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“Non chiudiamo gli occhi, non chiudiamo i porti”. Giorgia Linardi, comasca di Sea Watch

“Tutto è cominciato nella primavera del 2011 – racconta Giorgia Linardi, 28enne comasca e portavoce italiana dell’organizzazione non governativa Sea Watch, spiegando le radici della sua vocazione per il lavoro umanitario – Ero in Sicilia. Da poco era arrivata l’autorizzazione delle Nazioni Unite ai bombardamenti in Libia. I primi rifugiati cominciavano ad arrivare con i visti umanitari temporanei”.

Foto Felix Weiss/Sea Watch

È solo qualche ora che i due vascelli di Sea Watch hanno avuto l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Malta e disimbarcare i 49 migranti soccorsi nel Mediterraneo Centrale, dopo un’impasse politica durata quasi tre settimane.

“Venti giorni in mare e diverse settimane di trattative per raggiungere una soluzione sono l’esempio di quanto è difficile fare questo lavoro – spiega Giorgia, raggiunta al telefono  poche ore dopo lo sbarco a Malta, commentando il braccio di ferro intestino tanto al Governo Italiano quanto alla stessa Unione Europea – abbiamo risentito tanto della campagna di criminalizzazione delle ONG ma continuiamo a lavorare perché sappiamo cosa significa trovarsi in mezzo al mare senza nessuno che ti tenda una mano”.

Giorgia, lavora ormai da quattro anni per l’ONG impegnata in operazioni di ricerca e soccorso delle imbarcazioni che, cariche di migranti, tentano la disparata traversata dalla Libia verso le coste della Sicilia. Una storia personale intensa, cominciata dal Liceo Classico Volta di Como, verso una laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a Milano e poi un master a Ginevra, dove Giorgia ha potuto lavorare con le Nazioni Unite e l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati.

“Pochi giorni dopo la mia laurea mi sono imbattuta in una piccola organizzazione tedesca appena fondata, Sea Watch. appunto. Avevano bisogno di qualcuno che parlasse italiano e potesse offrire supporto legale. Così mi sono trasferita a Lampedusa per quello che pensavo fosse l’esperienza di un’estate. Oltre ad alcune esperienze con Medici Senza Frontiere sulla nave Aquarius, sono ormai anni che lavoro con Sea Watch”.

La Sea Watch 3, il vascello per operazioni di ricerca e soccorso più grande al momento attivo nel Mediterraneo.

In quattro anni, Giorgia ha avuto occasione di vedere l’evolversi dei flussi migratori che hanno attraversato l’Europa, dal picco degli anni 2015-2016, periodo in cui si è costituito il campo informale della Stazione San Giovanni, passando per la progressiva esternalizzazione delle frontiere UE e l’irrigidirsi delle politiche migratorie dei paesi membri, fino alla postura di totale chiusura del Ministero dell’Interno Italiano verso le ONG che si fanno carico delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

“Crediamo poi che sia un dovere salvare chi sta annegando – spiega la portavoce di Sea Watch – è importante quando chi dovrebbe farlo non lo fa. Le nostre missioni non sono un atto di sfida ma di responsabilità. È importante continuare a salvare perché il problema non venga dimenticato ma che sia ben visibile agli occhi dell’Europa. Non possiamo fare finta che il problema non esista chiudendo gli occhi e chiudendo i porti”.

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4 Commenti

  1. Definire irresponsabile il comportamento della motovedetta della Guardia di Finanza è veramente esagerato. Irresponsabile è stata la capitana che ha violato ripetutamente le leggi, piacciano o no. E se Delrio dice che in caso di necessità le leggi possono essere violate, a tutti i pensionati al minimo che non arrivano alla fine del mese, consentiamo di andare a rubare al supermercato?

  2. Non credo di esagerare se affianco Giorgia ( e Riccardo Gatti) a un altro concittadino illustre, Giorgio Perlasca. La storia non solo insegna ma, con modalità diverse e a volte incomprensibili per i contemporanei, si ripete. Avete il coraggio di affrontare il mare ( che al largo di notte, per chi lo conosce e lo ama davvero, non è proprio una cosa per signorine), di affrontare gli insulti e i disagi per salvare vite umane, per accogliere chi non ha più nulla.Per testimoniare la colpa di tutti noi oggi, che facciamo finta di non vedere i lager libici e lo scempio dei diritti umani che si verifica nel continente Africano(esattamente come tutti quelli che non hanno visto i lager tedeschi).Grazie cercheremo di non lasciarvi soli.

  3. Ho letto i commenti a questa intervista pubblicati sulla vostra pagina Facebook ; sono allibita per la cattiveria, il livore, il disprezzo che esprimono! Scusa Giorgia, il clima politico attuale porta a galla il peggio delle persone.

  4. Grazie a Giorgia per il suo intenso impegno in questo difficile lavoro! È la testimonianza, insieme a quella dei tanti volontari qui in città, che Como non è solo chiusura e indifferenza.
    …. Noi che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case….

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