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Il Lario come Saint-Tropez e Capri. L’esperto di hospitality: “Mancano infrastrutture e servizi”

“Il lago di Como è nel novero di destinazioni d’eccellenza come la Costa Smeralda, Capri o Venezia, nella Champions League del turismo di lusso” così Marco Zalamena, head of hospitality di EY (Ernst & Young, il network mondiale di servizi professionali di consulenza direzionale, revisione contabile e fiscalità), descrive il rinascimento turistico di Como e del suo lago, una parabola ascendente verso flussi di visitatori sempre più corposi.

Ma chi pensa che la fortuna del territorio passi solo dal low-cost del turismo “mordi è fuggi” dovrà ricredersi.

Come raccontato in queste pagine, la calata degli hotel di lusso sulle sponde del lago è poderosa, dal Mandarin Oriental, a Blevio, aperto lo scorso Aprile, passando per il Grand Hotel Victoria di Menaggio in apertura ad aprile 2020, fino all’hotel Miralago pronto a diventare una struttura a cinque stelle, dopo l’acquisto da parte di Pascal Cagni, ex general manager di Apple Europa. Di prossima apertura sono i cantieri del Grand Bretagne di Bellagio mentre l’area di Tremezzina conta diversi progetti in fase di sviluppo.

Comune denominatore tra le strutture è il pubblico di riferimento: clienti capaci di una spesa tra gli 800 e i 1000 euro a notte, spiega Zalamena: “Due sono i trend che caratterizzano l’espansione del segmento lusso sul lago. Gli operatori che aprono o ristrutturano vogliono posizionarsi in una fascia di mercato per clienti con un fortissimo potere di spesa. Contemporaneamente si cerca la destagionalizzazione, oltre i 250 giorni di apertura all’anno”.

Lusso e stagioni più lunghe sono sostenute dall’interesse creato per il lago di Como dalle moltissime celebrità che scelgono il Lario per le proprie vacanze. “Tutto è cominciato con George Clooney ed è la stessa dinamica avuta a Saint-Tropez, resa famosa da Brigitte Bardot e Marcello Mastroianni” dice Zalamena.L’arrivo di brand internazionali di hotellerie costituisce un ulteriore volano incredibilmente potente: “Un marchio come Mandarin Oriental, per esempio, “crea” la
destinazione, generando attrattiva a livello internazionale. Le nuove aperture non faranno altro che consolidare la posizione del lago di Como sul mercato mondiale”.

Secondo le stime di Zalamena, l’espansione del settore dell’ospitalità di lusso sul lario ha portato a un fatturato stimato tra gli 80 e 100 milioni di euro l’anno: “Prendiamo quella cifra, moltiplichiamo per tre o quattro volte e otteniamo il valore dell’indotto totale”.

Il cambiamento innescato dalle strutture di alto livello è già evidente oggi su tutto il territorio. “Mi sono trasferito a Como circa cinque anni fa – spiega – non c’erano barche-taxi per i turisti. Oggi sono una normalità. Lo stesso vale per il tipo di ristoranti. Oggi l’offerta si è molto ampliata e ha un respiro internazionale”.

Eppure, secondo Zalamena, il peso dello sviluppo del settore è eccessivamente posto sulle spalle degli operatori: “Il potenziale di crescita del lago di Como in quanto destinazione internazionale è infinito. Occorre potenziare le infrastrutture per soddisfare la domanda. Servizi come quelli forniti da Navigazione Lago di Como o dalla funicolare per Brunate sono ancora troppo legati allo spostamento dei pendolari. Altro punto molto importante è la realizzazione della variante della Tremezzina. Il territorio è ricchissimo e pieno di fascino ma serve renderlo più fruibile, più accessibile”.

L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem

 

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