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La rivoluzione di Bogani, ComoAccoglie prende le distanze: “Parla a titolo personale”

Solo poche ore fa, sotto gli archi di Porta Torre Flavio Bogani, anima del volontariato comasco sul fronte i migranti – prendendo molti in contropiede, anche tra i suoi – ha lanciato la sfida, chiaramente una provocazione:

VIDEO “Occupiamo una chiesa”. Migranti, Bogani choc a Porta Torre

““Io penso – ha detto – che dovremmo occupare una chiesa, è l’unico modo per porre in evidenza la questione delle persone e non degli status giuridici. Le persone non sono clandestine o regolari, sono figlie di Dio. Tornino alla casa comune che è la Chiesa”.

Tanto è bastato perché in queste ore, anche fra le nostre pagine, si aprisse un dibattito intenso. Fra le posizioni arrivate a redazionecomozero@gmail.com pubblichiamo quella di ComoAccoglie. In una lunga missiva – che trovate sotto integralmente – i volontari precisano:

Flavio Bogani, per smuovere dall’indifferenza generale e interrogare maggiormente la coscienza dei Cristiani, ha fatto una proposta provocante: occupare una chiesa. Flavio per anni si è occupato del problema dei senzatetto e ha il grande merito di aver organizzato la mensa di Sant’Eusebio nell’estate 2016 quando centinaia di migranti respinti alla frontiera svizzera si sono accampati nel parco della stazione San Giovanni e molti cittadini hanno saputo dare una mano con grande generosità. E’ persona che tutti stimiamo, ma occorre ricordare che la sua posizione, a cui avete dato grande rilievo, è stata espressa a titolo personale. A noi volontari di Como Accoglie preme che l’attenzione sia rivolta alle persone rimaste nelle strade,ognuna con una storia e una situazione immediata e durissima da affrontare. Alla fine dell’iniziativa tutti noi avevamo una casa ad accoglierci per la notte”.

Insomma se non una presa di distanza tout court, un evidente distinguo. Doveroso, necessario. Il concetto di “occupazione” per quanto espresso in termini passionali, esclusivamente provocatori, potrebbe far attribuire alle varie associazioni attive in città intenzioni non pacifiche, creando imbarazzi e tensione, vanificando anni di lavoro.

Spettabile Redazione,
avete pubblicato la notizia del presidio di ieri sera a Porta Torre ed è utile integrarla con alcune informazioni aggiuntive.

L’ evento è stato organizzato da noi di Como Accoglie che da lungo cerchiamo di aiutare le persone più fragili, fuori dai circuiti dell’assistenza statale e fisicamente fuori nelle notti a partire da ieri, alla chiusura del ricovero notturno allestito da Caritas e denominato emergenza-freddo. Volevamo porre all’attenzione della cittadinanza questo problema che tocca duramente degli esseri umani, delle persone- indipendentemente dal loro status, nazionalità  e colore della pelle- e che non può essere risolto girando lo sguardo da un’altra parte.

Da mesi abbiamo sollecitato le autorità ad affrontare il problema per tempo, cercando di prevedere e progettare, con la collaborazione di tutti, per non trovarsi ad affrontare come emergenza ciò che era perfettamente prevedibile. Lo abbiamo fatto a voce e per iscritto.

La qualità della vita di una città, di tutti i cittadini di una comunità, si misura anche da questo,da una visione complessiva che non ignori il rispetto dei diritti umani fondamentali, eviti i disagi più grandi delle persone in difficoltà, ma anche i disagi più piccoli derivanti dalle mancate risposte.
Oltre ai volontari hanno operato attivamente nell’ambito dell’accoglienza solo alcuni ambiti della chiesa comasca: Caritas,alcune realtà parrocchiali,i padri comboniani.

Al presidio ha aderito Como Senza Frontiere, rete di gruppi e associazioni di volontari; il microfono è stato lasciato a libera disposizione di tutti coloro che volevano portare la loro testimonianza o le loro proposte, ognuna responsabile delle sue affermazioni.

Flavio Bogani, per smuovere dall’indifferenza generale e interrogare maggiormente la coscienza dei Cristiani, ha fatto una proposta provocante:occupare una chiesa.
Flavio per anni si è occupato del problema dei senzatetto e ha il grande merito di aver organizzato la mensa di Sant’Eusebio nell’estate 2016 quando centinaia di migranti respinti alla frontiera svizzera si sono accampati nel parco della stazione San Giovanni e molti cittadini hanno saputo dare una mano con grande generosità.
E’ persona che tutti stimiamo, ma occorre ricordare che la sua posizione, a cui avete dato grande rilievo, è stata espressa a titolo personale. A noi volontari di Como Accoglie preme che l’attenzione sia rivolta alle persone rimaste nelle strade,ognuna con una storia e una situazione immediata e durissima da affrontare. Alla fine dell’iniziativa tutti noi avevamo una casa ad accoglierci per la notte.
Queste persone senzatetto no.
Quando i tendoni della Caritas chiuderanno alla fine del mese un’altra cinquantina di persone si ritroverà per strada e parleremo allora di una nuova emergenza, senza nuove risposte in una situazione che ha visto aumentare negli ultimi anni il numero degli esclusi e che per vocazione geografica è città di frontiera.

 Grazie
 I volontari di Como Accoglie

© RIPRODUZIONE RISERVATA

5 Commenti

  1. SIamo arrivati alla frutta, sarebbe necessario usare la testa e guardarsi dentro prima di fare queste idiote affermazioni!

  2. Peraltro abbiamo anche evidenziato che il presidio non è stato organizzato da “Como senza frontiere” come scritto nel sudetto articolo ma da “Como Accoglie”,con questo non abbiamo preso le distanze da Como senza Frontiere, cui siamo grati per il supporto che ci ha fornito, ma solo precisata l’informazione.

  3. Perdonami Davide se insito: la precisazione si è resa necessaria poichè l’intervento di Flavio è apparso nel vostro articolo, come fulcro del presidio. Poichè tale presidio è stato da noi di ComoAccoglie indetto e ci sono stati diversi interventi ci è parso corretto chiarirlo.

  4. il vostro articolo ha posto in evidenza solo l’intervento di Flavio Bogani, cui rinnoviamo la nostra stima. Il senso della nostra lunga missiva non era quello di prendere le distanze da lui ma di riportare il suo contributo in un contesto più ampio, fatto di tante voci e presenze, soprattutto quelle silenziose delle tante persone escluse dall’accoglienza

    1. “Parla a titolo personale”, pensiamo non vi sia formula più precisa per prendere le distanze. Pur alla luce del rispetto umano e della stima che avete evidenziato (di cui abbiamo dato conto) le vostre parole sono chiarissime

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