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La Regina del supplizio. Ilaria, Luca e Giambattista, vite devastate dalla Statale

Per un visitatore, incappare in un ingorgo sulla Statale Regina, l’arteria che collega i paesi della riva ovest del lago di Como, può essere un evento fastidioso ma eccezionale. Per chi, invece, sulla famigerata SS340 vive e lavora, le interminabili attese al volante sono una realtà quotidiana.


Nele scorse settimane, le proteste dei “gilet gialli” della Regina, un gruppo auto-organizzato di cittadini che chiede una soluzione alla viabilità impazzita, ha portato alla luce storie di uomini e donne la cui vita quotidiana è profondamente segnata dalle ore nel traffico e dai chilometri di coda.


“Ho due bambini piccoli, un lavoro e certi giorni c’è da farsi il segno della croce quando ci si mette in macchina. Spesso dobbiamo posticipare gli appuntamenti con i nostri clienti perché accumuliamo ore di ritardo per strada – racconta Ilaria Grillo, agente assicurativo che vive da 20 anni in alto lago, descrivendo come la vita da genitore/lavoratore possa complicarsi quando il traffico selvaggio si mette di mezzo, ogni singolo giorno – per fare la spesa dobbiamo spingerci fino a Porlezza perché Como è off limits. Mio figlio finisce scuola alle 16.30, a Ossuccio. Non è a casa prima di 40 minuti, a Lenno”.

Luca Battaglia vive con la moglie Tiziana a Mezzegra, “Il punto più critico” ci spiega, dove la famiglia si è trasferita da due anni.

“Faccio l’infermiere in una comunità psichiatrica di Dizzasco. Si tratta di un lavoro stressante che si svolge su turni – spiega Luca, descrivendo il calvario quotidiano per raggiungere il posto di lavoro – è inevitabile che ci si imbatta nel traffico della mattina ma devo spesso prendermi delle mezzore di permesso per coprire i ritardi”.

Se fronteggiare chilometri di coda è l’impresa necessaria per guadagnarsi da vivere, il weekend diventa il momento in cui si è “murati in casa” spiega Luca.

“Prendere la macchina di sabato o domenica è fuori discussione con questo caldo e con una bambina – dice, parlando dell’impatto che il traffico ha sulla vita di una giovane famiglia – qualche volta vorremmo fare una passeggiata a Como ma non avendo alternative alla macchina rimaniamo a casa”.

Per i residenti più anziani della Regina, vivere sulla strada statale non significa solo ore di file in macchina, ma addirittura la rinuncia a visitare luoghi carichi di ricordi.

“Sono nato a Lenno, 62 anni fa. A causa degli ingorghi ho dovuto cancellare Como e Tremezzina dalle possibili destinazioni – racconta Giambattista Bordoli, pensionato residente a Menaggio – ovviamente ho un legame con il mio paese d’origine, oltre che con la città, dove ho lavorato per tanti anni. Ma è diventato impossibile visitare questi posti senza rimanere bloccati”.

Quando la necessità diventa urgenza, come nel caso di una visita medica, le cose si complicano considerevolmente. “Per fortuna abbiamo l’ospedale di Menaggio o di Gravedona che sono più vicini – spiega Giambattista- andare a Como equivale a rimanere bloccati nel traffico per ore e prendere rabbia. Di solito chiedevo a qualcuno di accompagnarmi ma non sempre è possibile”.

La risposta del sindaco di Tremezzina, Mauro Guerra

“Ovviamente la Statale Regina non è in grado di reggere questo tipo di traffico. I bus di visitatori, per quanto benvenuti, si ritrovano su una strada non sufficientemente ampia – spiega Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina, in prima linea nel tentativo di alleggerire il peso del traffico pesante sulla SS340 – da tempo ci stiamo muovendo in diverse direzioni almeno per decongestionare la statale”.

Le soluzioni, per Guerra, si possono trovare in diverse contromisure: “Alcune di queste sono l’adeguata segnaletica che scoraggi i mezzi pesanti, l’istituzione di fasce orarie per i veicoli più ingombranti senza possibilità di deroga e un maggior numero di vigili per strada in grado di direzionare il traffico”.

Guerra ha ricevuto una delega dagli altri sindaci della Regina per agire da referente istituzionale per la risoluzione dell’annoso problema. “Una delega che non ho chiesto e non mi piace – ammette il sindaco di Tremezzina – abbiamo bisogno che ci sia un salto ulteriore di assunzione di responsabilità da parte di tutte le parti”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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3 Commenti

  1. Messa giù un po’dura… Il problema é che una volta il lago era un sistema chiuso: chi ci abitava ci lavorava e ci faceva tutto. Adesso tutti pendolari, pur vivendo in posti stupendi. Ahimè, io vivo in città e non in un paesino da fiaba mica per niente…

  2. caro “mha” il mondo fa fatica a girare bene forse è proprio pechè ci sono persone che nascondono la testa sotto la sabbia e gridano solo quando prendono un calcio forte ma poi si tracannano un bel grappino e il dolore passa
    è chiaro che si sopravvive a tutto, alle buche, agli ingorghi, alle frane e ai terremoti, alla disoccupazione e anche alla morte (degli altri)
    lo so che la strada regina è questa, che se chiuderanno l’ospedale di Menaggio, che se chiudono le attività produttive, che se il turismo diventa esasperato e non sostenibile e a misura di territorio, che se il lago sballa di tre metri e si rischiando crolli, il mondo va avanti lo stesso
    ma se il cittadino invece di mettere la terra sotto la sabbia, cerca di capire e di partecipare e magari anche di pretendere una vita dignitosa ,,,dove ci sono si i doveri ma anche i diritti, dove lo stato e le istituzioni ti chiedono …ma anche ti danno
    questa è la democrazia ed è il mondo dove io voglio vivere ….che a dormire avrò tempo in paradiso

  3. Porlezza mi sembra comunque più vicina di Como… Ci sono negozi anche a Lenno e Menaggio…40 minuti dalla scuola di Ossuccio a Lenno? A piedi sarà si e no 20 minuti. Menaggio Lenno non vedo quale problema ci sia…faccio quasi tutti i giorni Menaggio Como e sono ancora qua a raccontarlo.

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