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Locatelli, appello a Como: “Rose e mendicanti, non date un euro. Cattivi? Il popolo ha scelto”

“Uno spot”, “una prova di forza contro i più deboli”, “non sono questi i problemi di Como”. Queste (alcune qui) sono soltanto tre delle critiche – le meno crude – che si sono abbattute sul blitz della polizia locale dell’8 Marzo scorso contro i venditori di mimose (789 mazzi sequestrati e 18mila euro di multe). Ma il vicesindaco-sceriffo, nonché deputato della Lega, Alessandra Locatelli (foto Pozzoni in copertina) non ci sta. E replica alle critiche. A muso duro, as usual.

“Cattivi noi? Ma non scherziamo, non c’è alcuna volontà di seminare terrore. C’è una volontà politica, quella sì: rendere la città più vivibile e contrastare i fenomeni delle vendite abusive e dell’accattonaggio molesto. E andremo avanti, su questo non c’è alcun dubbio”.

In molti, però, hanno criticato lo spiegamento di forze dell’8 marzo, giudicato spropositato per il singolo giorno mentre il fenomeno prolifera per il resto dell’anno.
Non è così. Mendicanti, accattoni e venditori abusivi erano certamente molti di più grazie alle politiche di apertura indiscriminata a chiunque della giunta e del governo precedenti. Avevo orrore, ai tempi, quando passavo per il centro e ne vedevo uno ogni dieci metri. Con noi la situazione è migliorata, sono molti meno. E poi è il popolo, con il voto, che ha scelto la linea politica che preferisce su questi fenomeni.

Eppure proprio l’8 marzo lo spiegamento di forze è stato enorme, segno che forse il tema è intatto o quasi.
L’8 marzo è uno dei giorni in cui il fenomeno dei venditori abusivi aumenta a dismisura dunque l’azione di contrasto cresce in proporzione. L’attenzione però c’è tutto l’anno: noi stiamo dalla parte di chi lavora onestamente, paga le tasse e non può subire concorrenza sleale. Tra l’altro i sequestri di merce sono stati fatti anche in altri periodi dell’anno.

Un’altra accusa: prendersela con i venditori in strada significa attaccare gli anelli deboli di una catena che ha nel racket a monte la vera origine.
E’ vero che il racket che sta sopra i singoli è il fulcro. Ma questo non può significare tollerare gli abusi e le irregolarità quotidiane in città. Sono due piani diversi che devono viaggiare in parallelo.

Ma crede seriamente che così tanti comaschi si sentano minacciati o intimiditi dai venditori di fiori o di collanine?
Credo che a volte l’atteggiamento molesto e invadente sia un grave disturbo. Prendiamo il caso dei parcheggiatori abusivi: ho conosciuto casi di cittadini letteralmente spaventati perché temevano che non dare una moneta potesse portare al danneggiamento dell’auto per ripicca. Questo è inaccettabile e grazie al grande contributo del Decreto Salvini ora abbiamo più strumenti per agire su tutti questi fronti.

Ma i blitz in grande stile contro i venditori di mimose che effetto crede possano portare, in concreto?
Fare da deterrente, innanzitutto. E non soltanto rispetto ai venditori stessi, ma anche per i cittadini. Anzi a questo proposito vorrei fare un appello ai comaschi: non date monetine ai mendicanti, neanche un euro. Non alimentate un fenomeno che confina spesso con la delinquenza.

Ultima curiosità: lei ha mai dato una monetina a un questuante?
A mendicanti e accattoni mai. Ad artisti di strada seri, veri, ottimi musicisti è capitato. A chi strimpella e disturba con casse e microfoni mai.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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9 Commenti

  1. Sono stati votati da alcuni ed automaticamente lo chiamano popolo! Ahahah ma come si fa ad essere così ottusi? Al massimo rappresentano una parte, ben minoritaria, del popolo

  2. “Il popolo ha scelto”

    Dopo l’alleanza con i grillini, stanno imparando gli stessi slogan, avanti così!

  3. A due anni dall’inizio dell’amministrazione,non vedo la sicurezza che è stata sbandierata in campagna elettorale e trattandosi di una città saranno stati i cittadini a scegliere dalla Treccani popolo In generale, il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l’unità e l’indipendenza politica siano state realizzate. Nella terminologia giuridica, il complesso degli individui cui sono attribuiti i diritti di cittadinanza nello stato. Secondo la Costituzione italiana (art. 1), la sovranità appartiene al p., inteso questo come l’insieme di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; essa però non è esercitata dal p. direttamente (salvo che per il referendum), ma indirettamente attraverso gli organi cui la Costituzione stessa attribuisce la rappresentanza.,e come dice la Costituzione i nostri rappresentanti dovrebbero esercitare il Nostro Volere non il loro,cosa che forse la Signora Vicesindaco non ha inteso ,in quanto dalle sue dichiarazioni traspare la sua volontà,la sicurezza è una cosa diversa ,ed in due anni non mi sembra sia migliorata.

