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Attualità, Politica

Polizia Locale, i Guelfi Maesani e Cenetiempo all’attacco dopo la mazzata fiorentina

In punta di diritto, dalla prima pubblicazione, molti si sono fatti costituzionalisti, giudici, sempiterni eredi di Cicerone. Di fatto, però, una cosa è vera, il caso di Firenze plana sul dibattito comasco come un corvaccio, e le zone rosse si fanno nere.

Ne abbiamo parlato qualche ora fa:

Il Tar cancella le “zone rosse” anticrimine di Firenze. Tegola di piombo su Palazzo Cernezzi 

Dalla terra di Dante, dei de’ Medici e di Matteo Renzi è arrivato uno scossone. Un fatterello non secondario che potrebbe avere un effetto-granata a Como, incastonandosi nella più rovente delle discussioni politiche a Palazzo Cernezzi, quella in corso sul Regolamento di polizia urbana che già ha prodotto sconquassi (dal no di Forza Italia alla liaison pro-tempore Rapinese/Negretti). Qui i dettagli.

Come noto, nel regolamento comasco in itinere sono disegnate anche le ribattezzate, appunto, zone rosse, ovvero quelle aree della città dove la giunta e quel che resta della maggioranza intenderebbero prevedere l’applicazione del Daspo Urbano per allontanare immediatamente e per un tempo variabile soggetti indesiderati.

E tra questi vengono individuati coloro che si macchiano di ubriachezza manifesta, atti contrari alla pubblica decenza, commercio abusivo e parcheggiatori abusivi. Ma l’accesso alle zone rosse sarebbe vietato anche – e qui siamo al punto cruciale – a chi ha una denuncia pendente per i reati precedentemente citati.

Ebbene, ecco però che ieri il Tar della Toscana ha accolto il ricorso di un giovane disoccupato laureato in filosofia con un piccolo precedente per droga, appoggiato dalle associazioni di consumatori. Nell’accogliere il ricorso, i giudici parlando di “irragionevole automaticità tra la denuncia per determinati reati e l’essere responsabile di comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di determinate aree” (qui i dettagli).

Ecco. Tanto è bastato perché i consiglieri comunali non tacessero. In primis Patrizia Maesani (ex Fratelli, oggi gruppo misto), avvocato specializzato diritto amministrativo e civile, tra le altre cose. Una, insomma, sul pezzo.

Da mesi Maesani chiede all’assessore alla Sicurezza e Polizia Locale, Elena Negretti, una revisione del documento. Con una precisazione di fondo: “Non sono contraria al documento in sé ma a come è scritto”. Parola di giurista.

Ph: Pozzoni

“Ci sono numerose sentenze di giudici amministrativi e non solo – dice Maesani – che sanciscono il diritto di stazionamento, di riunione e movimento delle persone. Parliamo di diritti basilari dell’uomo. Nel caso di Firenze parliamo addirittura di una persona non condannata, potrebbe, documento comasco alla mano, accadere anche qui. Il rischio di un ricorso è dietro l’angolo”.

Maesani cita situazioni analoghe, come il caso di una prostituta a Padova. Ma, andando al centro della questione, quindi parlando di politica, è netta: “Da un anno e mezzo segnaliamo all’assessore i rischi giuridici del Regolamento. Negretti vuole far approvare a tutti i costi un documento che contiene già il germe dell’illegittimità. Alla prima multa lo impugneranno e andranno al Tar, così sapremo chi è la responsabile. Il Comune rischia anche la condanna alle spese. Io non sono contraria alle norme espresse dalla bozza di regolamento, ma sono contraria a come sono scritte. Sono regole scritte male, immagino l’imbarazzo della Polizia Locale a applicarle. Questo è un capriccio“.

Quindi: “Serve un regolamento non zoppo. In aula io e altri consiglieri abbiamo chiesto la sospensione della delibera per 30 giorni, non sei mesi, per migliorarla e riformularla in modo giuridicamente corretto. Ma niente. Visto che il Regolamento promana dal Decreto Sicurezza Salvini qualcuno potrebbe eccepire dubbi costituzionali. Voglio vedere cosa succede se proprio da Como parte un coinvolgimento della Corte Costituzionale”.

Sulla questione è intervenuto anche il capogruppo di Forza Italia, Enrico Cenetiempo, questa sera in in consiglio comunale: “Mi riallaccio per un attimo al regolamento di polizia urbana. Oggi ho letto una notizia che riguardava indirettamente anche l’amministrazione comunale (il ricorso accolto dal Tar della Toscana che annulla le zone rosse a Firenze, di cui sopra, Ndr). Dunque, come ormai dico da due mesi, ribadisco che anche a fronte delle ultime notizie questa sarebbe l’occasione per rivedere tutto”.

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2 Commenti

  1. Gentile Signor Gioele le perplessità mie e di altri consiglieri sono state esternate prima ancora che il regolamento arrivasse in aula. Personalmente è da un anno che faccio notare che alcuni articoli sono illegittimi, che il regolamento manca di normare altri fenomeni che destano allarme sociale (vedi ludopatie) e che proprio perché è un regolamento rivolto a tutta la cittadinanza meritava di esser scritto con una prosa semplice e chiara. Evidentemente, l’assessore forte delle sue competenze ha ritenuto risibili i miei rilievi come quelli sollevati da altri e ben più preparati consiglieri. Attendiamo sereni l’approvazione di questo “mostrino giuridico” e le eventuali sentenze. Non posso che condividere il suo mah!

  2. A differenza dell’Avvocato Maesani non ho solo dubbi sulla forma del Regolamento ma anche sulla sostanza. In un Paese dove il 16% del PIL è evaso in quanto non dichiarato al Fisco, utilizzare la Daspo per i parcheggiatori abusivi equivale a disinfestare la cantina dai “topini di campagna” evitando accuratamente di disturbare le ben più numerose e nocive “pantegane”…… che, con assoluta disinvoltura, si uniscono al coro degli “ola” di incoraggiamento all’indirizzo dei disinfestatori!
    Nel merito della forma, invece, sono assai stupito che le perplessità dell’Avvocato Maesani non siano state manifestate dall’Ufficio Legale del Comune. La coerenza con le disposizioni di legge, che con termine anglosassone si definisce Compliance, è un tema assai complesso che deve essere analizzato da professionisti con competenze giuridiche assai articolate. Mi sorprende che queste osservazioni non siano state elaborate dai Legali del Comune prima della presentazione in Consiglio. L’Assessore si è ricordato di chiedere un parere all’ufficio Legale o contava sulle indiscutibili competenze delle Avvocatesse sedute sui banchi dell’opposizione? Mah….

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