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Paratie, il Comune ritenta: vuole 3 milioni dagli ex progettisti. Intanto ne spende 100mila

Nuovo capitolo (tra i tanti, infiniti capitoli) della vicenda paratie sul fronte legale. O meglio, per essere precisi, nuovo tentativo del Comune di Como di attaccare il portafogli dei tre progettisti originari dell’opera, Ugo Majone, Carlo Terragni e Renato Conti (i cui lavori iniziali, però, ora risultano in larga parte stravolti).

Dopo l’infausto esito del primo grado, infatti, Palazzo Cernezzi ha appena assegnato un nuovo incarico – con spesa complessiva di 50mila euro – per tentare di ottenere un risarcimento dai tre professionisti per i presunti “errori e/o omissioni progettuali commessi nella progettazione dei lavori di difesa e protezione del lago del comparto piazza Cavour-Lungo Lario Trento e Trieste”. Una partita, sempre secondo le pretese dell’amministrazione, quantificata in 3 milioni e 155mila euro.

Giunta Landriscina

Il pool legale incaricato – come nel primo grado – è sempre lo stesso, esterno: lo Studio legale Lombardi Segni e Associati, con sede a Milano, nelle persone del professore Lotario Benedetto Dittrich e dell’avvocato Luca Torretta, in sostituzione dell’avvocatura interna (poiché “non garantirebbe il livello di accuratezza e comunque di specializzazione che l’iter processuale ha reso necessario”).

Si tratta degli stessi legali a cui, però, non ha arriso il “primo round” poiché – parole testuali dei documenti comunali – “il primo grado di giudizio è stato definito con Sentenza 1305/2018; con la stessa sono stati accertati gli errori progettuali lamentati dal Comune, ma è stata rigettata la domanda di risarcimento dei danni”. Cioè i famosi 3 milioni e 155mila euro.

Ora, dunque, Palazzo Cernezzi ci riprova. E pochi giorni fa l’amministrazione ha conferito l’incarico “di difesa ed assistenza del Comune nell’ambito del secondo grado di giudizio al medesimo Studio legale incaricato per il primo grado di giudizio, in luogo dell’avvocatura interna, con riserva, in relazione all’andamento della causa, di formalizzare, in favore del medesimo, anche l’incarico per la prestazione di assistenza e difesa nell’ambito del 3° grado di giudizio”. Si guarda avanti, insomma.

In termini economici, l’offerta formulata dallo studio professionale milanese è di “34mila 782 euro, oltre le spese generali di studio (15%), oltre il contributo previdenziale obbligatorio per la Cassa Avvocati (attualmente dovuto nella misura del 4%), oltre IVA 22%, per complessivi euro 50.752,00”. Somma che si aggiunge ai 46mila già spesi per il primo grado (peraltro finito in mezzo a una grossa polemica come scrivemmo qui).

A conti fatti, per ora, la certezza è l’esborso di quasi 100mila euro. L’ambizione è incamerare 3 milioni e rotti. I giudici diranno se il “gioco” del Comune varrà la candela.

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