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Folata, manata o dormitorio “involontario”: il portone di San Francesco si apre ai senzatetto

Forse una raffica di vento impetuoso, forse un evento accidentale, forse una manina (o manata) di troppo, chissà se consapevole o no. Fatto sta che oggi, al di là della consueta e tristissima sfilata di senzatetto e migranti infilati in pieno giorno tra giacconi e coperte di fortuna sul selciato sporco da far paura, un dettaglio in più catturava l’attenzione sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco.

Quel dettaglio era il grosso portone centrale in legno – come gli altri ingressi, completamente ricoperto di scritte a pennarello – socchiuso. Anzi, per meglio dire, mezzo aperto. In bella vista, dall’ampia fessura, il corpo del chiavistello apparentemente sradicato e sospeso sul vuoto.

Buttando l’obbiettivo appena dentro il centro espositivo accanto al Tribunale di Como, però, ecco la sorpresa: foglie e qualche carta portata dal vento, ma assolutamente nessuna traccia di presenza umana. Anzi, un deserto spettrale dove il vuoto assoluto e incombente era unico protagonista.

Azzardare, però, che in questi giorni di vento e pioggia – benché con temperature lievemente più accettabili del cuore invernale – quell’antro sconsacrato possa diventare il dormitorio improvvisato su cui tanto si dibatte e che non arriva mai, forse non è fantascienza.

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