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Sinigaglia: “Giù dal carro di Renzi chi anche a Como obbediva a tutto. Il Pd è uno zombie”

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere a livello locale l’intervista all’ex segretario cittadino del Pd e ora capogruppo in Comune a Como, Stefano Fanetti. L’archiviazione del periodo renziano come una “ubriacatura collettiva” ha innescato un vasto dibattito dentro e fuori il Partito Democratico, sulla falsariga di quanto sta avvenendo in tutta Italia.E proprio rispetto allo scenario nazionale ed ai suoi riflessi comaschi, oggi riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Paolo Sinigaglia, storico rappresentante della sinistra dem fino al luglio 2015, quando – proprio in aperta e diretta contestazione della trasformaizone del Pd da parte di Matteo Renzi – lasciò il partito per aderire a “Possibile”, fondato da Pippo Civati e tra i soggetti costituitenti di Liberi e Uguali.

Di seguito, la riflessione di Paolo Sinigaglia.

Gli antirenziani dell’ultima ora e gli zombie che si aggirano per il paese

Dal 4 marzo scorso c’è un fiorire di nuovi antirenziani, di chi ti spiega che era “tutto sbagliato, tutto da rifare” per parafrasare Bartali: addirittura c’è chi si cimenta nei campionati di discesa dal carro, sport effettuato con una foga paragonabile alla salita sul carro del 2013.

La tendenza mi ha sorpreso il giorno della debacle elettorale: mi trovavo in TV, ad un talk show di commenti, e non credevo alle mie orecchie. Gli ex compagni, quelli ancora nel PD, erano diventati più radicali di me e in questi ultimi giorni si sono moltiplicati, dopo la famigerata intervista TV del segretario-non-segretario .

Eppure me li ricordo questi ex compagni del PD: erano quelli che ti spiegavano che “con lui si vince” alle assemblee provinciali, regionali e nazionali, quelli che si sono imbarcati nell’assurda avventura di un cambiamento autoritario dell’assetto costituzionale per ossequiare l’avventurismo di un capo che voleva piazzarsi al centro della vita politica con una nuova balena bianca (il “partito della nazione”) per diventarne il reuccio incontrastato.

Mi ricordo questi ex compagni quando schernivano le minoranze, dicendoci di stare zitti perché eravamo “Calimeri piccoli e neri”, nonostante arrivassero da una minoranza e quindi sarebbe meglio stare attenti a non esagerare col sarcasmo, visto che puoi sempre tornare ad essere minoranza. Già perché impostare una qualsiasi relazione sui rapporti di forza va bene quando sei forte ma nella vita capita anche di essere deboli.

Ex Fisac

Soprattutto mi ricordo gli ex compagni che sul piano locale e in consiglio comunale hanno sempre votato e supportato tutto quello che arrivava dalla giunta senza un minimo di critica, senza fiatare, nella piena osservanza delle regole non scritte del renzianesimo militante. Non hanno mai aiutato la “minoranza della maggioranza” nelle battaglie contro la vendita delle azioni ACSM, contro la demolizione dell’ex FISAC, contro il parcheggio interrato lungo viale Varese, per citare alcuni esempi, perché si obbedisce al sindaco: non sta bene impostare un rapporto dialettico tra esecutivo e partito, casomai ci sia il rischio di far crescere entrambi.

E allora da questi ex compagni mi aspetterei qualche dichiarazione di disgelo. Vorrei sentire un “avevate ragione” verso gli antirenziani della prima ora, vorrei sentire “abbiamo sbagliato” con lo sblocca Italia di Lupi, la buonascuola copiata dall’Aprea, il jobsact che non è riuscito a fare Sacconi ma Poletti sì, l’eliminazione dell’IMU che Berlusconi aveva già fatto due volte, l’innalzamento del contante copiando quello che era riuscito a Tremonti due volte, i condoni che rappresentano il vessillo della destra, i bonus elettorali che perfino la destra si vergognava ad elargire, la modifica costituzionale ed elettorale che volevano fare Berlusconi, Bossi, Fini e Casini, le chicche di Minniti quali la politica anti-profughi e la legge anti-barboni, la legge bavaglio sulle intercettazioni tanto desiderata da Berlusconi. Perché a far vincere la destra ci hanno pensato loro, aver sdoganato tematiche tanto distanti dagli ideali della sinistra ha portato acqua al mulino della destra originale e poi gli elettori l’hanno votata.

Vorrei poi sentire delle scuse per avere trattato i compagni di partito (e gli ex) come pezze da piedi per 4 anni, seguendo la strategia assurda di sostituire la sinistra con la “destra moderata”, ovvero quei centristi che alla prima occasione hanno lasciato la nave che affonda per tornare alla casa d’origine ovvero la destra doc. Vorrei delle scuse per avere usato termini come “gufi rosiconi meschini parassiti” sui media e in pubblico, per l’assurdità del sarcasmo assurto a comunicazione politica: una roba che ha fatto male più a loro che a chi se ne è andato nel 2015 come me.

Soprattutto vorrei sentire un’autocritica sul piano culturale: l’aver portato avanti provvedimenti di destra dicendo di essere di sinistra è una questione che ha incasinato la testa della gente, ha distrutto il significato della parola “sinistra” trasformandola in “fallimento”, inglobando tutti quelli che si rifacevano a quel campo e spianando la strada al qualunquismo dei M5S.

Aver rinunciato ai valori progressisti implica la rinuncia ad immaginare un’alternativa culturale, a disegnare una prospettiva diversa per il paese, per la regione o per la città, a cercare l’egemonia culturale che è l’unico modo per “vincereh” davvero. Insomma, per dirla chiara, questi compagni “potrebbero consentire di percorrere oggi l’unica strada possibile per sopravvivere e cioè liberarsi del renzismo? Quelli che nel PD sono rimasti sono coloro che il renzismo lo hanno abbracciato o se ne sono serviti, oppure quando avrebbero dovuto metterlo in discussione non lo hanno fatto”, per usare le parole di Francesco Luna.

Lo spirito dell’Ulivo è morto l’8 dicembre del 2013 e TUTTI abbiamo fallito (anche LeU) nel tentativo di recuperarlo. Un rilancio passa necessariamente per due elementi: un #CambioVerso del #CambioVerso per tornare ad occupare lo spazio lasciato vuoto nel campo progressista dai riposizionamenti al centro di diversi partiti e la ricostruzione di “una sinistra plurale, altrimenti non si va da nessuna parte” come dice Gianfranco Pasquino. Proprio per questo servono facce nuove, non compromesse, per lanciare una nuova sfida credibile nel paese.

Ma alla fine tutto questo non succederà: il PD si ricomporrà come al solito in Direzioni poco credibili, si rimpicciolirà sempre di più e diventerà uno zombie che si aggirerà pericolosamente per il paese. Avvisate gli antirenziani dell’ultima ora.

Per contributi e riflessioni: redazionecomozero@gmail.com

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