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Pioveva, eravamo giovani: ricordate il Regolamento di polizia urbana? E’ ancora lì

In principio erano 120. Ora siamo a poco meno della metà. Ma attenzione, con almeno una decina di sub.

Lui – esso – è il Regolamento di polizia urbana del Comune di Como. Loro – essi – sono gli emendamenti (i 120 di cui sopra) più subemendamenti, ficcati nel testo come fiocine dai vari gruppi consiliari.

Roba che detta così può suscitare qualche forma di repulsione o protoallergia alla politica cittadina e alla sua declinazione iper-amministrativa. E se capita, è giusto così, in fondo. Come minimo comprensibile.

Pensate: la prima seduta sul documento risale a quando ancora pioveva. Era il 28 aprile: il comandante della polizia locale Donatello Ghezzo illustrava e sosteneva articoli e ragioni del testo (quello con i nuovi orari sulla pesca, sull’obbligo di esporre il cartello “vernice fresca” quando ridipingete il cancello di casa, che vieta il gioco delle tre carte, che istituisce il Daspo Urbano per le zone rosse che a Firenze il Tar locale ha demolito, che parla di accattonaggio molesto e così via).

Da allora – non sembra passato un secolo? Eravamo tutti più giovani – attorno a quei paragrafi è successo di tutto: la maggioranza di centrodestra si è sfaldata come un biscotto nel caffelatte (Forza Italia ne ha chiesto ripetutamente il ritiro tout-court), una nuova potenziale alleanza di scopo è nata (resto del centrodestra+lista Rapinese Sindaco) e non tutte le serate sono state dedicate unicamente a questo romanzone popolare (a spezzare il ritmo: le proteste dei genitori di via Perti, il rendiconto di bilancio, la delibera detta Plis, altre cosucce estemporanee).

Fatto sta che, per tre ore intere o mezza soltanto, dal 28 aprile a stasera (ora di inizio 20.30, imperdibile!) la discussione dei 120 emendamenti ha occupato le serate del 29, poi del 13, 20, 28, 29, e 30 maggio, poi del 10 giugno e 11 giugno. E mancano ancora i famosi 54 emendamenti e gli ancor più celebri 10 subemendamenti.

Si dirà: la democrazia è questa e questi sono i suoi costi (una seduta di consiglio mediamente è quantificata in circa 2.500-3mila euro tra tutto). Giusto: la libertà di modificare, discutere, massacrare, sminuzzare, triturare, piegare alle legittime volontà strategiche o ostruzonistiche un testo sulla sicurezza e il decoro della città resta insindacabile.

Resta il fatto, però, che sono quasi due mesi – al netto delle interruzioni anche corpose delle singole riunioni – che l’aula è imbullonata sullo stesso tema o quasi. Si potrebbe citare un’altra volta la parafrasi della gazzella e del leone (“Ogni giorno il consigliere che avete votato si sveglia e sa che dovrà votare un subemendamento”), ma forse sarebbe troppo facile.

Facciamo così: riteniamoci soddisfatti dal fatto che il Regolamento di polizia urbana che uscirà da una tale sfiancante maratona – talora al limite del nonsense – sarà un documento assolutamente perfetto e inattaccabile. Perché sarà perfetto e inattaccabile, vero?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

4 Commenti

  1. emendamento n. 1 : evitare di inondare i social e i gruppi di wapp delle mamme di pubblicità elettorale

  2. emendamento n. 0 :

    proibire gli schemi mentali arabi per risolvere problemi matematici ;

    abbiamo in tasca al-Khuwārizmī e non lo sappiamo

    (( mssmm è il nome della mia AI ; chi crede di essere anonimo in rete si sbaglia; ci vengono a prendere quando vogliono ))

  3. Già detto e lo ripeto questo regolamento di polizia urbana è una perdita enorme di tempo di risorse. Né usciranno delle grida manzoniane perlopiù impossibilitate nel vedere un’applicazione ed una repressione efficace

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