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REPORTAGE – Sesso senza confine, viaggio al Pompeii di Chiasso: “I 20enni vogliono le Milf”

Di Matteo Congregalli

Per gli occhi inesperti di chi non frequenta postriboli, il Pompeii può essere difficile da notare. Siamo a Chiasso, (Ticino, Svizzera) cinque minuti a piedi dal confine con l’Italia. Da lontano, il profilo dell’edificio è anonimo.

Solo l’insegna scarlatta “Pompeii Sauna Club” sormontata dal volto di una divinità classica anticipa quello che un visitatore può trovare all’interno. Oltre la soglia, appositamente nascosta per proteggere i clienti, veniamo salutati cortesemente da due ragazze in abiti succinti. Al banco della reception, Lory, l’avvenente maitresse (“in chiave moderna – sottolinea sorridendo – nel senso che non mi sono mai prostituita”) siciliana, ci accoglie e ci scorta in una delle camere interne.

“Questa è la nostra area Vip, dove i clienti più importanti possono venire senza paura di essere riconosciuti – spiega la donna, accompagnandoci in una stanza quadrata, insonorizzata e rivestita di velluto rosso con un palo da pole dance al centro – qui possiamo parlare con calma”.

Lory, diminutivo per mantenere la riservatezza, è la responsabile del personale e delle ragazze. Si occupa delle selezioni e si assicura che durante gli eventi del club tutto funzioni al meglio, che i clienti trovino compagnia e siano soddisfatti.

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“Devo vedere il potenziale in una ragazza – spiega la maitresse, quando le si chiede che stoffa deve avere una persona per lavorare in un posto come questo – l’aspetto estetico ovviamente conta molto ma è importante che abbiano studiato e che siano spigliate”. Lory ha cominciato a lavorare nei gentlemen’s club svizzeri a 19 anni: prima barista, poi manager. “Ho nuotato con gli squali. Ne ho viste tante e tante sono state le ragazze sotto di me durante la mia carriera: il mio record è settantasei. Nel tempo ho imparato che la cosa più importante è rispettarle per quello che sono non per quello che fanno”.

Negli anni, Lory ha visto mutare il profilo delle prostitute. Oltre a un forte numero di ragazze dell’Est Europa, il Pompeii è arrivato ad avere molte italiane. “Un tempo le donne dal Bel Paese erano una rarità e clienti impazzivano”. Poi evidenzia: “Spesso, le italiane che si prostituiscono sono costrette dalle circostanze e oggi sono molte di più. Molte fanno questo mestiere perché non trovano lavoro, la famiglia manca o devono pagarsi gli studi. Una volta ho incontrato una ragazza che si è finanziata la laurea in giurisprudenza e ora è un’avvocatessa”.

La trasformazione delle lavoratrici del Pompeii è andata di pari passo con i cambiamenti di un pubblico non più solo over 40 ma sempre più spesso composto di ragazzi giovanissimi, dai gusti pesantemente influenzati dagli ultimi trend in fatto di pornografia online. “Spesso arrivano ventenni nel nostro locale. Dicono di venire qui perché corteggiare una ragazza normale costa tanto quanto un paio d’ore al Pompeii (100 euro per una prestazione di mezz’ora con camera inclusa. La camera superior costa 65 euro, Ndr). Dicono che ora le relazioni cominciano solo con il cellulare – dice Rosy, tra l’indignato e il sorpreso – però non chiedono di ragazze giovani. Moltissimi vogliono una quarantenne, una Milf”.

Il Pompeii, negli anni è diventato un punto di riferimento per gli italiani che preferiscono non cercare compagnia sulle strade. Ecco, appunto, la strada. “Perché una ragazza deve lavorare sulla strada quando può esercitare in un posto al caldo e al sicuro – dice Lory – noi in Italia ne facciamo un problema di morale. Ma che morale e morale se poi gli Italiani vengono tutti qui?”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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