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Schiaffo di Bernasconi: “Natale, vestiti a rate, banchetti, élite. Gesù preferisce la sua stalla”

Non ama (troppo) parlare.
Ogni tanto lo fa, solo se sollecitato (con una certa insistenza, credeteci sulla parola). Poi, quando interviene (piaccia o meno), abitualmente genera tremolii tellurici tra politica, Palazzi e pure qualche parete della Curia del vescovo Oscar Cantoni.

Complice un vocione tanto involontariamente solenne quanto lento, Roberto Bernasconi (direttore della Caritas di Como), ama scandire il pensiero in nome di una cristianità partecipata alla lettera del Vangelo. In effetti, pur con le dovute (talora chilometriche) differenze ricorda, per azione visceralmente coerente al credo, Don Giusto, parroco di Rebbio: qui potete conoscerlo.

Ph: Matteo Congregalli

Su queste pagine abbiamo ospitato diversi interventi di Bernasconi (tutti qui). Giornalisticamente memorabili, le parole indirizzate al vicepremier e ministro dell’Interno in un’intervista a ComoZero:

Censimento Rom. Bernasconi (Caritas): “Salvini mi fa ribrezzo, lo allontanerei dal genere umano”

Con risposta diretta dell’interessato:
Censimento Rom. Salvini replica a Bernasconi: “Gli voglio bene lo stesso!”

Bene, per diluire (con litri di nitro)
 la melassa dicembrina, pacchi e pacchetti, dolci e dolcetti, Bernasconi ha pubblicato un’ampia riflessione sul sito della Caritas di Como.

Tema il Natale, ovvio, cos’altro? Scrive: “Una domanda: noi siamo autentici quando indossiamo i vestiti della festa (magari anche noleggiati o acquistati a rate), oppure quando portiamo gli abiti di tutti i giorni che però, anche se usati o fuori moda, sono “veri” perché ce li possiamo permettere e comunque ci rendono dignitosi?”.

Ph Carlo Pozzoni

Un pensiero che, fatalmente, punta sulle marginalità sui servizi di accoglienza (Emergenza Freddo, Mense, Porta Aperta). Non mancano le carezze, non mancano i cazzotti nello stomaco di credenti, praticanti, laici, agnostici e atei.

Foto Pozzoni

“Per noi credenti il 25 dicembre è il giorno in cui accogliamo Dio con noi. Chiediamoci: dopo oltre 2000 anni di storia siamo ancora in grado di accoglierlo realmente e con fede viva? Per esempio nelle nostre case addobbate a festa? Nei luoghi ricchi di arte delle nostre città, o nelle nostre chiese? Nei locali già pronti per esagerati banchetti? Negli hotel a troppe stelle? Sono convinto che Gesù preferisca ancora l’umile stalla”.

Vi consigliamo di leggerla integralmente. Poi, come sempre e di diritto, a ciascuno il proprio pensiero:

Tempo di Natale.
In questo periodo dell’anno le nostre città e i piccoli paesi cambiano look, si mettono il vestito della festa. Come è giusto che sia. Eppure, temo che tutto questo luccichio di luci e di colori nasconda gli abiti della nostra quotidianità. Abiti lisi… spesso rattoppati.

Viene spontanea, quindi, una breve riflessione che vuole essere proposito di fare ordine nel cuore e nella nostra mente. E anche un auspicio per il “dopo”, quando i riflettori si spegneranno e torneremo tutti a guardare la realtà e la nostra vita sotto una giusta luce.

Una domanda: noi siamo autentici quando indossiamo i vestiti della festa (magari anche noleggiati o acquistati a rate), oppure quando portiamo gli abiti di tutti i giorni che però, anche se usati o fuori moda, sono “veri” perché ce li possiamo permettere e comunque ci rendono dignitosi?
Questa metafora ci aiuta ad aprire gli occhi sulla realtà della nostra società che – come avrete notato – si sta dividendo in due parti ben precise: la società dell’opulenza e dello scarto (abitata da un’élite) e la società del bisogno che si sta ingrossando sempre più. Nel mondo e nella piccola realtà.

Questa mia visione – lo sottolineo con forza e con umiltà – è purtroppo molto realistica, perché è evidenziata dal vissuto quotidiano nel nostro ambiente Caritas, a stretto contatto con le tante, troppe persone che vivono povertà e disagio crescenti a tutti i livelli.
Qualche dato?
A Como, come ogni anno, è stata messa in moto la macchina per far fronte all’emergenza freddo di questi mesi invernali. Nei vari servizi attivi in città, comprendendo anche il tendone allestito e reso operativo dal 2 dicembre all’interno del Centro Cardinal Ferrari di Como, circa 200 persone sono già ospitate ogni notte (e siamo soltanto all’inizio).
Anche le mense cittadine lavorano con costante e crescente impegno: ogni giorno circa 150 persone – ma il dato varia quotidianamente – vengono accolte sia per il pranzo sia per la cena (e soprattutto per questo pasto il servizio è particolarmente impegnativo).

Sono due dati che, per certi versi, impressionano, spesso non sono conosciuti e, purtroppo, sono sottovalutati.

Al servizio di Porta Aperta, attivo in città in via Tatti, l’affluenza è altissima – a questo proposito ringrazio di cuore gli operatori e i volontari che sono ogni giorno sotto pressione – e anche tutti gli altri servizi hanno difficoltà a seguire quotidianamente queste persone.

Per noi credenti il 25 dicembre è il giorno in cui accogliamo Dio con noi.

Chiediamoci: dopo oltre 2000 anni di storia siamo ancora in grado di accoglierlo realmente e con fede viva?
Per esempio nelle nostre case addobbate a festa? Nei luoghi ricchi di arte delle nostre città, o nelle nostre chiese? Nei locali già pronti per esagerati banchetti? Negli hotel a troppe stelle?

Sono convinto che Gesù preferisca ancora l’umile stalla, dove si sente accolto da gente vera, gente umile (pensiamo ai pastori), che non possiede tante cose, ma una grande ricchezza: la capacità di condivisione, la capacità di accogliere, la bellezza di stupirsi della Sua venuta tra noi.

Quindi, dire oggi Buon Natale a ognuno di noi – a ognuno di voi – vorrei fosse soprattutto augurare sobrietà di vita e capacità vera di rapporti umani.
Per far questo occorre cambiare prospettiva, aprirci al dialogo in modo fraterno e costruttivo.
Possiamo farcela? Io credo di sì.
Per questo auguro Buon Natale anche ai politici – vicini e lontani – che diffondono odio e paura; ai cristiani che per quieto vivere accettano supinamente il ritorno a un passato nefasto; a tutti coloro che vedono questo tempo soltanto come occasione per rimpinguare le casse; agli uomini di tutte le Chiese che non sono ancora capaci di rendere concreti i principi con atti di vera condivisione.

Gesù comunque – non dimentichiamolo – nasce per tutti. Non fa distinzioni.
E ci darà – ci dà – la grazia e la forza di superare questo torpore.
Ogni giorno – e in particolare a Natale – ci dice che l’uomo va amato non per ciò che vale o per ciò che produce, ma perché è Sua creatura.
Amata infinitamente, nella Sua infinita misericordia.

Buon Natale a tutti.

Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. E in questo momento l’articolo sotto a questo nella homepage riporta una foto del primo piano del vescovo con tutti i suoi ornamenti di preziosi e oro. Il prete é una buona persona, il sistema é marcio.

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