  4. Avevano promesso e continuano a promettere nella loro infinita campagna elettorale che avrebbero liberato le strade dai mendicanti. Adesso chiedono ai cittadini di non fare l’elemosina. Evidentemente i mendicanti sono ancora li.
    Io per principio non faccio l’elemosina a nessuno (si lavora per vivere)…ma a breve con l’introduzione del reddito di cittadinanza, grazie alla Lega al Governo, l’elemosina di Stato la pagherò anche io e senza volerlo….

  5. Buongiorno
    Ho avuto occasione di incontrare personalmente
    l’ Onorevole Alessandra Locatelli, ho trovato una persona molto interessante, disponibile, umana, intelligente che veramente è interessata a contribuire al miglioramento di questo, ormai, povero Paese!
    In verità non mi trovo d’accordo proprio su tutti i punti del programma espresso dalla Lega nelle ultime poetiche, ma condivido il pensiero dell’onorevole Locatelli riguardo alla questione mimose abusive e questuanti in centro storico a Como! Per il lavoro di fattorino che faccio mi trovo, soprattutto al mattino, a girare a piedi per uffici pubblici e privati, incontro parecchi ragazzi che chiedono la classica monetina, qualcuno con educazione, qualcuno un po’ meno, qualcuno con estrema prepotenza, tipo i parcheggiatori abusivi. Il mio stipendio per la metà dovrei devolverlo a loro per beneficenza se dovessi rispondere positivamente alle numerose richieste! Mi è capitato di incontrarli anche in qualche negozio presi nell’acquisto di un cappellino pagando 15 euro in monetine (prezioso strumento di lavoro), deduco che non è la fame a spingerli a elemosinare, non voglio parlare dei cellulari ultimo modello sicuramente meglio del mio vecchio smartphone!
    Quindi io non gli do proprio nulla! Se tutti si comportassero così non sarebbero sfruttati dai loro boss e forse vivrebbero più sereni!

  6. Constato che vi piace sfrucugliare la Locatelli sempre su queste tematiche, decisamente trite e ritrite. Lo fate per provocare reazioni o con quale altro recondito intendimento? Vi prego, basta

    1. Guarda che è sano e democratico criticare chi ci governa, se lo fa male. E bene fanno i giornali (quelli seri come questo) a tenere alta l’attenzione sulla gestione politica della città, stimolando il dibattito.
      Se vuoi vivere in uno stato dove sia vietata la critica sei libero di trasferirti in qualche dittatura delle banane in Sudamerica.

  7. Rispondo con una poesia di Bertolt Brecht alle parole del vicesindaco di Como. Io non ne avrei altre per replicare a una logica così ferrea, direi patologica, e disumana.

    Bertolt Brecht, A coloro che verranno

    Davvero, vivo in tempi bui!
    La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
    vuol dire insensibilità. Chi ride,
    la notizia atroce
    non l’ha saputa ancora.

    Quali tempi sono questi, quando
    discorrere d’alberi è quasi un delitto,
    perché su troppe stragi comporta silenzio!
    E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
    mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
    che sono nell’affanno?

    È vero: ancora mi guadagno da vivere.
    Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
    di quel che faccio m’autorizza a sfamarmi.
    Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
    e sono perduto).

    “Mangia e bevi!”, mi dicono: “E sii contento di averne”.
    Ma come posso io mangiare e bere, quando
    quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
    manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?
    Eppure mangio e bevo.

    Vorrei anche essere un saggio.
    Nei libri antichi è scritta la saggezza:
    lasciar le contese del mondo e il tempo breve
    senza tema trascorrere.
    Spogliarsi di violenza,
    render bene per male,
    non soddisfare i desideri, anzi
    dimenticarli, dicono, è saggezza.
    Tutto questo io non posso:
    davvero, vivo in tempi bui!
    Nelle città venni al tempo del disordine,
    quando la fame regnava.
    Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
    e mi ribellai insieme a loro.
    Così il tempo passò
    che sulla terra m’era stato dato.

    Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
    Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
    Feci all’amore senza badarci
    e la natura la guardai con impazienza.
    Così il tempo passò
    che sulla terra m’era stato dato.

    Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
    La parola mi tradiva al carnefice.
    Poco era in mio potere. Ma i potenti
    posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
    Così il tempo passò
    che sulla terra m’era stato dato.

    Le forze erano misere. La meta
    era molto remota.
    La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
    quasi inattingibile.
    Così il tempo passò
    che sulla terra m’era stato dato.
    Voi che sarete emersi dai gorghi
    dove fummo travolti
    pensate
    quando parlate delle nostre debolezze
    anche ai tempi bui
    cui voi siete scampati.

    Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
    attraverso le guerre di classe, disperati
    quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.

    Eppure lo sappiamo:
    anche l’odio contro la bassezza
    stravolge il viso.
    Anche l’ira per l’ingiustizia
    fa roca la voce. Oh, noi
    che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
    noi non si poté essere gentili.

    Ma voi, quando sarà venuta l’ora
    che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
    pensate a noi

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