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Servizi Sociali, Magatti gioca durissimo: Landriscina diffidato sull’Azienda Speciale

Aveva annunciato tempesta, così è stato. Bruno Magatti, ex assessore ai Servizi Sociali e oggi consigliere d’opposizione di Civitas, non concede mezzo millimetro. Dopo il durissimo scontro del 21 dicembre scorso in consiglio comunale, il professore torna all’attacco sulla nuova Azienda speciale (che comprende 23 comuni afferenti al Piano di Zona di Como) per la gestione dei Servizi Sociali.

Qui tutti i dettagli:

Il Natale di fuoco Locatelli-Magatti: scontro durissimo sull’Azienda per i servizi sociali

Dopo lo scontro con il successore, Alessandra Locatelli, oggi Magatti ha presentato una diffida formale al sindaco, Mario Landriscina, depositata ieri in Comune.

“Abbiamo diffidato il Sindaco Dott. Mario Landriscina, il Segretario Comunale Dott. Giuseppe Locandro e il Direttore del Settore Politiche Sociali Avv. Giuseppe Ragadali affinché sospendano ogni attività diretta ad avviare e dare concreta attuazione ai servizi attraverso l’azienda speciale costituita con delibera di Consiglio Comunale n°76/2018”, spiega l’ex assessore.

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Azione doppia, con colpo duro: “Unitamente al deposito presso il Comune di Como abbiamo provveduto a trasmettere lo stesso alla Corte dei Conti come atto dovuto e conseguente”.

La tesi di Magatti è chiara: “Abbiamo deciso di intraprendere questa azione perché riteniamo ci siano state verifiche non effettuate, approfondimenti omessi, pareri non favorevoli di alcuni revisori dei Conti, che allarmano e ci inducono a promuovere questa diffida al Comune a procedere oltre. Gli approfondimenti economico-tecnico-legali che abbiamo condotto con i nostri esperti confermano, che per il Comune di Como, che rappresenta da solo il 56% del Piano di Zona, la costituzione di un’azienda speciale è un atto dannoso, ridondante e che genera solo costi aggiuntivi a fronte di nessun beneficio”.

L’azienda con un costo totale annuo di circa 450mila euro vedrebbe impegnata una quota di 161mila solo per le spese dirigenziali e gestionali, “una cifra inaccettabile sottratta ai servizi alla persona e alle fragilità”.

L’accusa è durissima, “hanno motivato – accusa il consigliere –  la necessità di continuare la gestione associata dei servizi sociali con la costituzione dell’azienda speciale consortile con la necessità di uno strumento per rendere agile l’attuazione dei servizi a un minor costo: niente di più falso. La sempre maggiore competitività del mercato dei servizi sociali rende ragionevole che il prezzo dei servizi vive una fase di equilibrio stabile che non permette ulteriori economie: la costituzione di una sovrastruttura non è certi in grado di generare una riduzione della spesa al netto della copertura di ulteriori spese aggiuntive”.

In sostanza, “La lunga lotta, da noi condotta nei mesi passati ha visto certificare, sia dal Segretario Comunale che dal Direttore del Settore Politiche Sociali, la natura dell’ente: l’azienda speciale consortile è un ente ‘non economico’. Ciò significa che vengono a cadere tutte quelle prerogative di flessibilità e agilità addotte ad argomento cruciale da questa amministrazione per giustificare la scelta”.

Quindi la riflessione finale, sintetizzata in una nota diffusa da Civitas:

Noi prendiamo atto della mancanza di visione, di prospettiva e, visti questi ultimi atti, della incapacità di individuare politiche che possano produrre effetti positivi per i cittadini di Como. Questa vicenda certifica un’incapacità allarmante.
Con i soldi che saranno necessari per il solo costo di funzionamento (161.000 € circa/anno) dell’azienda che cosa verrà a mancare ai cittadini di Como? Mancheranno qualcosa come 8050 ore di Servizi di assistenza domiciliare, ovvero18.940 pasti a domicilio, 9.200 ore circa di educatori o intermediatori culturali. Sono solo pochi esempi. In tempi di grandi bisogni sociali, nei quali sempre maggiore è la richiesta dei cittadini di fruire di servizi offerti dal Comune, spendere denari per mantenere un’azienda è solo uno spreco di risorse. Teoria che non è mera considerazione politica ma che trova riscontro nella Legge Finanziaria per il 2007 L. 27 dicembre 2006.
Nella vicenda che abbiamo descritto, infine, questa amministrazione dimostra di muovere, ancora una volta, verso un ulteriore indebolimento del ruolo di capoluogo ella città di Como. La costituzione di questa azienda, frutto di alchimie esterne alla città, non creerebbe vantaggi per la città di Como che, pur rappresentando la maggioranza dei cittadini, perderà il ruolo di capofila, caduto a un’azienda che deciderà pure tariffe e quote a carico dei cittadini!!
Oggi denunciamo la pochezza politica di questa amministrazione che tra assessori part-time e persone che devono ancora capire il proprio ruolo non esistano a gettare la città e il Comune, nel migliore dei casi, nell’immobilismo o, nel peggiore dei casi, nel baratro di scelte sbagliate e vincolanti. Amministrazione chiamata a governare, che significa costruire le condizioni per rinforzare la struttura amministrativa, fragile in questo momento. I problemi vanno gestiti e non rimossi verso l’esterno. Il comune di como ha rappresentato la propria debolezza, como rappresenta ai residenti dei comuni piccoli le stesse possibilità di risposta sulle fragilità che ha il cittadino del Comune di Como”.

 

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