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Valona-Como: stessa spiaggia, 18 anni dopo. Ardi, il ragazzino venuto dal mare s’è fatto re

La spiaggia albanese di Valona si stendeva lunga, interrotta dal moto ondoso del mare che muoveva un gommone posato sulle acque, fluttuante come una foglia in balia del vento. E proprio lì, in un marzo del 2001 che respirava i primi soffi di primavera, una coppia di genitori salutava il più piccolo dei suoi figli, l’ultimo rimasto in casa, con l’animo gonfio di tristezza.

Un gommone diretto in Italia, verso la speranza di un lavoro stabile. A bordo Ardi Zani, diciotto anni appena.

“Quando sono partito – racconta Zani – avevo emozioni contrastanti. Da una parte c’erano le parole interrotte dal pianto dei miei genitori, dall’altra le ambizioni di un ragazzo che desiderava un futuro prospero”.

Ardi, oggi titolare dell’impresa edile Zani Srl di Como, arrivò sulla spiaggia di Lecce la sera stessa insieme con altre anime in fuga.

“Quella notte dormimmo in un bosco – spiega – e il mattino dopo ci portarono in stazione”.
Coloro che gestivano i clandestini avevano il compito di condurli alla stazione ferroviaria di Lecce, da lì in poi ognuno avrebbe dovuto badare a sé.

“Eravamo inseguiti dalle forze dell’ordine – ricorda – così ci fecero scendere in maniera concitata e lasciai sull’auto i pochi soldi che avevo e le scarpe”. Scalzo e senza soldi salì su un treno diretto a Foggia, un percorso breve che divenne lunghissimo perché, sprovvisto di biglietto, i controllori lo facevano scendere a ogni stazione.

Giunto a Foggia inizia a lavorare come agricoltore, lo stesso mestiere dei suoi genitori, con l’idea di potersi trasferire presto in Inghilterra. La vita, però, spesso ha svolte inaspettate e nove mesi dopo riceve l’invito di un parente che si era stabilito a Nesso.

“Ci sono momenti in cui ti innamori all’istante – dice con un sorriso – e così è stato per me quando ho incontrato Como per la prima volta. La vista che si perde dietro le acque del lago, l’abbondanza di verde, le persone”.

Complice anche una maggiore vicinanza all’Albania, Ardi decide di fermarsi a Como e grazie al parente trova lavoro come manovale in una ditta edile, un mestiere mai svolto prima.
“Avevo tanta voglia di lavorare – continua – e ho un solo modo di fare le cose: dare il massimo per produrre un ottimo risultato”.

La buona volontà non fatica a emergere e pochi anni dopo diventa capocantiere ma la sua energia non si placa portandolo, nel 2005, a realizzare il sogno di mettersi in proprio con un’impresa tutta sua che oggi conta dieci dipendenti.
“Aprire un’azienda mia – spiega – significava anche poter far venire in Italia la mia famiglia. Oggi i miei fratelli lavorano con me”.

Negli anni Ardi ha conseguito due master in gestione manageriale all’università Bocconi e da qualche mese sta studiando inglese. “Ho imparato subito l’italiano perché la necessità ti spinge a reagire in fretta. Sto faticando un po’ di più con l’inglese” ammette con una risata semplice e disarmante.

Nel 2018 è stato eletto vicepresidente del gruppo giovani artigiani di Confartigianato Como e poche settimane fa si è ritagliato qualche giorno di ferie per tornare su quella spiaggia pugliese dove tutto ha avuto inizio.

“Integrarsi non è semplice perché ti manca tutto della tua terra e devi superare numerose avversità. Bisogna lavorare sodo e impegnarsi giorno dopo giorno. A Como ho trovato tanta accoglienza e oggi questa città è la mia casa. Non tornerei in Albania, qui sono felice”.

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3 Commenti

  1. Stupende le considerazioni di Gioele, da portare nelle scuole e condividerle con le nuove generazioni per un mondo migliore

  2. Buonasera,
    Molto interessante ed intelligente il messaggio del signor Gioiele.

    Se impariamo ad essere più umili e premiare-non ostacolare chi merita, senza perdere tempo a cercare i lati negativi delle cose, Costruiremo una società-futuro migliore per tutti,
    con l’impegno, positività, credere in se stessi, è coraggio, i risultati inevitabilmente arrivano.

  3. Sarebbe bello vivere in una società che consenta a tutti, senza discriminazioni di sorta, di sviluppare il proprio talento. Una società ideale dove le diversità di genere, di censo, di ricchezza non riescano a condizionare le opportunità di chi vuole emergere in qualsiasi campo: non una società di uguali ma una società in cui tutti partono dagli stessi blocchi di partenza.
    Il Signor Zani è una persona speciale perché è riuscito a emergere in una società dove le differenze contano ancora tanto. Lui si è affermato da straniero, senza nascere ricco e solo facendo leva sulle proprie capacità e il proprio impegno.
    È il motivo per cui continuo a sorridere quando sento urlare al megafono “prima gli italiani” o “prima i comaschi” o “prima quelli del mio condominio”. Dobbiamo abituarci a dire “prima chi merita”. Sono le persone come il Signor Zani, fino a prova contraria, che fanno da soli la differenza come in passato la fecero gli imprenditori, gli artigiani e tutti i lavoratori che hanno fatto diventare ricca la nostra città.

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