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La Ticosa di De Santis verso il requiem. Ma l’imprenditore rilancia: “Como, vieni e seguimi”

Vanno avanti. Officina Como, va avanti. A dispetto del gelo siberiano calato dalla giunta di centrodestra sul progetto presentato dall’imprenditore Paolo De Santis con il supporto di ComoNext, Fondazione Volta e Cassa Depositi e Prestiti, l’associazione tira diritto. E infatti ha annunciato per questa sera alle 20.30 in Biblioteca a Como una serata tutta dedicata all’illustrazione pubblica del progetto ribattezzato “Hub della Creatività”.

Una mossa almeno in parte a sorpresa, che testimonia però l’intento di provarci fino alla fine. O, come minimo, fino al 28 febbraio prossimo, quando scadranno i termini per la presentazione dei progetti a Fondazione Cariplo con la speranza di ottenere i 5 milioni (più altri 3 messi dalla Regione) dei cosiddetti progetti emblematici.

VIDEO Butti-Magatti-Ruffo: clamoroso “requiem” bipartisan sulla Ticosa di De Santis

(Fotoservizio: Matteo Congregalli)

Un certo giorno di gennaio, appena dopo le feste, Paolo De Santis ha bussato alla porta del sindaco di Como, Mario Landriscina, si è seduto e, con nobile pacatezza (ne ha fatto una cifra: acuita da una vezzosissima erre francese con saltuario sogghigno), ha raccontato. Ha spiegato il progetto di rilancio del comparto Ticosa secondo Officina Como (il pensatoio che l’imprenditore, presidente per un decennio della Camera di Commercio e padre di ComoNext, ha fondato la scorsa primavera). Una cittadella della creatività con Hub per giovani talenti, housing sociale, verde, mega parcheggio e servizi vari, tra cui la ristorazione. Mario Landriscina non ha storto il naso, anzi.
Però. La maggioranza di Palazzo, pochi giorni dopo, ha stroncato brutalmente l’idea. Un no politico, ovvio, ma sufficiente per vedere il sogno avviarsi verso il viale del tramonto. L’appoggio del Comune è necessario per accedere ai fondi Emblematici Cariplo (5 milioni, scadenza 28 febbraio).

Come si sente dopo la porta in faccia al progetto Ticosa?
Non è ancora una porta in faccia non c’è un pronunciamento ufficiale. Arrivasse la accetterei ma sarebbe a un’importante occasione perduta per la città.
Il suo progetto non è stato discusso al Tavolo per la Competitività.
Al momento la maggioranza in Comune non sembra voglia affrontare i tempi rispetto alle scadenze del Bando.
Quindi non parteciperete.
E’ il Comune che dovrebbe, nel caso, farsi parte attiva perché titolare dell’area.

Formalmente dunque attende ancora una risposta.
Sì. Ho letto dichiarazioni sia politiche che del mondo associativo, non ho ricevuto risposte formali. Sono fiducioso arriveranno.
Scadenza il 28 febbraio, una mezza speranza c’è ancora.
Manca poco meno di un mese, chiaro che ogni giorno che passa rende più difficile che il progetto sia presentato.
Parlando con il sindaco non mi è parso così preconcettualmente contrario.
Sembrerebbe intenzionato ad approfondire, forse lo sta facendo ma non so con che tempi e modi.

Pensa che la politica contraria stia rappresentando interessi economici altri rispetto alla sua visione su Ticosa?
Economici lo escludo. La nostra proposta è di sviluppo, non è attrattiva rispetto a una valorizzazione economica in senso stretto. E’ un’idea che va oltre, per la città.
E’ davvero necessario l’housing sociale in quella zona?
Forse la definizione housing sociale non aiuta a capire. Giovani coppie e creativi avrebbero appartamenti ad affitto calmierato. E’ un irrobustimento della proposta, una parte. L’obiettivo è attrarre talenti.
Parla di’Hub della creatività, una sorta di ComoNext 2.0?
Comonext sviluppa tecnologia innovazione, in Ticosa si punterebbe su creatività, arte e ingegno. Il cuore della proposta è questo.
Cosa mette nella creatività?
Startup, moda, design, architettura, nuovi mestieri tra arte e cultura. La creatività è un’attitudine che sta nel Dna di Como.
E vicino c’è l’Insubria.
Per fortuna ma non è un’operazione per l’università. Risponde a una lettura complessiva della città.


Quale?
Como vive con entusiasmo lo sviluppo del turismo, con molte positività ma con riflessioni da fare. E’ una risorsa rilevante per una parte del capoluogo: centro e zona lago. Non tocca gli altri tre quarti.
Come stanno questi altri tre quarti?
Non particolarmente bene. Como soffre un’emorragia di capitale intellettuale e professionale. La Svizzera e Milano assorbono significativamente i nostri giovani. E’ questa lettura che porta alla nostra proposta. Como invecchia, perde i giovani migliori e non attrae talenti da fuori. E’ drammatico.
C’è la questione universitaria.
E’ in stallo. Vent’anni fa si puntava anche su questa vocazione. Con due atenei, uno addirittura era il Politecnico.
Che se ne è andato.
Averlo perso è stato grave, ed è stata grave l’indifferenza con cui lo si è lasciato andare. Era un pezzo di futuro. Non lo si è capito.

