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Paolo Martinelli, principe di Tavernola. Politico, manager e (all’alba) netturbino

Che gli piacciano ordine e pulizia, lo capisci anche solo trovandotelo di fronte: capelli rasati, volto pulito e perfettamente simmetrico, abiti impeccabili (casual di giorno, completo sartoriale e cravatta nelle sere di consiglio comunale). Gentile nei modi, sovente imperscrutabile nello sguardo, è chiaro che dopo una prima fase di rodaggio, inizia a prendere gusto con i riti e i blitz della politica.

Qualche giorno fa, all’improvviso, dopo tre quarti d’ora di commissione trascorsi ad ascoltare diligentemente gli altri, di colpo ha preso la parola. Ed è riuscito a mischiare in maniera mirabile la compostezza tipica a una veemenza verbale irrefrenabile nell’incalzare l’assessore Vincenzo Bella sui temi del traffico e della sosta. Un panzer gentile, capace di zittire la sala.

Potenza del principe di Tavernola, alias Paolo Martinelli. L’uomo che se Alessandro Rapinese ne avesse avuti 3 o 4 in lista, non sarebbe soltanto sindaco di Como ma probabilmente avrebbe potuto fondare una repubblica autonoma.
Il perché è presto detto, Paolo Martinelli – classe ’83, madre altoatesina e padre comasco, casa ovviamente a Tavernola – alle scorse elezioni si è buttato. E nel volgere di qualche settimana di campagna elettorale, si è portato via 413 preferenze. E questo, volendo, è il meno. Piuttosto, la lista di Rapinese nella zona di Tavernola è arrivata a un fantascientifico 42% (la Lega si è fermata al 7%, il Pd all’8, per dire).

Quando ricorda quel dato – o gli viene ricordato – è uno dei rari momenti in cui il cipiglio austroungarico del Martinelli diventa un sorriso. Ma veniamo al dunque. Che è lo stesso e un altro al tempo stesso.

Il pretesto per puntare il riflettore sul consigliere è nato da un rumor circolante da tempo. Il seguente: “Ma lo sapete che il Paolo quasi ogni mattina esce di casa alle 6-6.30 e ramazza il quartiere, prima di andare a lavorare?”. No, non lo sapevamo. Finché non è arrivata a corredo anche una foto mezza rubacchiata. Lui non lo dice in giro d’altronde. E nell’immagine il volto non si vede. Ovviamente, abbiamo chiesto.

“Sì, sì è vero – dice lui – ma non so, forse non è il caso di dirlo. Non vorrei che si fraintendesse”. Che un consigliere comunale – peraltro manager nell’azienda di famiglia, settore impiantistico, per cui segue la parte gestionale e organizzativa dei cantieri in tutta Italia – al cantar del gallo prenda la scopa e vada a nettare le strade del quartiere per un’oretta abbondante non è proprio comune, però.

“Ma lo faccio da sempre, da quando era piccolo – ribatte lui – Per me pulizia e ordine sono fondamentali, figuriamoci dove vivo”. E così, sveglia anche prima delle 6, jeans, scopa e via: all’opera nella zona del distributore vicino al Bennet di Tavernola, nei dintorni, sui marciapiedi, in via Asiago e limitrofi. “Se tutti facessimo così, la città sarebbe migliore. Ma la mia è una scelta personale, ci mancherebbe. Ma non so se è il caso…”.

Massì, è il caso. Una curiosità diversa dal consueto tran-tran politico cittadino, male non può fare. E intanto, per il principe di Tavernola, già si avvicina l’ora della prossima ramazzata.

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