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Dall’Istria a Como, la fuga di Ondina: “Noi, vittime di Tito, trovammo rifugio sul Lario”

Era il 1969 quando Ondina Laganis, al tempo 18enne, fuggì con la madre Annamaria da Montona attraverso l’Istria, puntando a Trieste, in cerca d rifugio.

Una vista di Montona, Istria, paese natale di Ondina

La guerra era finita ormai da vent’anni ma dal tacere delle armi l’esodo giuliano-istriano-dalmata (celebrato, insieme ai massacri delle foibe, ogni 10 febbraio con il Giorno del Ricordo) aveva visto 300mila persone di etnia italiana fuggire dal regime di Josip Broz Tito.

Ondina, al centro, con la madre e la sorella

La fuga di Ondina era coincisa non solo con la morte del padre ma proprio con l’apice de soprusi con cui Tito tentò di assimilare le minoranze italiane. ”Scappammo con 20mila lire in tasca da un dittatore che ci voleva domare perché cattolici e apolitici – racconta Ondina, 78 anni, oggi abitante a Moltrasio – ricordo quando i soldati estorsero delle provviste a mia nonna tenendomi una baionetta alla gola o le punizioni a scuola perché non parlavo croato”.

La struttura per esuli in cui Ondina e la madre rimasero per diversi anni a Cremona, dopo aver lasciato Montona.

Luigi Perini, bimbo in fuga dal comunista Tito. “A Trieste mio padre disse: non torneremo a casa”

A Trieste Ondina entrò nel sistema dei campi profughi governativi, un “secondo inferno”, dice la donna. “Arrivammo in un campo a Cremona. Dormivamo in 15 nella stessa stanza. Le docce erano piene di parassiti. La notte alcuni ragazzi giocavano a tirare dei topi agonizzanti tra i nostri letti. Il trauma di quegli anni rimarrà sempre con me” racconta Ondina che dopo due anni poté raggiungere la sorella, stabilitasi a Como tempo prima.

Ondina e la madre a Triesta, dopo la fine della guerra

“Qui mi misi a lavorare in una tessitura prima e poi in una fabbrica di orologi in Svizzera, in attesa di trovare una casa per me e mia madre – racconta Ondina che spiega di essere stata riluttante, negli anni, a raccontare la propria esperienza di esule, una sorta di rimozione del trauma di aver perso tutto – quello che fa più male. però, è che nessuno si ricorda di noi, fuggiti dall’Istria e dalla Dalmazia. Solo adesso si prova a ricordare ma pare un gesto troppo piccolo, troppo tardi”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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Un commento

  1. Italiani volutamente e vergognosamente dimenticati da tanto, troppo tempo.
    Spero (anche son certo che non succederà) che un certa parte politica possa fare autocritica pubblica, ponendo in crisi chi inneggiava Tito in quei terribili periodi. Solo così potremmo dire che la nostra amata Italia sarà finalmente liberata ed unita, da nord a sud.

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