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San Rocco, i somali: “Vite al gelo. El Sisi? Si lamenta ma non facciamo nulla di male”

Nel lungo racconto che abbiamo pubblicato in questi giorni dalla zona di Piazza San Rocco e di via Regina Teodolinda (“Noi, liberati dal campo”. Ecco i residenti di via Regina, due mesi dopo l’addio ai migranti) è emersa anche la voce di Safwat El Sisi. L’egiziano che guidava l’Islam comasco soltanto dieci anni fa oggi accusa i migranti: A San Rocco il residente è El Sisi: “Zona invivibile, ha ragione Salvini”.

Così, abbiamo raccolto la voce dei ragazzi hanno eletto la zona a dimora improvvisata.

“El Sisi? Si lamenta sempre, ma non facciamo niente di male”. La piccola comunità di giovani somali che spesso si ritrova in piazza San Rocco respinge in toto le accuse di “zona invivibile” dell’ex portavoce della comunità islamica, residente proprio lì. E – pur se con estrema circospezione, ma sciorinando un discreto italiano – raccontano quanto sia dura la vità nella Como dove molti sogni si sono perduti.

“Dormiamo in 10 in una casa abbandonata, al gelo che arriva anche sottozero. Qui ci troviamo soltanto per poco tempo e non diamo fastidio a nessuno. L’egiziano è l’unico a lamentarsi di noi”.
Sono tutti ventenni i somali che si incontrano in piazza San Rocco. La storia che raccontano è comune quasi a tutti.

“Abbiamo cercato lavoro, abbiamo i documenti in regola, ma non troviamo niente. Alla mattina veniamo qui per le colazioni, per i pasti e i vestiti c’è il servizio Porta Aperta (in via Tatti, ndr). Ora qualcuno di noi dorme nelle tende dell’Emergenza freddo, ma è un vita difficile. Ce ne andremo un giorno, ma non sappiamo dove”.

Il pezzo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. Non ho mai capito perché San Rocco veniva chiamato ” borgo degli ariani “; quando la tartarea direttrice in grembiulone bianco all’asilo Sant’Elia sequestrò la mia bella macchinina, ho cominciato a intuire. I migranti sono giovani, gli indigeni sono over 50, la strada è segnata.

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