E’ desolante ascoltarla.
Non voglio passare per disfattista anzi: amo Como e credo in Como. Dobbiamo diventare una realtà dinamica capace di attrarre talenti. Questa è la sfida.
Che dice di Landriscina?
Venticinque anni fa sono stato assessore. Massimo rispetto per chi si prende questa responsabilità, soprattutto oggi. Le aspettative sono alte nei confronti di una maggioranza che ha i numeri per governare. La situazione finanziaria complessiva del Comune consentirebbe di fare cose. Auspico vengano fatte.
Le chiedevo del sindaco, però.
Non do giudizi. E’ coraggioso per l’impegno che si è preso. E’ dedicato alla causa, è presto per giudicare.
Ciclicamente spunta il suo nome per il primo scranno cernezziano. Si candiderà mai?
Sono fuori tempo massimo, lo escludo. Avrei potuto anni fa ma non me la sono sentita, anche per lavoro.
Non è tardi.
E’ una questione di energie fisiche e mentali. Dieci anni di Camera di Commercio sono stati impegnativi. E prima abbiamo risanato Villa Erba. L’impegno è stato tanto. Ora posso contribuire da esterno.
Con Officina Como, il suo pensatoio politico?
E’ un pensatoio, non è politico se non nel senso nobile del termine. C’è bisogno di pensiero, serve tempo per comprendere la città tra società civile, economia e cultura.
Cosa sta rischiando Como?
Di illudersi che il turismo sistemi tutto e che garantisca uno sviluppo equilibrato. Il turismo è una componente del futuro ma, attenzione, deve essere governato. Altrimenti può creare conflitti crescenti tra residenti e visitatori.
Non ha la sensazione che la politica sia assente nel governo del fenomeno?
Assente no. Probabilmente va fatta una lettura più seria. Non bisogna fermarsi ai numeri che crescono. Bisogna leggere con attenzione anche i risultati positivi. L’espansione all’infinito non porta equilibrio e benessere. Como è un organismo delicato. Bene il turismo ma comprendiamolo meglio per indirizzarlo. Servono anche altre gambe per crescere

E lei suggerisce il suo Hub, par di capire.
E’ fondamentale, un magnete per centinaia di talenti.
Torniamo a bomba. Lei pensa davvero che vi siano margini perché l’amministrazione consideri il progetto?
Io penso che se la città avesse tempo e buona volontà di ragionare con noi per far crescere e perfezionare la nostra proposta avremmo un’ottima occasione.
Quindi ci sono diplomazie ancora in corso?
Sì. Il dialogo è aperto.
Chi sta trattando?
Non è che ci siano trattative. Ci hanno chiesto della documentazione.
Chiesta anche dopo il niet della maggioranza?
Posso dire di sì. La buona volontà c’è. Adesso l’amministrazione deve dire se è interessata, noi ci siamo e siamo pronti a modellare il progetto nei limiti della praticabilità economica. Non è un’operazione speculativa.
5 milioni per partire. L’investimento complessivo è 10 volte tanto. Ma i 5 milioni sono decisivi per l’Hub.
E gli altri 45?
Ci sono gli investitori.
Tra cui Cassa depositi e prestiti.
Ci sono fondi caratterizzati per esempio per il social housing.
Il bando dice cantiere in 6 mesi. Ma il terreno è da bonificare.
E’ un pezzo del progetto.
Mi lasci fare il cittadino, non è meglio un parcheggio e tutti contenti?
Facciamo chiarezza, il parcheggio c’è, interrato. 900 posti di cui 600 per il pubblico. Ma sono sorpreso che la città si dia come obiettivo solo un parcheggio. Qui si parla di ben altro. Mi fa anche un po’ paura parlare di un parcheggio provvisorio, una volta spesi dei soldi il provvisorio diventa definitivo. Significherebbe dichiarare la Ticosa non più strategica. E poi parcheggio c’era già. Vogliamo davvero tornare indietro di 20 anni? E’ la nostra massima ambizione rifare quello che avevamo? Mi vien da pensare che la città voglia mettere le lancette indietro. Como deve essere più coraggiosa. Se poi ci sono idee migliori della nostra ben vengano. Spero la città rifletta davvero su questi temi, noi non imponiamo nulla. Pensiamo al futuro però.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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3 Commenti

  1. Il progetto è interessante e soprattutto è interessante l’idea che sta alla base: creare un Hub che proietti una città che guarda solo al passato verso il futuro.
    È interessante anche l’analisi. Como schiacciata dal lavoro ben retribuito in Svizzera e dalle possibilità che concede Milano, l’unica metropoli europea in Italia.
    Di fronte a questi scenari l’idea di costruire un parcheggio perché “lo vuole la gente”, è sconcertante e francamente imbarazzante…..
    In ogni caso non sono ottimista: la città è vecchia non anagraficamente ma culturalmente. Siamo rimasti indietro….e purtroppo stare indietro “lo vuole la gente”!

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