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Turismo, l’allarme di Bianca Passera: “Valore, non numeri. La massa può essere devastante”

I modi gentili e l’onnipresente sorriso non devono ingannare. Bianca Passera ha idee chiare e il piglio di chi è abituata a stare sul ponte di comando, e lo sa fare bene.

Presidente e CEO di Lario Hotels (gruppo che riunisce gli hotel Villa Flori, Posta, Terminus e il lussuosissimo Vista di piazza Cavour), oltre che presidente del Museo della Seta, la signora Passera dovrebbe essere la prima a gioire dell’invasione di turisti che la città e il lago stanno vivendo in questo periodo.

E invece, con grande realismo, fa una riflessione che è quasi un grido d’allarme. Ricordiamo, in questo senso, la recente intervista a Paolo De Santis:

Como e il turismo di massa. De Santis: “L’ossessione dei numeri? Rischiamo omologazione e perdita d’identità” 

Cosa pensa del momento d’oro che Como e il lago stanno vivendo?
Il turismo vive un boom meraviglioso, però in realtà credo che sia tempo di fare delle scelte. Il rischio è di diventare come Venezia o Taormina, città meravigliose distrutte dalla scelta di privilegiare i volumi rispetto al valore. Occorre fare una riflessione sul tipo di turismo che vogliamo.

Suona come una sorta di selezione all’ingresso.
No, significa non avere paura, ad esempio, di fermare quegli enormi pullman che percorrono le strade del lago proponendo mezzi alternativi. Non perderemo ricchezze, la gente continuerà a venire a Como perché il nostro è un territorio meraviglioso ma noi abbiamo il dovere di preservarlo, perché è questo il prodotto che vendiamo.

Significa avere infrastrutture adeguate?
Sì, il nostro territorio è piccolo e stretto e l’impatto di un turismo di massa può essere devastante. Occorre pensare alla sua sostenibilità ambientale e occorre prediligere il valore e non i numeri.

Non significa rischiare di favorire un turismo a cinque stelle a svantaggio di altri tipi di offerte?
Non credo, c’è posto per tutti, dal grande albergo al b&b. Occorre però ricercare il valore, a ogni livello.
Ne guadagnerebbero anche i comaschi. Il turismo ha un fortissimo impatto sulla vita della città e bisogna fare in modo che non vada in conflitto con chi ci vive. I comaschi non devono scappare perché è diventato impossibile vivere qui e si fa coda per tutto. E oggi il rischio c’è.

Qualcun si sta ponendo il problema o ci stiamo ancora godendo l’ubriacatura di questo boom?
Non mi pare che oggi ci si stia ponendo realmente il problema e non vedo riflessioni in questo senso. Non è necessario prendere decisioni integraliste ma è ora di pensare seriamente a che turismo vogliamo prima che sia troppo tardi.

Como e il turismo di massa. De Santis: “L’ossessione dei numeri? Rischiamo omologazione e perdita d’identità” 

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