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Cinque sensi

Rosazza Prin, il lariano di Masterchef All Star (uscito) accusa Como: “Altezzosa”

Quando ho incontrato per la prima volta Maurizio Rosazza Prin (“Masterchef” di Lurate Caccivio trapiantato a Milano, medaglia d’argento alla seconda edizione dello showcooking televisivo e ora protagonista di Masterchef All Stars in onda da giovedì su Sky Uno) era solo un amico di mio fratello che cercava un posto in cui dipingere.

Era il 2005, gli abbiamo dato le chiavi di una casa vuota e lui, in un attimo, l’ha riempita di quadri, disegni sui muri, scritte e energia. Ed è diventato una presenza fissa (e attesa) a tavola, quando arrivava sporco di colore a sedersi a pranzare con noi e a farsi del male con la cucina di mia mamma.

Finché un giorno, a Pasqua, ha detto “il pranzo lo cucino io” ed è stato come se la sua pittura all’improvviso fosse finita su un piatto: talento, creatività, passione, divertimento e voglia di osare tutte insieme nell’ultimo (unico) pranzo di Pasqua che ricordiamo come memorabile.

E quando un giorno è venuto a cena da me e ci ha detto “vado a Masterchef”, oltre a farmi vergognare per il takeaway cinese che gli avevo fatto trovare, non mi ha stupita. Come non mi stupisce che adesso sia uno dei 16 concorrenti di Masterchef All Stars (uscito poi lo scorso 27 dicembre) .

Perché Maurizio è esattamente come quel piatto che ha cucinato per noi quel giorno di Pasqua e non potevi aspettarti altro da lui, che ha iniziato come per una sorta di reazione uguale e contraria a un’infanzia segnata dalle tre P (“pastina, prosciutto e piadina. Era il menù di ogni sera di mia mamma che è capace di bruciare arrosti 53 domeniche su 54”) e oggi ha 48 mila followers su Istagram, un blog in cui racconta le sue ricette, un brand (Chissenefood) che è la sua filosofia e una vita “che è come una tournée dei Guns ‘n Roses ma senza sesso”.

“A 7 anni ho deciso che, per mangiare qualcosa di decente, dovevo cucinarmelo da solo e ho preparato il mio primo piatto di pasta. E da lì non ho più smesso”. Niente corsi di cucina ma neanche puro istinto e creatività: “Ho imparato a cucinare leggendo libri e guardando trasmissioni televisive ma cucinare è una dote: o ce l’hai o non ce l’hai. Non basta imparare a memoria le ricette – racconta – Io apro il frigo e capisco al volo dove andrò a finire, è una sorta di istinto a cui poi, ovviamente, servono regole”. Perché Maurizio, in realtà, non è il genio e sregolatezza che ti aspetteresti: “La creatività secondo me non deve nascere dal disordine. Nel mio caso è una lucida creatività che nasce da un ordine predefinito e poi da lì posso permettermi di fare delle evoluzioni. E’ come la pittura: solo una volta imparata la tecnica puoi permetterti di romperla”.

E da qui nascono ricette perfette ma anche, raramente, “errori clamorosi come la pastella con birra e farina di ceci che ho provato a fare qualche settimana fa. Un blob orrendo da non riprovare mai più. Anzi, ve la consiglio per i vostri nemici o per i parenti a Natale”.

Ma Maurizio a casa da solo scongela surgelati come noi comuni mortali? Certo! Quando sono da solo cerco di essere veloce (e di sporcare piatti il meno possibile). Cucinare è un gesto che compio per gli altri, viceversa sarebbe una sorta di onanismo preparare 25 cose e poi mangiare da solo (ride).

L’uomo che cucina, si sa, alle donne piace
Ma io non cucino mai al primo appuntamento per conquistare una donna. Cucinare è una cosa intima e non si fa per sedurre. Io cucino solo quando c’è intimità perché poi ti dedico un piatto e non mi metto a fare per te cose che ho già fatto per altre persone.

A Natale cucinerai? (questa intervista è uscita su ComoZero Settimanale del 22 dicembre)
Sto cucinando da un mese per pubblicare ricette su Instagram e sul mio blog e a Natale mi farò coccolare da altri. Anche perché a me piace cucinare ma non mi diverto a farlo”.

Come?
Si, lo faccio perché sono estremamente capace ma non cucino perché mi fa rilassare. Impegna molte energie mentali. Però è figo perché la fatica si materializza in qualcosa che ha una forma, un sapore e entra in un contatto intimo con il tuo fruitore.

A Como? La tournèe ti porterà qui?
Vivo di espedienti legati al mondo della cucina e vado a cucinare in tutta Italia e anche in Svizzera ma, in questi ultimi 5 anni, l’unica attenzione che mi è mancata è quella di Como. Eppure personaggi come Caranchini o Lopriore hanno acceso l’attenzione sulla cucina di alto livello anche qui. Eppure Como resta altezzosa, con un atteggiamento di inutile distanza. Ed è un peccato che la città che ami e in cui sei nato è proprio quella che non ti da mai la soddisfazione di essere con te”.

Il pezzo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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