari nella notte e, soprattutto, l’impatto delle violenze sui locali: “Ero in un villaggio in cui gli squadroni della morte avevano compiuto una strage. Ricordo i volti spaventati degli abitanti e la totale mancanza di turisti. Ricordo anche il cadavere che incrociai a bordo strada quando decisi di andarmene”.

Gli aneddoti sono poi quasi troppi per essere rievocati a comando, come la fuga da due banditi nella metropolitana di Città del Messico o l’incontro con Don Pedro Los Castillos, celebre gioielliere messicano dello stato di Guerrero, oggi roccaforte dei cartelli della droga.

A partire dagli anni ‘90, l’interesse di Vitaliano si è poi spostato sempre più verso il Sud-Est Asiatico, terra di nuove scoperte che elenca, rapido: “Cina, Laos, Cambogia, Indonesia, Hong Kong, Thailandia. Di recente ho scoperto il mio amore per il Vietnam”.

Viaggia in Asia almeno due volte l’anno, visitando raccoglitori di oggettistica, artigianato, metalli preziosi e pietre dure che una volta riportati in Italia vengono assemblati dalla collega, Caterina Padova.

L’intero negozio è d’altronde un vero e proprio diario di viaggio tridimensionale, dai tamburi rituali e le sporte in fibra di orchidea portate dalla Nuova Guinea Indonesiana, fino a gioielli recuperati in Yemen negli anni ‘90 e un beauty case cinese della fine dell’800, senza contare i pezzi di arte sacra o i poster nordvietnamiti con il volto di Ho Chi Minh.

“Compro da chi raccoglie questo tipo di manufatti e ho costruito tutte le mie conoscenze negli anni – conclude Vitaliano – d’altronde gli oggetti che che vendo sono vera e propria arte, tutt’altra cosa rispetto ai souvenir che un turista può trovare sulla propria strada”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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