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INTERVISTA -Emergenza Gelo, Bernasconi (Caritas): “La stazione non serve, li stiamo convincendo”

“Abbiamo già convinto alcuni tra i più i resistenti, tanto che ieri sera i letti sono aumentati. Non credo davvero sia utile aprire la stazione di San Giovanni”. La voce di Roberto Bernasconi è sempre quella: piena, profonda, talora totale. Ma l’autorevolezza non arriva (solo) dal timbro (che finché non gli scappa un sorriso a volte incute timore, ma del tipo reverenziale) piuttosto da un’esperienza continua, sistematica, senza sosta in favore “di ogni povertà, di ogni bisogno”. Si tratti di senzatetto, di migranti, di disagiati di ogni tipo.
Abbiamo riportato ogni posizione, ne abbiamo anche espresse, circa la questione (si perdoni la sintesi giornalistica) “emergenza gelo”.

Insomma, in questi giorni abbiamo chiacchierato a lungo con il Direttore della Caritas che oggi, dopo un lungo confronto pomeridiano con tutte le realtà attive in queste ore, ha tracciato un bilancio sul fronte gelo e senza fissa dimora.
Il caso è esploso lunedì quando la capogruppo di Fratelli d’Italia (partito di maggioranza), Patrizia Maesani, in consiglio comunale a Como si è appellata al sindaco perché aprisse la stazione San Giovanni a quei senzatetto che, per svariate ragioni, non se la sentono di accettare aiuti dai dormitori o comunque dalle Associazioni attive nell’ambito del Tavolo per la Grave Marginalità. Il primo cittadino, Mario Landriscina, tramite l’assessore ai Servizi Sociali e vicesindaco, Alessandra Locatelli, ha bocciato seccamente la proposta. Bernasconi dunque è d’accordo.

Emergenza gelo: la cronistoria di questi giorni

Bernasconi, perché dice no all’ipotesi di aprire la stazione?

Perché offriamo tutto quanto può servire a superare non solo queste notti di gelo ma l’intero inverno. Siamo forse l’unica città che dispone di letti la notte, colazione la mattina, pranzo, merenda e cena. Le strutture ci sono e l’aiuto viene offerto

A sinistra il vescovo Oscar Cantoni, a destra il direttore della Caritas Roberto Bernasconi. Foto da: settimanalediocesidicomo.it

E i più riottosi, quanti davvero non riescono a accettare i vostri servizi, che fine fanno?

Intanto posso dire che già ieri ne abbiamo convinti alcuni: i posti letto occupati sono aumentati. Abbiamo 300 volontari attivi, considerando tutta la rete e tutte le associazioni, che peraltro lavorano ininterrottamente. Per quelli che non vogliono il dormitorio c’è l’assistenza notturna in strada: siamo sempre sul campo. Aggiungo, i volontari sono persone che non stanno a casa a guardare la Tv, che spesso rinunciano alla famiglia. E’ una cosa bellissima, la parte sana della città

Ma se qualcuno, rifiutato ogni aiuto, dovesse morire?

Sarebbe dolorosissimo ma dobbiamo anche rispettare le scelte personali. In questi anni abbiamo accompagnato numerose persone alla morte nel riguardo delle decisioni individuali. Ci siamo assicurati che ciascuno avesse un’ultima parte di vita dignitosa

E libera, giusto

Esattamente. Vede, sembra cattivo quanto dico ma non è così

Non è cattivo, va spiegato. Peraltro da chi è in prima linea

Chi entra nei dormitori, nelle mense, in ciascun servizio deve capire che vi sono regole. Regole che servono agli individui a non essere disadattati per sempre

Altrimenti è solo assistenzialismo

Esatto. Non posso solo darti da mangiare, da dormire e assistenza sanitaria punto. Questo significa galleggiare, chi riceve aiuto deve partecipare per ambire a una vita migliore

A proposito di assistenza sanitaria…

Ecco, la nostra è immediata. Poi dirigiamo anche verso le visite specialistiche, gli ospedali, gli ambulatori

Ieri abbiamo intervistato Giovanni, un senza fissa dimora che vive in quello che chiama “il mio buco”, al massimo accetterebbe di andare in stazione per far fronte al freddo. Davvero, non è una possibilità anche solo per questa emergenza contingente?

No, non lo è. Si è parlato anche di una donna che vive in via Dante. Mi creda: è di origini straniere, la sua famiglia vive a Como da tempo ed è benestante. Quando i parenti si avvicinano, li caccia. Ricorda? Al tempo dell’emergenza migranti (estate 2016, Ndr) sono stato il primo a chiedere che la stazione restasse aperta il tempo necessario. Oggi non serve. Noi siamo pronti da dicembre e non solo per questi giorni, per tutta la stagione fredda

Tornando alla donna di via Dante, ci sono inferni personali da comprendere

Il nostro interesse è per tutti e per ogni povertà, per ogni tragedia. Confesso: io aggredisco in modo incosciente ogni emergenza. I miei compagni di viaggio dicono che prendo la goletta e parto all’assalto. Non sono lontano dalle tragedie ma poi devo agire con razionalità. Ogni persona accolta deve mettere del proprio, deve partecipare all’aiuto, non può stazionare. Deve avere una vita positiva e può averla solo se agisce in modo consapevole all’interno della rete di aiuti. Non passivamente

Mentre scrivo l’intervista  leggo alcune sue dichiarazioni: denuncia un certo sensazionalismo della stampa “a caccia di scoop” sull’emergenza freddo

Molti giornali nazionali lo hanno fatto

Nazionali?

Sì. Poi anche nei giorni del rogo che ha visto morire a Como i quattro bambini si è detto troppo

Scusi ma noi non c’eravamo ancora

Ha ragione

Direttore, i numeri dicono sempre poco, non sono storie. Ma è importante capire l’impatto del problema in questi giorni. Quante persone ospitate oggi, anzi: adesso?

Dunque: 51 nei tendoni, 40 in via Sirtori, 54 all’Ozanam di via Napoleona, altri 40 nell’Ozanam di via Cosenz, 20 dai padri Comboniani di Rebbio, altri 20 o 30 sempre a Rebbio in parrocchia da don Giusto della Valle

Insomma, c’è spazio. Lo abbiamo sempre scritto teniamo che si sappia: non abbiamo mai parlato di una vostra carenza. Mai. Poi possiamo avere anche visioni diverse. E nemmeno troppo, in realtà

Certo, ci mancherebbe. Comunque è vero, lo avete specificato sempre. E se vi fosse bisogno di altro spazio possiamo averne. I letti non mancano e non mancano i pasti

Ci sentiamo domani?

No, domani no. Saranno giorni difficili. Lunedì, dai

Va bene, grazie. Il suo punto di vista è reale, mette le mani nelle cose, comunque la si pensi

Grazie a lei

(E sorride, finalmente)

Emergenza gelo: la cronistoria di questi giorni

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