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Il ghigno di Favara: “Fanetti, sono i fallimenti di Traglio e Lucini il tema. Non Renzi”

Si vede meno sulla scena pubblica, dopo l’addio a Palazzo Cernezzi nel giugno 2017. Ma quella sorta di “eminenza grigia” del Pd comasco che risponde al nome di Gioacchino Favara le sale, le stanze i corridoi della politica (non solo dem) li frequenta ancora, eccome. E ieri, quando ha visto l’intervista del capogruppo Pd di Como Stefano Fanetti – che ha aperto un enorme dibattito interno ai dem – è trasalito. A modo suo, con quel ghigno vispo e siciliano che può accarezzare o uccidere (politicamente) a seconda delle occasioni. Oggi, la seconda.

“Questa specie di piazzale Loreto per Matteo Renzi inscenata da Fanetti mi pare assurda, senza fondamento – afferma – Certo, ha commesso errori sia da segretario nazionale del Pd sia da premier. Ma chi non li ha commessi in 70 anni di democrazia? La verità è che il governo Renzi ha portato l’Italia fuori dalla peggior crisi economica della storia, ha portato avanti riforme importanti, ha formato comunque un gruppo dirigente, nel 2014 ha portato il Pd al 40%. Gli errori successivi ci sono stati, sono evidenti. Le sconfitte elettorali sono lì da vedere. Ma oggi Matteo Renzi resta ancora il riferimento vero del Partito Democratico”.

“Tutto sommato – prosegue Favara – ancora alle sue scelte si devono un ottimo premier come Gentiloni e un presidente della Repubblica come Mattarella. Ma anche soltanto guardando in casa d’altri, quante volte abbiamo dato Silvio Berlusconi per “morto”? Decine, eppure è ancora lì. E Renzi è molto più giovane. E poi mi chiedo: ma sul serio ci vogliamo affidare a Maurizio Martina per il futuro?”. La domanda si chiude con una risata retorica dello stesso Favara.

“A differenza di quanto sostiene Fanetti, non si è chiusa un’epoca è semplicemente finito un periodo – aggiunge l’ex consigliere comunale – E io spero con tutte le mie forze che non se apra uno che ci veda alleati con il Movimento Cinque Stelle, con cui non condividiamo nulla, rispetto a cui siamo diversissimi e per fortuna. Abbiamo programmi diversi, visioni diverse, progetti diversi. Forse ce la possiamo giocare sugli insulti dati e ricevuti, ma su questo piano vogliamo scendere per rilanciare il PD?”.

L’affondo si fa più affilato quando si torna sullo scenario comasco.

“In realtà – afferma Favara – nelle parole di Fanetti io leggo la volontà di scaricare anche Maurizio Traglio e quella scelta di un anno fa, che alla fine va a comprendere anche quella di 5 anni prima con Mario Lucini. Due fallimenti evidenti che dicono una cosa sola: il Pd deve smetterla di cercare altrove la sua classe dirigente, i suoi uomini e le sue donne da proporre agli elettori o per il governo di Como. E’ ora che il Partito Democratico comasco torni a formare, crescere, lanciare una propria classe dirigente senza affidarsi a persone avulse dalla realtà politica, senza esperienza e dunque vittime designate di errori clamorosi e sconfitte politiche. Questa è la vera urgenza, su questo dovrebbe fare davvero il mea culpa Fanetti e di tutti i “luciniani” e “tragliani”, cioè di chi ha voluto, avallato e difeso alla cieca quelle decisioni che hanno impoverito il partito e prodotto insuccessi. E’ ora che finisca la scelta dei candidati attraverso il giro degli oratori di Como”.

“Io poi non sono abituato a sputare nel piatto dove mangio – aggiunge Favara – Non sono mai stato renziano, ma oggi difendo Renzi. E chi si è schierato apertamente con lui, a partire da Alberto Gaffuri che comunque con le Lariopolde a Como aveva provato a dare una ventata di aria fresca, a portare un modo diverso, moderno di fare politica e non soltanto di spacciare emozioni snob, come dice Fanetti. Spero che gente come Alberto trovi finalmente spazio in questo partito, ora. Mentre dovrebbero farsi da parte tutti coloro che oggi criticano i salotti, il bel mondo comasco e oggi lo disconosce”.

“Il punto è sempre lo stesso – chiude l’ex consigliere comasco dei dem – Si può dialogare con tutti, con Traglio, con Gori, con i salotti, con le fasce più deboli o con il nostro elettorato storico. Ma non bisogna prendere ordini da queste figure, bisogna proporsi con uomini credibili, senza più cercare assurdi demiurghi all’esterno, ma preparando una classe dirigente del partito che non sia più subalterna e passiva. Perché quello è stato il vero problema, anche a Como, in questi anni: sfruttare Renzi per giustificare qualsiasi scelta utile a coprire i fallimenti di un gruppo dirigente locale che ha fallito. Tutto qui”.

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Un commento

  1. Favara dice cose condivisibili in modo particolare cancellare il vecchio quadro dirigente fatto da quattro amici al Bar Sport e che poi vanno anche in balera. La politica è cosa molto seria.

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