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“Ora sono disteso entro la ferace terra della grande Russia”. Gianni Piatti, finalmente Como ricorda l’alpino eroe

Una targa in ottone per ricordare Gianni Piatti, nato a Como nel 1910, eroico ufficiale degli Alpini che, al comando della 46esima compagnia del battaglione Tirano morto il 26 gennaio 1943 mentre nel corso della Campagna di Russia attaccava le linee nemiche schierate in difesa di Nikolajevka.

Il via libera al ricordo è arrivato dal consiglio comunale di Como, e la piastra commemorativa troverà spazio in piazza Grimoldi 2, dove Piatti abitava al secondo piano di una palazzina. Peraltro, l’anno prossimo ricorre anche il centenario della fondazione della sezione di Como dell’Associazione Nazionale Alpini.

A proporre l’iniziativa all’assemblea cittadina è stato il consigliere di Svolta Civica, Vittorio Nessi, che ha subito recepito l’istanza avanzata dal presidente dell’Associazione Alpini di Como, Enrico Gaffuri (qui sotto la lettera originale).

Di seguito, invece, ecco le motivazioni della Medaglia d’Oro al valore militare alla memoria di cui venne insignito Gianni Piatti.

“Comandante di compagnia, in cinque mesi di permanenza sul fronte russo dimostrò competenza, entusiasmo ed alacrità degna di una tempra tenace di soldato valoroso.

Durante il tragico ripiegamento sul Don, nonostante la tormenta e la temperatura polare lo avessero gravemente intaccato agli arti inferiori, la sua costante preoccupazione è quella di mantenere salda la compattezza del proprio reparto, riuscendo a tenere sempre vivo nei propri alpini lo spirito combattivo pur dovendo avanzare attraverso una continuità esasperante di combattimenti, di privazioni e disagi.

A Nikolajewka, già con i piedi congelati e ferito da scheggia di mortaio, manteneva egualmente il comando del suo reparto e richiesto di dare man forte per lo spezzare dell’ultimo cerchio di ferro, parte in testa alla propria compagnia con slancio riuscendo a travolgere in un violento contrassalto corpo a corpo, caparbi micidiali centri di fuoco.

Colpito mortalmente una seconda volta le sue parole sono di risoluto incitamento ai superstiti perché non desistano dall’incalzare il nemico ormai in rotta e a proseguire vittoriosi attraverso il varco decisamente aperto.

Quota 228.0 – 226.7 Belgory – Nikolajewka – Fronte Russo, 26.1.1943.

Ma c’è di più. Nessi, nell’illustrare le ragioni poi accolte dal consiglio per il ricordo di Piatti, ha citato anche la lettera-testamento lasciata prima di partire per la Russia.

La pubblichiamo di seguito.

“Ora sono disteso entro la ferace terra della grande Russia ove le nubi bianche ed il cielo azzurro fanno da volta alla mia tomba.

Sappiate che non ho gettato la mia gioventù matura al di là di tutti gli ostacoli per puro spirito di esibizione. Né ho voluto morire per nausea della vita. Desideravo anzi di vivere.

Sono partito perché i più giovani di me non vollero partire, perché i vociferatori della guerra tradivano la causa santa del popolo, sono partito anzitutto perché i miei alpini volevano essere condotti da capi responsabili, da uomini come loro, solidi, decisi, tenaci.

Mai ho nutrito odio verso i popoli che combattemmo. Ancora oggi che riposo nel mondo senza patria sono convinto, come fui sempre, che nel ventesimo secolo tutti siamo europei.

Tempi sempre tristi attendono il mondo. Gli errori dei governanti cadono sui popoli.

Mettete il mio cappello di alpino che lascio a casa, intriso del mio sudore e con la penna di falco, con la nappina rossa in un’urna e riponetelo nel sepolcro di famiglia ove dormono i nostri morti.

Esso mi rappresenta, esso sta in luogo delle mie ceneri troppo lontane e volatilizzate dal vento della steppa chirghisa. Esso vi attende con me, fianco a fianco.

Se avete altro tempo da vivere fatelo con sovrana alterigia sopra le miserie della vita.

L’onestà continui ad essere la vostra norma, la libertà delle opinioni il vostro credo, l’amore nel valore del popolo la vostra fiducia”.

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