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Viale Varese: così i tecnici comunali hanno stroncato il progetto Majocchi. Le relazioni

E’ difficile non definire come una stroncatura assoluta, totale, radicale quella che i vari uffici competenti del Comune di Como hanno riservato a fine luglio alla proposta dell’impresa Nessi&Majocchi per ampliare e riqualificare il parcheggio a raso di viale Varese.

I documenti con cui i settori Reti e Strade, Mobilità, Verde e Giardini, Commercio hanno portato la giunta a non avviare la procedura per arrivare alla realizzazione dell’opera (tramite gara) sono infatti di una durezza clamorosa.

Cominciamo con il parere del settore Reti, Acque e Strade. Nel documento inoltrato alla giunta si dice che l’incremento dei posti auto sarebbe andato “a scapito di aree dedicate al pedone (marciapiede e giardini lungo le mura storiche), in contrasto con il Piano dei servizi del Pgt vigente che propone nuovi parcheggi centrali sostitutivi di quelli lungo strada”.

Addirittura si affronta il tema del metodo scelto, con seri dubbi: “La soluzione del project financing non pare conveniente per l’amministrazione che potrebbe agire autonomamente assicurando maggiori proventi alle casse comunali”.

Critiche nemmeno troppo velate sono arrivate alle valutazioni economiche proposte da Nessi&Majocchi: “I costi stimati per la realizzazione dell’intervento (circa 4,3 milioni ndr) da una prima analisi del piano economico finanziario appaiono eccessivi, mentre i ricavi per la gestione trentennale (circa 43 milioni ndr) appaiono sottostimati”. Viene inoltre evidenziato che il “costo unitario per posto auto aggiuntivo” sarebbe stato notevolissimo, ovvero “pari a 51.500 euro”.

Bocciato anche “l’uso delle sbarre per il controllo degli accessi” che “confligge con la necessaria via di fuga in corrispondenza del varco telematico ztl di via Cinque Giornate e costituisce intrusione visiva, unitamente a quella prodotta dalle auto disposte a pettine in doppia fila, in ambito sottoposto a vincolo paesaggistico”.

Scetticismo anche sulla ipotizzata concessione trentennale del viale ai privati poiché “spazio urbano strategico dal punto di vista storico e paesaggistico” che, affidato ai privati, avrebbe anche impedito eventuali interventi sul girone.

Il settore Parchi e Giardini ha detto no per tre motivi principali: “L’abbattimento di 65 alberi adulti costituenti l’intero filare arboreo intermedio di viale Varese” oltre a due aceri di fronte alle Orsoline; il rischio di danneggiamenti ad altre piante; e poi il fatto che “non risulta(va) chiaro come si concretizzi la valorizzazione delle mura e dell’area a verde”.

Poi è stato il turno del settore Commercio, Attività Economiche, Cultura, Musei e Biblioteca. In questo caso si sollevavano le problematiche pratiche rispetto alla gestione (e alla necessaria revoca) delle concessioni per gli operatori di mercati e fiere nel tratto verso Torre Gattoni, una volta occupato dal parcheggio concesso ai privati.

Poi il Settore Mobilità, che ha ribadito il conflitto con il nuovo Pgt che più che favorire l’aumento dei posti a raso in centro “persegue l’obiettivo di riqualificazione dei nuclei storici della città murata e la riduzione generalizzata dello stazionamento lungo strada a favore di pedoni, ciclisti, trasporto pubblico collettivo”, oltre a puntare su autosili (teoricamente previsti a San Rocchetto per 200 posti e in via Torriani per circa 250).

Il settore ha poi sottolineato che le sbarre avrebbero potuto “determinare accodamenti con ripercussioni negative sulla fluidità e la sicurezza della circolazione” e costringere “i residenti con accesso carraio privato esistente lungo le mura al passaggio nel parcheggio assieme ad altri utenti con forti disagi”.

Criticato poi il fatto che durante i primi 7 mesi di cantiere si sarebbe avuto “il dimezzamento dell’offerta di sosta esistente”, così come è stato giudicato “non adeguato” il percorso ciclopedonale proposto a corredo del parcheggio.

E ancora: “Non è presente nello studio di fattibilità uno specifico studio riguardante l’impatto viabilistico che l’aumento dei posti auto causerebbe sulla viabilità dell’intera area”; sottolineata inoltre “la perdita degli incassi derivanti dal pagamento della sosta per la società in house Csu (che nel 2017 ha incassato 646mila euro, mentre il Comune con i privati avrebbe incassato un canone di concessione di 450mila euro, ndr)”.

Sul fronte dei numeri, ecco le cifre definitive: il ricavo annuale stimato da Nessi&Majocchi era di un milione e 192mila euro, con revisione delle tariffe (1,50 euro la prima ora, 2 dalla seconda) ogni 5 anni.

Da tutte queste argomentazioni, dunque, lo scorso 30 luglio è nato il no della giunta (fatta eccezione per le astensioni degli assessori Marco Butti e Marco Galli).

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4 Commenti

  1. Finalmente qualcun altro che ha notato i costi abnormi: 50 mila euro è il prezzo di due box auto, non di un parcheggio a raso e una striscia di asfalto.
    Assolutamente ridicolo.
    Ridicolo come chi, dopo una relazione del genere, nemmeno ha avuto il coraggio di votare contro.

  2. Caro Minatta, nessuno ti obbliga a commentare.
    Se non avevi niente da dire bastava non scrivere nulla: avresti risparmiato tempo e bytes…

  3. La pagina vuota di questo giornale recita :” lascia il tuo commento”
    Visti gli articoli presenti nel giornale, preferisco valutare il pezzo riguardante Viale Varese così:
    no comment

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