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Licata (Cgil): “Como, nel turismo i nuovi proletari. Ridistribuire la ricchezza del boom”

C’è un nuovo proletariato, figlio dell’ultima grande rivoluzione economica territoriale. Una classe operaia che indossa papillon e livrea, non la tuta blu. Chi sono (o sarebbero) questi novelli Cipputi?

I lavoratori del turismo, quell’Eldorado tutta comasca scoperta dopo la de-industrializzazione della città.

E’ la tesi di Giacomo Licata, segretario generale della Cgil di Como. Il numero uno di via Italia Libera interviene dopo le interviste (pubblicate sul numero del 5 luglio scorso) a Paolo De Santis e Bianca Passera, punte di diamante dell’imprenditoria alberghiera in terra lariana.

E’ una lunga analisi quella del sindacalista dove, tra l’altro, si invoca una redistribuzione delle risorse generate dal turismo in favore dei lavoratori oltre a una sorta di bollino blu per quelle imprese che assumono secondo le regole del mercato del lavoro.

Come in ogni rivoluzione (post)industriale questo nuovo mercato, dice Licata, deve essere osservato e guidato.

Ecco la lettera:

Gentile Redazione,

ho letto con molto interesse le parole di Paolo De Santis e Bianca Passera pubblicate da ComoZero relativamente all’espansione del turismo nel territorio comasco e ai rischi che ne possono conseguire se questo fenomeno non sarà governato.

A volersi fermare ad una lettura superficiale si rischierebbe di ricadere in un dibattito che sa di stantio, e cioè se il turismo comasco debba guardare alle “masse” o ambire a rappresentare una meta per pochi, selezionati dai costi di accesso e permanenza nelle terre lariane.

Ma sono certo non sia stato questo l’intento degli interventi delle due note personalità, che si segnalano per competenze e legame con il territorio. E allora perché li ho trovati rilevanti?

Perché, parlo al plurale visto che questo tema è stato posto nei mesi scorsi da tutta la Cgil comasca durante i lavori del congresso, sentivamo la necessità che qualcuno ponesse urgentemente la questione che riguarda il governo di questo vero e proprio fenomeno.

Como e il suo lago sono attraversati da un boom di presenze senza precedenti e da far invidia alle principali città d’arte d’Italia.

Tutte le indagini sulle dinamiche del mercato del lavoro rilevano per il nostro territorio un trasbordo dell’occupazione dal sistema manifatturiero al terziario, in prevalenza rappresentato da strutture ricettive (alberghi, ristoranti, bar, servizi alla persona attraverso le piattaforme digitali per il noleggio auto, gli affitti, gli spostamenti, le guide, un sistema di indotto difficile pure da quantificare).

Dopo la de-industrializzazione della convalle questo è il più importante fenomeno economico che riguarda il territorio.

Verso il turismo e le strutture ricettive convergono i maggiori investimenti da parte di grosse catene alberghiere, fondi di investimento, ma anche importanti imprenditori del territorio (De Santis e Passera sono due illustri esempi).

Ebbene, ribadiamo quanto abbiamo chiesto durante i lavori dell’ultimo congresso, tutto questo necessita di una governance, una regia, in primo luogo pubblica, di Comune e Provincia. Una regia che dovrà essere supportata dal sistema delle Imprese e delle Associazioni del settore.

Sosteniamo questo da mesi, abbiamo chiesto di far partire a Como un Patto per il lavoro di qualità, perché vogliamo ricordare a tutti che la ricchezza prodotta dal turismo è merito anche delle migliaia di lavoratori che lavorano in questo settore.

La nostra proposta è quella di rilasciare una certificazione di qualità a tutte quelle strutture che assumono forza lavoro applicando i contratti nazionali, le regole per la sicurezza e la formazione. È arrivato il momento che parte di questa ricchezza prodotta venga redistribuita per migliorare le condizioni delle persone che lavorano in questo settore in espansione.

Anche negli alberghi, e in generale nelle strutture ricettive, devono attivarsi tavoli negoziali per sperimentare forme di contrattazione inclusiva. I lavoratori del turismo rappresentano il nuovo proletariato e meritano di partecipare alla redistribuzione di quegli utili che con il loro lavoro contribuiscono a creare.

Esistono già esperienze positive in tal senso anche nel territorio comasco. Un’ultima annotazione: qualsiasi governance, piuttosto che mirare a ridurre i volumi (tutti hanno diritto di visitare Villa Carlotta, e il fatto che l’innovazione e le piattaforme digitali abbiano reso accessibili a tanti alcune delle nostre mete io sostengo sia solo un bene, piuttosto occorrerebbe investire per promuovere la green way della Regina e sviluppare il sistema della Navigazione), si dovrebbe porre il tema di estendere queste presenze durante tutti i mesi dell’anno, intavolando un serio ragionamento sulla destagionalizzazione.

Grazie per l’attenzione.
Giacomo Licata Segretario Generale Camera del Lavoro Territoriale di Como

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3 Commenti

  1. A parte l’uso (o l’abuso) del termine “proletariato” che rimanda alla dialettica delle relazioni industriali degli anni ’70, sono molto positive queste aperture da parte della maggiore Organizzazione Sindacale sull’ipotesi di una “governance” dello sviluppo del business turistico nella nostra zona avanzata dagli imprenditori del settore.
    Tra le tante eccellenze del glorioso passato di Como e dintorni, non si può dimenticare la capacità di fare “sistema” che l’Organizzazione Sindacale e l’Unione Industriali hanno dimostrato durante il periodo più florido del tessile. Basta ricordare che in periodi molto bui a metà degli anni ’80, nel comasco furono siglati i primi accordi sui premi di produttività a livello aziendale. Como allora anche in questo era all’avanguardia e ha fatto scuola.
    Speriamo che riescano ancora a fare “sistema” e a trainare in questa direzione il mondo della politica cittadina. Sarà molto difficile ma la speranza è l’ultima a morire.

  2. A parte il riferimento al “proletariato” che riporta alla dialettica delle relazioni industriali anni “70, trovo molto interessanti le riflessioni della principale Organizzazione Sindacale e degli Imprenditori del settore turistico lette su queste pagine nei giorni scorsi. Tra le eccellenze che Como ha avuto nel suo glorioso passato, un posto di rilievo merita la capacità di far sistema che le OOSS e le Categorie imprenditoriali hanno avuto soprattutto nel settore tessile. Per ricordare uno dei tanti esempi, in periodi bui per i rapporti tra imprese e sindacati, a Como sono stati adottati i primi Accordi che introducevano i Salari di produttività nella contrattazione aziendale. Non c’è che dire allora si era all’avanguardia anche in questo.
    Non ci sono dubbi, la rinascita civile ed economica del nostro territorio non può prescindere dalla capacità che i Sindacati e le Organizzazioni di categoria avranno nel fare “sistema”. Speriamo che anche la politica faccia la sua parte.
    A essere sincero su questo sono meno fiducioso

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