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Un cartello chiamato desiderio. Rimosso l’ufficio di Brenna. Rossotti: “Ho sbagliato, chiedo scusa”

La targa è durata meno di quattro giorni. Installata venerdì scorso, poche ore fa è stata fisicamente rimossa dalla stessa persona che la aveva voluta: l’assessore alla Cultura, Simona Rossotti.

Simona Rossotti, questa sera in Biblioteca

Per riepilogare. Zona uffici cultura di Palazzo Cernezzi, da meno di una settimana è comparso il cartello: Franco Brenna, consigliere comunale, Presidente Commissione 3.

Franco Brenna con l’assessore alle partecipate Adriano Caldara

Brenna è il  più importante esponente della lista civica Insieme per Mario Landriscina. Celeberrimo dentista in città, sofisticato amante e esperto d’arte e cultura.

Como Vittorio Sgarbi in Pinacoteca – Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

Da sempre uomo forte e favorito del sindaco.

Tanto’è vero che praticamente tutti i ruoli di peso da distribuire tra i consiglieri della Lista del primo cittadino sono andati a lui: capogruppo e (sic!) presidente della Commissione Cultura.

Per un anno Brenna è stato il primo consigliere di Landriscina sul fronte culturale, il numero uno di Palazzo Cernezzi, infatti, ha tenuto la delega per sé fino allo scorso luglio quando ha nominato responsabile del settore l’assessore al Turismo, Simona Rossotti.

Quest’ultima ha fortemente voluto che Brenna restasse nella cerchia più stretta dei fedelissimi in assessorato: suggeritore, ispiratore, mano operativa, organizzatore, trampolino sulla città (Rossotti arriva da Cuneo, un pontiere su un territorio nuovo e sconosciuto, certo, è essenziale).

Così nello stesso corridoio (piano terra, palazzina antistante l’Anagrafe) dove ha sede la base operativa dell’assessore è spuntato  un ufficio dedicato a Brenna. Spazio dove il consigliere e Presidente ha già ricevuto visite e svolto colloqui.

Anomalia che pare non aver precedenti storici nel Cernezzi, poiché comunque sempre di un consigliere comunale si tratta, al di là della presidenza di Commissione.

Tanto è bastato per scatenare un giro di malesseri seri (legati all’opportunità della scelta, non al nome di Brenna sempre carissimo al primo cittadino e alla giunta). Non si tratta di gossip di corridoio. L’imbarazzo ha investito le più alte cariche istituzionali alla guida del Comune che hanno ritenuto improvvida la scelta (soprattutto perché non discussa e condivisa).

“L’ho tolta”, ci ha raccontato in serata, Simona Rossotti, riferendosi alla targa.

Lei, fisicamente ha staccato il quadrilatero di plastica?
Certo, chi se no?

Perché l’ha messa, allora?
Cultura e Turismo hanno bisogno di persone capaci, straordinariamente competenti e che sanno lavorare. Brenna è tutto questo, lo dico seriamente: gli ho chiesto una mano e si è detto disponibile

Bene. Ma allora tutti i Presidenti di Commissione (e – perché no? – i capigruppo) dovrebbero avere un ufficio dedicato
Ho trovato naturale e rispettoso dedicagli uno spazio. L’ho fatto con naturalezza

Dunque, proviamo a girare la domanda: perché l’ha tolta?
Perché si è posta la questione, l’avete scritto voi. Io ho ragionato in modo pratico e non politico, guardavo al lavoro. Comunque non è una targa che fa la sostanza. Pensavo a posti di lavoro dove si pratica il coworking

Beh, assessore, il Comune difficilmente può essere uno spazio di lavoro condiviso, è un’Istituzione. E poi, perdoni, quale coworking dedicando uno spazio a una sola persona? Ci sono problemi col sindaco, adesso?
Se ho sbagliato, come chiunque sbaglia, chiedo scusa e faccio un passo indietro. Seriamente e umilmente. La targa era un modo per mettere una persona in condizione di lavorare bene solo per l’interesse della città. Mi dispiace

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3 Commenti

  1. Dopo il presidente-operaio abbiamo ora l’assessore-operaio che munito di cacciavite smonta una targa nel corridoio del Comune e che si sacrifica sull’altare addossandosi ogni responsabilità per la scelta di assegnare ad un presidente di commissione un proprio ufficio. Difficile credere che il Sindaco, che considera quel consigliere comunale il più fidato tra quelli eletto, non sapesse nulla di questa scelta….

  2. La giustificazione e le scuse sconcertano di più dell’iniziativa di concedere a un Consigliere comunale una dotazione non prevista. A volte tacere è meglio.

  3. L’assegnazione di un ufficio a un Consigliere che non ne ha diritto è censurabile. Una volta scoperta, giustificarsi dicendo “…scusate, mi sono sbagliata…”: è ridicolo!!!

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