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Comune al risparmio: pre e dopo scuola solo se mamma e papà lavorano

Edit (18.30) L’assessore Angela Corengia ha contattato la redazione e ha tenuto a precisare che “a seguito della discussione in Commissione, la delibera verrà proposta in consiglio comunale con un emendamento. Non saranno esclusi completamente i genitori che non lavorano ma quelli che lavorano riceveranno un punteggio maggiore nella graduatoria per accedere al servizio”.

Pre e dopo scuola negli istituti comaschi, ma solo se mamma e papà lavorano. E’ questa la novità che l’Amministrazione guidata da Mario Landriscina vuole introdurre a partire dal prossimo anno scolastico. Argomento che sarà in discussione in consiglio comunale nei prossimi giorni.

Dopo l’esternalizzazione del servizio mensa avvenuta lo scorso anno in una parte delle scuole comasche, l’assessore alle Politiche educative Angela Corengia ha sul tavolo una nuova delibera che ha già fatto scatenare gli animi delle minoranze. La proposta prevede infatti di restringere notevolmente l’accesso ai servizi di pre e dopo scuola che permettono ai bambini e ai ragazzi di essere seguiti da educatori specializzati prima dell’inizio e alla fine delle lezioni.

Il testo che sarà in discussione prevede testualmente che “la condizione di accesso sia quella per cui entrambi o l’unico genitore del nucleo familiare siano/sia lavoratori/e”. Inoltre che “le agevolazioni alla contribuzione economica siano esclusivamente le seguenti e limitatamente per gli utenti il cui intero nucleo familiare sia residente in Como o nei Comuni convenzionati: riduzione del 20% per Isee inferiore a 10mila euro senza alcuna riduzione del 10% sul valore Isee per i proprietari di beni immobili; scontro fratelli del 25% dal secondo figlio in poi iscritto ad uno dei servizi comunali di ristorazione/mensa alla scuola dell’infanzia o primaria e /o al pre e/o dopo scuola; ulteriore riduzione del 25% per gli utenti portatori di handicap”.

Quindi la conferma che comunque “verranno ammessi ai servizi di pre e dopo scuola, indipendentemente da qualsiasi contribuzione così come avviene anche per il servizio di ristorazione scolastica, gli alunni segnalati dal Settore Servizi Sociali i cui membri del nucleo familiare siano tutti residenti a Como”.

Nella sostanza potranno godere di questo servizio solamente le famiglie in cui entrambi i genitori sono lavoratori. Una scelta che l’Amministrazione giustifica specificando nel documento già approvato in giunta che questo tipo di servizi “non rientrano nell’elenco dei servizi a domanda individuali” né tra quelli che godono “del sostegno al diritto allo studio”.

Una scelta che non piace a Patrizia Lissi, rappresentante Dem in Commissione III, durante la quale ieri pomeriggio è stata presentata la delibera in vista del consiglio comunale. “E’ stata una Commissione prettamente tecnica, gli uffici hanno spiegato che è un cambiamento necessario perché il Comune deve risparmiare ma non c’è un indirizzo politico che motiva questa scelta. Quindi in Commissione ho sottolineato all’assessore Corengia che soprattutto il dopo scuola non è un servizio solo per i genitori che lavorano, ha una valenza sociale. Se non seguiamo bambini e ragazzi, non dobbiamo stupirci di fenomeni come quello delle baby gang”.

Patrizia Lissi

Un’assenza politica all’origine di questa decisione riscontrata anche dal consigliere della lista Rapinese Sindaco, Fulvio Anzaldo. “A questa delibera manca una paternità politica. Traspare una presa d’atto della necessità di razionalizzare a livello economico e di risorse umane. Credo invece che la parte politica si debba chiedere se tenere questo servizio o meno e perché, non semplicemente creare un deterrente all’accesso al servizio”.

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