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Maxi ciclabile europea, corsa contro il tempo. Civitas: “Meno di tre anni o si perdono i fondi”

E’ una lunga nota quella diffusa in queste ore dalla Civitas, rappresentata in Consiglio Comunale da Bruno Magatti.

La lista riporta al centro del dibattito la questione della Dorsale ciclabile europea il cui passaggio è previsto lungo la città.

Oggetto di polemiche ferocissime, per esempio da parte di Confesercenti circa il passaggio lungo via Mentana, il progetto ha avuto anche alcuni problemi di natura tecnica, ne abbiamo parlato abbondantemente in questi mesi:

QUI TUTTE LE TAPPE

Dopo una ricostruzione della vicenda il movimento politico evidenza come il tempo, nonostante la deroga concessa dalla Regione ormai sia agli sgoccioli Regione Lombardia infatti, spiegano da Civitas:

“considerato che i soggetti beneficiari hanno incontrato difficoltà nelle fasi di progettazione e realizzazione … all’ottenimento di autorizzazioni/nulla osta … allo sviluppo del progetto in conformità alla Misura…” ha decretato (nell’esclusivo interesse dei quattro enti, primo fra tutti la Città di Como, che sono quelli che non hanno ancora concluso quanto di loro competenza, aggiungiamo noi)  “di fissare entro e non oltre il 31 dicembre 2022, pena decadenza del contributo, il termine ultimo per l’apertura dell’esercizio e  il collaudo nonché la rendicontazione di almeno l’80%  della spesa ammissibile“. La Regione, politicamente sensibile alla maggioranza a trazione leghista che amministra Como, mette una pezza. Ma, comunque la si voglia rivoltare, questa vicenda è una vera e propria sfida all’intelligenza dei cittadini comaschi. Che, tuttavia, stupidi non sono.

Ecco il documento integrale:

L’amministrazione guidata da Mario Lucini, della quale ho fatto parte, lasciò ai vincitori delle elezioni comunali della primavera 2017 il progetto preliminare approvato del segmento comasco di quella che viene definita come “Dorsale ciclabile, asse 4, AZIONE 4.E.1.1. –MISURA MOBILITÀ CICLISTICA – LA DORSALE URBANA DELLA VIA DEI PELLEGRINI- PICR 5 E SUE DIRAMAZIONI”, inserita nel piano di “sviluppo della mobilità ciclistica e delle ciclovie di interesse nazionale.

Il tracciato comasco si integra con altri 20 (totale di 21) per realizzare un progetto ambizioso che va ben oltre il tratto urbano che ci riguarda: anche il comune di Como, quindi, sarà attraversato da quello che in futuro è destinato a diventare un percorso ambito da tutti coloro che già oggi hanno compreso che il cambiamento degli stili di vita non è soltanto un enunciato nostalgico ma rappresenta un vero e proprio investimento nel futuro.
Il progetto che ci riguarda venne inserito nel Piano Esecutivo di Gestione del comune di Como per l’anno 2017. Lo si trova nel Piano degli obiettivi indicati per l’anno 2017, al primo posto tra quelli assegnati al dirigente del settore Mobilità e Trasporti.


Con l’arrivo della nuova Amministrazione il progetto fu nuovamente inserito nel Documento Unico di Programmazione 2018-2020, precisamente al capitolo 1.2.5 “Investimenti per opere e lavori in corso di realizzazione al N.ro 3286 data 29/11/2017 art. 5000 (approvazione progetto esecutivo)”.

Proprio in tale documento risulta la cifra di 280.000,00€ .

Nello stesso Documento Unico di Programmazione 2018-2020 si affida all’assessore Bella la responsabilità politica della realizzazione del progetto, accompagnato dalla descrizione dello stato di attuazione: “è stato acquisito il finanziamento regionale sulla base del progetto preliminare”, “sono stati affidati gli incarichi per i rilievi topografici dei tracciati dei lotti 2, 3 e 5, per il servizio esecuzione indagini gegnostiche e per la progettazione definitiva delle opere strutturali. È in corso la progettazione definitiva dell’intera infrastruttura”.

Il tracciato comasco prevede l’entrata in città da Borgo Vico, l’attraversamento fino alla caserma e la risalita della “val mulini” con pendenza addolcita.
Il tratto di via Mentana, con rimozione dei posteggi, ha suscitato la reazione degli operatori mercatali (e non solo). Sebbene una successiva revisione preveda lo scavalcamento del primo tratto di via Mentana, grazie a una deviazione in Piazza Vittoria, Sindaco e Giunta non sembrano così determinati a procedere come molti di noi si aspettano.
Sindaco e Giunta, tuttavia, hanno dovuto prendere atto che sarebbe davvero imperdonabile rinunciare ai finanziamenti e cancellare il percorso che attraversa la città, dal momento che questo fa parte di un disegno che la sovrasta. Dei 21 progetti che compongono l’intero disegno ben 17 sono stati già appaltati, alcuni sono già stati collaudati e Como brilla come fanalino di coda.

Ma quali sono gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda?

Abbiamo approfondito e siamo rimasti senza parole.

