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Lorenza Ceruti: “Emilio Terragni, un maestro e un uomo gentile. Era il mio highlander”

Ieri la città ha dato l’ultimo saluto ad Emilio Terragni, scomparso domenica scorsa a 89 anni, architetto conosciutissimo e apprezzato ben oltre i confini di Como e che – nella sua lunga storia professionale – ebbe anche una parentesi politica come candidato sindaco per l’Ulivo nel 1998.  Lorenza Ceruti, architetto e consigliere dell’Ordine a Como, ha avuto il pregio e la fortuna di poter lavorare a contatto con Emilio Terragni. E oggi, ancora sull’onda della commozione forte che ha suscitato la scomparsa, ospitiamo il suo bellissimo ricordo personale.

Di seguito, in forma integrale.

Per me è sempre stato e sempre sarà l’Architetto.

Insieme alla figlia Betta, mi ha accolto, fresca di laurea, nel suo studio nel 1997. La mia prima esperienza lavorativa durata diversi anni, la mia unica esperienza lavorativa presso uno studio.

E’ stata una grande opportunità, mi sento di dire che è dallo studio Terragni che ho ricevuto l’imprinting e perché no, anche un po’ la forma mentis.

Non è stata solo una esperienza lavorativa, ma anche culturale, di una ricercata e vasta cultura, in quello studio sei immerso nella cultura, e soprattutto umana.

L’Architetto è stato il mio Grande Maestro, ho imparato molto, ascoltando i suoi insegnamenti, ridisegnando i suoi progetti con autocad. I suoi “schizzi” erano già perfettamente in misura e bellissimi da guardare.

Disegnava tanto l’Architetto, aveva cartelle piene di progetti anche di oggetti particolari e sempre con un guizzo estroso. Ho imparato molto costruendo i modellini per i suoi progetti.

Aveva una passione per i modelli, che mi ha trasmesso, che giustamente riteneva parte integrante e imprescindibile del progetto. Modelli che ancora, dopo 20 anni, quando ultimamente andavo a trovarlo, estraeva da magiche scatolette, conservate gelosamente, mi mostrava e mi diceva “Ricordi Lorenza…questo me lo avevi fatto tu”.

Già perché negli ultimi anni, andavo in studio per “fare un po’ di gossip”, come ci piaceva chiamare le nostre conversazioni. Arrivavo e mi diceva “Dai Lorenza, conta su”.

Da lì, lunghe chiacchierate e risate. Gli argomenti erano i più svariati, dall’architettura, alla politica per arrivare davvero a fare un po’ di gossip, sempre molto bonario e divertente, mai con cattiveria.

L’Architetto era un gran signore d’animo e di modi, gentile e garbato con chiunque e in qualunque circostanza anche in quelle difficili che possono capitare in cantiere.

Credo che chiunque abbia avuto la fortuna di intrattenersi in conversazione con lui, si sia poi sentito più “ricco”. Uomo di raffinatissima cultura, mai ostentata e mai utilizzata per prevalere, dote di quelle persone che sono realmente colte.

Non troppi giorni fa eravamo rimasti d’accordo, che presto saremmo andati a mangiare hamburger e patatine. E invece no…

Quando il 20 maggio ho ricevuto la telefonata, per me è stato un grande dolore. Mi mancherà molto, pur essendo consapevole della fortuna di averlo potuto conoscere.

Probabilmente lo ritenevo un highlander.
Grazie Architetto Emilio, per tutto!

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