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La preghiera anti-aborto in Duomo: “Nella libertà della donna non c’è il diritto di togliere la vita”

L’aborto non è un diritto. Crediamo sia così ma non lo è. Credere a qualcosa del genere ha portato al massacro di sei milioni di bambini dal 1978 ad oggi” parola di Michele Farina, presidente di Scienza e Vita Bassa Comasca, intercettato appena uscito dal Duomo di Como, dove ieri sera è stata recitata una preghiera anti-aborto e anti-eutanasia.

Qui i dettagli:
A.D. 2018: per mettere fine ai “crimini dell’aborto e dell’eutanasia sui bambini” si prega in Duomo. A Como

Il 1978 è  l’anno di promulgazione della legge 194 che sancisce la possibilità per le donne italiane di interrompere una gravidanza, i limiti temporali e le circostanze in cui l’aborto è permesso e la possibilità, per il personale medico obiettore di astenersi dal praticarlo.

Scienza e Vita è invece un’organizzazione pro-life nazionale, con una sede a Guanzate. Il sodalizio come da annuncio, giovedì 25 ottobre, ha dato il via al primo Rosario per la Vita: una serie di sessioni di preghiera per “chiedere l’intercessione della Madonna affinché abbiano fine i crimini dell’aborto e dell’eutanasia sui bambini”.

“Così come Maria accolse la vita di Cristo così noi siamo chiamati ad accogliere e proteggere quella di ogni persona, Ogni vita umana, in particolare quelle più indifese come quella dei bambini non ancora nati e quella dei bambini ammalati che talvolta e sempre più spesso vengono fatti morire abbandonando le cure,” ha detto Farina, all’apertura della preghiera.

E’ successo in una delle navate laterali della cattedrale, dove si è radunata una quindicina di persone, con l’augurio che “questi crimini cessino anche se permesse dalla Legge che non garantisce per forza la giustizia.”

L’interazione tra Legge e società è uno dei punti cardine su cui l’iniziativa, tenuta in Duomo, si concentra, con l’ambizione del gruppo di mettere in guardia circa le maglie della tolleranza sociale a certe pratiche previste dalla Norma.

Una delle quali, appunto, l’interruzione di gravidanza. “C’è una maggiore tolleranza nei confronti dell’aborto – dice Farina. Siamo progressivamente arrivati al punto in cui tutti pensano sia un diritto e non lo è. La Legge ha il grande potere di cambiare la mentalità delle suggerendo che se qualcosa è sancito allora non solo è permesso ma non è detto che sia così negativo o, addirittura: è qualcosa di buono.”

Secondo Farina, il punto non sta nella libertà della donna nell’esercitare arbitrio sul proprio corpo, argomento principale della lotta femminista che ha portato all’ottenimento della 194.

Nessuno dice che nelle libertà delle donna c’è la facoltà di togliere la vita”, dice con calma Farina, andando a toccare il punto nevralgico dell’infinito dibattito tra pro-vita e pro-scelta.

In molti Paesi il momento in cui un feto passa dall’essere ammasso di cellule a “vita” corrisponde con il primo battito del cuore o alla formazione del cervello – eventi che influenzano anche il limite entro il quale un’interruzione di gravidanze è possibile. Limiti spesso troppo elastici per i pro-vita e troppo rigidi per i pro-scelta.

Lasciando stare per un attimo il tentativo di definire quando un’esistenza inizi o meno, certo è che l’iniziativa di Scienza e Vita ha del tempismo ed è in linea con un dibattito nazionale.

Da qualche mese sono passati quarantanni dell’approvazione della 194. Due distinte mozioni anti-aborto sono state portate in consiglio comunale a Milano e Verona. Il Ministro Leghista per la famiglia, Lorenzo Fontana, ha auspicato oggi di utilizzare le 194 per persuadere un numero maggiore di donne a portare avanti una gravidanza.

Tristemente assente dal dibattito però è il grado di difficoltà con cui una gravidanza può essere interrotta in Italia, proprio per un garbuglio della 194 che legalizza l’aborto e, allo stesso tempo, lascia la facoltà al medico obiettore di coscienza di astenersi dal praticare l’interruzione di gravidanza, generando liste d’attesa infinite, medici oberati di lavoro e, naturalmente, un aumento tendenziale degli aborti eseguiti all’estero o quelli clandestini, per definizione un rischio alla vita della donna.

Una situazione di rischio che è valsa all’Italia due sentenze consecutive del Consiglio d’Europa a condanna dell’obiezione di coscienza in quanto violazione dei diritti delle donne. Per la corte Europea dei Diritti dell’Uomo, equiparare l’aborto all’omicidio non dovrebbe essere possibile, secondo una recente sentenza.

Scienza e Vita porta avanti una fitta campagna Social sulla propria pagina Facebook che conta circa 200 iscritti. In quello spazio si tocca tutto: dal tema gender, al referendum anti-unioni gay in Romania, condivisioni di post di Donald Trump e critiche all’abuso di pornografia.

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3 Commenti

  1. Ma dove mai sono i medici oberati di lavoro e le infinite liste di attesa per abortire? Non inventiamo, per favore. Discutiamone fin che si vuole ma argomentando con sincerità.

  2. Il delitto è voler imporre la propria etica totalizzante a chi non è credente.
    Rispetto la libertà dei 15 fedeli di recitare il rosario nella Chiesa di Guanzate, mi auguro che loro rispettino la laicità delle leggi dello Stato e la libertà di non condividere la loro visione della vita e della società. Mi spiace dire che su questo ultimo aspetto, avendo avuto modo di leggerli e di ascoltarli, ho molte perplessità.

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