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Cultura e Spettacolo

Nella notte, un “privé”. Per il museo alla Casa del Fascio e il Razionalismo nell’Unesco

Ieri sera tardi, uno usciva dall’aula del consiglio comunale e si imbatteva in loro e in quel (modesto) privé-demodé. Non nascosti, più semplicemente appartati nell’atrio del palazzo, dopo lo scalone d’ingresso. Immagine un po’ da baita anni ’60 un po’ da tinello alla buona, non avrebbero guastato il caminetto, tre bicchieri di Sherry e la testa del cervo appesa alla parete. Eppure il trio assiso sulle poltroncine di pezza pare sia il nucleo fondante per il futuro e la valorizzazione del Razionalismo comasco, a partire dalla Casa del Fascio.

I protagonisti, ai quali dopo si è aggiunto il sindaco Mario Landriscina,  sono l’architetto Attilio Terragni (autorità sul tema, discendente proprio di “quel” Terragni e già candidato per Fratelli d’Italia lo scorso anno), il consigliere della civica “Insieme” con la passione per la cultura, Franco Brenna, e il consigliere e parlamentare della Lega, Claudio Borghi (collezionista con opera astrattista esposta alla Fondazione Prada in questi giorni, appassionato e nome pesante ai piani alti del partito di Salvini).

La discussione è stata coperta da un muro di sorrisi e pochissime parole, alla fine. Ma il concetto è chiaro: quello sarà il nucleo fondamentale per ogni iniziativa (locale e nazionale) tesa a fare della Casa del Fascio “il più grande museo d’arte moderna del Nord Italia”, nello specifico per “arte moderna, architettura e design”, esattamente come scritto nel programma ufficiale di Matteo Salvini. Volontà di potenza artistica che dovrebbe coinvolgere a pieno titolo anche il palazzo dell’Uli – Unione Lavoratori dell’Industria, sede odierna dell’ex Asl alle spalle del capolavoro di Terragni, sorto tra il 1938 e il 1943 dai padri architetti Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri e Luigi Origoni (anche se più volte modificato nel corso degli anni e terminato solo nel 1966).

E non è finita, perché l’obiettivo altrettanto, se non più ambizioso è avviare il procedimento per richiedere l’inserimento dell’eredità dell’architettura di Giuseppe Terragni e più in generale dell’architettura razionalista di Como nel patrimonio dell’Unesco, con tutto quello che ne può discendere (eventi, corsi specialistici, stage, workshop attorno al tema dell’architettura razionalista, studi e ricerche sui beni culturali relativi all’architettura di Giuseppe Terragni e sulla loro tutela, percorsi ecc).

“Si stanno mettendo le basi per un discorso generale legato al Razionalismo – ha poi confermato Landriscina, pur senza scendere nei dettagli – Il primo passo è formare un gruppo di lavoro competente e preparato e a Como abbiamo sicuramente persone con queste capacità. Siamo all’inizio ma certamente la direzione è giusta”.

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Un commento

  1. Dare una precisa connotazione politica ad un Artista..Così mi permetto di definire un grande Architetto, mi sembra irriverente.

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