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No fogna, no party. Folle ma vero: Polveriera di Albate, migliaia di euro buttati (nel bosco)

“Quel restauro non andava fatto. Punto”. Non conoscono mezze misure alcuni dei residenti che vivono a un passo dalla Valbasca, il polmone verde tra Albate e Lora meta preferita di runner, passeggiate domenicali e proprietari di cani. L’oggetto delle critiche? La ex-Polveriera recentemente restaurata e pronta, autorizzazioni comunali permettendo, ad essere affidata a un gestore e finalmente riaperta.

Ne avevamo parlato quest’estate: dopo decenni di abbandono questo edificio, che si trova in una delle zone più frequentate del Parco della Spina Verde, è stato finalmente recuperato ma mai riaperto. Caffetteria, sale per eventi, docce e spogliatoi, pronti da mesi, restano ancora chiusi dietro il cancello e l’erba altissima.

Ennesimo spreco all’italiana? In realtà, come aveva raccontato a ComoZero Giorgio Casati, presidente dell’ente Parco, la volontà di trovare un gestore e aprirla al più presto c’è. Quello che ancora manca è una risposta del Comune che deve autorizzare Enel a procedere agli allacciamenti elettrici necessari.La solita burocrazia, insomma.

Ma per i vicini la situazione è ben più complessa: “Altro che allacciamento Enel. Il vero problema della Polveriera è che mancano gli scarichi fognari. Noi abitiamo qui da sempre e sappiamo che gli allacciamenti non sono mai stati fatti. Dove scaricherà?”.

E comunque loro, questo restauro, non lo volevano proprio. “Già qualche anno fa, durante un incontro pubblico per parlare del progetto, l’avevamo detto: invece di sprecare denaro per restaurare quell’edificio, pensate prima a sistemare i sentieri. Per salire al monte Goj bisogna scavalcare alberi caduti da anni e mai rimossi e anche il percorso vita è un disastro. Per non parlare poi del letto del torrente che, a ogni pioggia, erode sempre più il terreno. Manca la manutenzione minima e pensano a grandi progetti”.

Grandi progetti che però, a voler essere ottimisti, potrebbero anche essere l’inizio di un recupero dell’intera zona del parco, una volta che prenderanno vita.

Ma anche su questo i residenti vedono nero: “Qui nel 2013 era già stato realizzato un grande progetto con la realizzazione di un’area umida proprio davanti alla Polveriera. Lo scopo era, secondo il sito della Spina Verde, di favorire la riproduzione delle rane e valorizzare i prati vicini e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non è stata mai fatta alcuna manutenzione, la zona umida è in secca da anni, invasa dalla vegetazione, e delle rane nessuna traccia. Hanno speso quasi 120 mila euro per cosa? Un’ottima premessa”.

E poi l’attacco diretto al progetto: “Il presidente Casati parla di sala per cresime, comunioni e matrimoni. Ma come sarà possibile realizzare eventi di questo tipo se il parcheggio più vicino è a Lora? Inoltre la strada per raggiungere la Polveriera è piena di buche e diventa un acquitrino quando piove. Davvero non c’erano altre priorità per spendere quei soldi?”.

L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su ComoZero Settimanale: ecco dove trovarlo ogni venerdì.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

5 Commenti

  1. @Vandelli.
    Della “fitodepurazione” decantata nel progetto non c’è traccia.Sono sicuro che la redazione di Comozero sarà disponibile per raccogliere le prove in caso contrario.

    Invito i lettori a visitare il sito per rendersi conto di persona di come sono stati spesi 330.000€.
    Accesso da via Arcioni , proseguite fino in fondo (se ci riuscite).

  2. La sistemazione di questo luogo, che é statocondiviso da tanti, senz’altro non come il ruscello delle rene, quello sì denaro buttato nel bosco, dovrebbe essere affidato, come avevamo detto in quell’assemblea pubblica ai tempi, a qualche asoociazione o qualche cooperativa, che fanno lavotrare persone fragili ed in difficoltà.( per esempio dico a Como c’é il Tam-Tam di Don Sandro..
    Questo luogo, se ben gestito può creare e proporre tante attività, con una attenzione ai bisogni di tante persone.
    Potrebbe diventare, secondo noi, luogo di aggregazione, di incontro e di attenzione alle tante persone fragili, ora non totalmente inserite nella nostra società.
    Quindi produrre una cultura di accoglienza e di condivisione.

    Nessi Luigi( la Prossima Como).

  3. A me risulta, con buona pace dei “vicini”, che l’edificio sia dotato di un impianto di depurazione biologica delle acque reflue a filtraggio naturale, regolarmente autorizzato dalla Provincia ed attualmente perfettamente funzionante.

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