Ecco i fatti.
Il 1 agosto 2019 la Giunta comunale (verbale 223) “prende atto” e “manda al settore per il prosieguo” un documento istruttorio presentato dell’assessore Butti, ma firmato dall’assessore Bella e del dirigente del settore Reti acque e strade arch. Ruffo. In tale documento istruttorio, privo della firma del Responsabile Unico del Procedimento, si fa riferimento a un incontro tenutosi in Regione Lombardia tre giorni prima, il 29 luglio, e se ne preannuncia un secondo per il 30 settembre nel quale fare il punto sul “Progetto della dorsale ciclabile, asse 4, AZIONE 4.E.1.1. –MISURA MOBILITÀ CICLISTICA – LA DORSALE URBANA DELLA VIA DEI PELLEGRINI- PICR 5 E SUE DIRAMAZIONI”.
Il suddetto documento istruttorio afferma, sorprendentemente, che “è stata rilevata la mancanza di alcune autorizzazioni necessarie per il proseguo dell’iter amministrativo (ad esempio: … l’autorizzazione alla trasformazione del bosco per il tratto ricadente nel Parco Spina Verde le convenzioni da stipularsi con Ferrovie Nord e Ferrovie dello Stato….)“.

Ma cosa dicono gli atti?
Nella “Determina di conclusione positiva della Conferenza dei Servizi Decisoria asincrona ai sensi della legge 07 agosto 1990 n. 241 e s.m.l.”, redatta in data 12.12. 2018 e sottoscritta dal Responsabile Unico del Procedimento, ing Luca Noseda, e dall’allora Dirigente, ing. Pierantonio Lorini, dopo avere elencato tutti gli Enti chiamati a fornire assensi e autorizzazioni si afferma che “i termini di efficacia di tutti i pareri, autorizzazioni, concessioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati acquisiti nell’ambito della Conferenza dei servizi decorrono dalla data di comunicazione della presente”.
In altri termini il Responsabile Unico del Procedimento dice che attraverso la Conferenza dei servizi asincrona tutti gli Enti sarebbero stati interpellati e avrebbero assentito all’esecuzione delle opere, rimandando la formalizzazione dei relativi atti autorizzativi al momento della predisposizione del progetto esecutivo.

 

Ma il documento istruttorio che la Giunta comunale ha fatto proprio in data 1 agosto 2019 contiene un’ulteriore affermazione che non può lasciare nessuno indifferente.
Si legge, infatti, che “è stata rilevata una profonda carenza sul progetto definitivo dal punto di vista tecnico
Il documento denuncia addirittura “la difficile comprensione delle tavole di progetto; la difficile comprensione dell’andamento plano-altimetrico del progetto” .

Ma chi ha redatto questo progetto ?
Il progetto di cui si parla non è frutto di un affidamento esterno ma è stato predisposto dall’equipe dell’ufficio mobilità del comune di Como.

Il lavoro svolto dall’ufficio trova formale riconoscimento alla pagina 33 del CONSUNTIVO del Piano Esecutivo di Gestione relativo all’anno 2017, redatto nel 2018.  In quella sede ufficiale al Dirigente del settore fu riconosciuto il raggiungimento al 100% di tutti gli obiettivi riguardanti l’opera in oggetto (compresa redazione, per tutti i 5 lotti di cui è composta, del “progetto definitivo”  e relativa trasmissione a Regione Lombardia in data 30 novembre 2017 con addirittura indizione gara per il 1° lotto).

Quasi due anni dopo, il primo agosto 2019, l’ingegnere Bella, Assessore in carica da giugno 2017 e il Dirigente del settore sottoscrivono un documento nel quale si afferma che il “progetto definitivo” elaborato dagli uffici del comune di Como è di “difficile comprensione” e manifesta “profonda carenza dal punto di vista tecnico” .

Ma le sorprese, come in ogni storia curiosa, non sono finite.

Il progetto definitivo risulta essere stato trasmesso, dall’ufficio stesso che lo ha elaborato, per essere sottoposto a verifica a una idonea società esterna (la NORMATEMPO ITALIA SRL, Organismo di Ispezione di terza parte indipendente, accreditato da ACCREDIA, Ente di accreditamento organismi di certificazione e di ispezione, ai sensi della norma europea UNI CEI EN ISO/IEC 17020 per le ispezioni tecniche, economiche e finanziarie nelle opere di ingegneria civile in generale e impiantistica e per le ispezioni sulla esecuzione delle opere a fronte della Norma UNI 10721, servizio di controllo tecnico per le nuove costruzioni).
Al termine di un’articolata procedura, che ha comportato un serrato e documentato confronto tra verificatori e progettisti , la società NORMATEMPO ITALIA SRL ha prodotto un “Rapporto finale di verifica Progetto definitivo”, commessa n. 18-1609, emesso in data 13 giugno 2019.


Tale rapporto afferma che le criticità “evidenziate nelle relazioni intermedie e di ultima revisione, inviate contestualmente al presente Rapporto Finale .. sono da intendere come prescrizioni da risolvere nella successiva fase progettuale” e si conclude con l’espressione di un parere positivo che rinvia al progetto esecutivo l’osservazione delle prescrizioni che lo accompagnano.

 

Conclusione.

Regione Lombardia, con Decreto n.15027 del 21 ottobre 2019 , “considerato che i soggetti beneficiari hanno incontrato difficoltà nelle fasi di progettazione e realizzazione … all’ottenimento di autorizzazioni/nulla osta … allo sviluppo del progetto in conformità alla Misura…” ha decretato (nell’esclusivo interesse dei quattro enti, primo fra tutti la Città di Como, che sono quelli che non hanno ancora concluso quanto di loro competenza, aggiungiamo noi)  “di fissare entro e non oltre il 31 dicembre 2022, pena decadenza del contributo, il termine ultimo per l’apertura dell’esercizio e  il collaudo nonché la rendicontazione di almeno l’80%  della spesa ammissibile“.

La Regione, politicamente sensibile alla maggioranza a trazione leghista che amministra Como, mette una pezza.

Ma, comunque la si voglia rivoltare, questa vicenda è una vera e propria sfida all’intelligenza dei cittadini comaschi.

Che, tuttavia, stupidi non sono.

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