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Albate, la bottega cerca un altro Angelo: “Vorrei lasciare, non chiudere. La regalo”

Ci sono due modi per fare un lavoro: farlo per arrivare a fine mese e farlo perché lì dentro ci hai messo così tanta vita, passione e sapere che abbassare la saracinesca è impensabile. Anche se lì fuori c’è la vita che chiama, ci sono i nipotini da portare al mare, le terme da fare a Ischia e il meritatissimo riposo che a 80 anni chiunque potrebbe desiderare.

Invece Angelo Iannella, titolare della storica Risuolatrice di Albate (evidentemente in possesso dell’elisir di eterna giovinezza), non ci pensa minimamente a chiudere (letteralmente) bottega. Almeno finché non avrà trovato qualcuno a cui affidare la sua creatura, che è un pezzo del suo cuore e del cuore di questo quartiere.

“Avevo promesso a mia moglie che sarei andato in pensione a 75 anni e lo prometto ogni anno, ma poi non ce la faccio. I miei clienti sanno che, di qualsiasi cosa abbiano bisogno, posso aiutarli. Come faccio a lasciarli?”, racconta mentre si muove nel suo piccolo negozio, tra odore di mastice, macchinari imponenti e la piccola lucidissima Singer che brilla lì in mezzo e racconta che lui, quel mestiere lì, lo sa fare da una vita. E lo fa bene.

“Non ci sono scarpe che non si possono riparare ma bisogna saperlo fare, non ci si può improvvisare come certi negozi nei centri commerciali – spiega – io ho imparato a 12 anni, quando i miei genitori, a Benevento, mi hanno mandato a bottega da un calzolaio, uno di quelli che le scarpe le sapeva fabbricare, non solo riparare”.

E, 10 anni dopo, il grande salto: “Un vicino di casa, maresciallo qui al Nord, mi disse che un calzolaio di Casnate stava chiudendo e così mi sono trasferito e l’ho rilevato, aprendo anche un negozio di calzature”. E quando i figli hanno preso strade diverse, l’arrivo ad Albate, negli anni Ottanta, dove la Risuolatrice è diventata molto più di un posto in cui portare a riparare le scarpe.

“Mi portano anche bottoni da attaccare, giacche da aggiustare. Lavori da sarto, ma li faccio volentieri”, racconta sorridendo come se fosse una cosa normalissima, come se non fosse in via d’estinzione quel mondo in cui ci si fa in quattro per accontentare un cliente, a costo di rimetterci: “Spesso faccio pagare la riparazione in base al valore della scarpa – spiega – perché a volte il mio lavoro rischia di costare di più. Ma mi dispiace mandare via la gente”.

I clienti lo ripagano con un affetto che va ben oltre i confini del quartiere: “Mi portano scarpe da riparare fin dal lago perché qui, a differenza della città, si trova facilmente parcheggio”, spiega sinceramente convinto che il segreto sia il parcheggio, non la sua straordinaria abilità (che fa arrivare da lui anche altri calzolai in cerca di consigli) e l’aria che si respira qui dentro, che ti fa rimanere anche se c’è gente e devi aspettare, perché intanto fai due chiacchiere e una battuta e le sedie sono lì apposta.

Ma con oltre 60 anni di attività alle spalle, un po’ di preoccupazione per il futuro della sua attività c’è: “Avevo trovato una persona che voleva rilevarla – racconta il signor Angelo – ma giusto sabato ci ha ripensato, purtroppo”.

E ora? “ Io andrei avanti ancora anni ma comincio ad avere una certa età e vorrei trovare qualcuno disposto a subentrare a me – è il suo appello – Gli regalo tutto, dico sul serio, e sono disposto ad affiancarlo nei primi tempi ma – e qui sta la clausola che parla di amore per un negozio, ma anche per un intero quartiere – deve essere una persona con un po’ di esperienza, altrimenti rischia di chiudere subito e questo negozio non deve chiudere”.

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2 Commenti

  1. Ci sono andato alcune volte, un vero bottegaio (se si può passare il termine) gentile e disponibile. Ci vorrebbe davvero qualche 20/30enne volenteroso, così da farlo andare in pensione tranquillo.

  2. Grande persona l’amico Jannella,
    Grande lavoratore.
    Inclemente è il tempo; trascorre senza sentirselo sulle spalle.
    Credo sia giusto che trascorra un po’ di tempo con la Gentile Consorte perché ritorni a scoprire che sul posto di lavoro nessuno lo sgridava.
    Scherzo naturalmente, caro Angelo.

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