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Politica

Un “parricidio” politico in Forza Italia: ira e divorzio Fermi-Rinaldin (causa Giola)

C’è uno scontro epocale che cova – anzi, ha già deposto uova più che mature – dentro Forza Italia, con vista sulla Regione Lombardia. A dirsi addio, anche se in politica gli addìì sono sentimenti mutevoli come l’amore, nuvolette di passione insomma, sono stati nientemeno che l’attuale leader assoluto dei forzisti lariani, il sottosegretario regionale uscente nonché promesso assessore, Alessandro Fermi, e il più potente uomo-ombra dello stesso partito, attivissimo e nello stesso defilatissimo causa definitive disavventure giudiziarie, cioè l’ex consigliere regionaleGianluca Rinaldin. Quest’ultimo, nell’ormai preistorico periodo a cavallo tra fine 2012 e febbraio 2013, fu l’uomo che più di tutti lottò per strappare Fermi (ex An) a un destino che pareva segnato (Fratelli d’Italia), convincendolo a tentare nuova vita in Forza Italia con l’immediato trampolino delle elezioni regionali. Fermi accettò le lusinghe. Non solo: riuscì a diventare consigliere regionale (anche grazie al supporto diretto di Rinaldin) e poi, nel volgere di poco, divenne pure sottosegretario della giunta Maroni. Cinque anni passati velocemente, cinque anni passati a rinsaldare la rete di rapporti e potere tra Milano, il feudo bresciano di Mariastella Gelmini, e Arcore City, e poi a crescere e convincere quei plotoni di seguaci sul territorio che ora ne fanno un esponente in pectore del prossimo esecutivo lombardo (sempre che il dem Giorgio Gori, naturalmente, non tiri lo scherzetto a sorpresa).

Da allora, il legame politico tra Alessandro e Gianluca – pur così brutalmente diversi per millemila aspetti – è divenuto pubblico e si è sviluppato tra alti e bassi fino a poche settimane fa. Quando, come un muro di Berlino qualunque, è crollato di botto lasciando solo macerie.

Giola e Fermi

A dividere ferocemente i due, una donna. Ma nel puro senso politico, nulla di sentimentale. Trattasi di Domiziana Giola, affermata psicologa, ex consigliera comunale a Mozzate, consigliera provinciale forzista, ex segretaria di Gianluca Rinaldin in Regione, poi dello stesso Fermi. E qui nasce l’inghippo.
In virtù del legame primigenio, Rinaldin all’alba della campagna elettorale per la Regione chiede – o meglio, prova a ordinare – a Fermi di associare il suo nome a quello di Giola in campagna elettorale, per sfruttare al massimo la possibilità della doppia preferenza di genere. Chiaro l’obiettivo di Rinaldin, in caso di vittoria del centrodestra il prossimo 4 marzo: con Fermi proiettato verso un ruolo in giunta, il secondo degli eletti forzisti – sfruttando il traino del vincitore per collezionare voti personali – subentrerebbe in consiglio regionale con tanto di gloria e lauto compenso a più voci (circa 13mila euro complessivi). E per quel secondo gradino del podio, Rinaldin non vede che una scelta possibile: Domiziana Giola, appunto. Ma a questo punto della storia, Fermi dice no. Dice clamorosamente no.

E dice no, non per ostracismo verso Giola – pare – ma per una sorta di “galanteria” istituzionale, politica e partitica verso le altre donne nella lista, a partire soprattutto da Federica Bernardi, anch’essa con l’ambizione di agguantare quel glorioso e munifico secondo posto. Dunque il sottosegretario azzurro cassa la proposta di manifesti, “santini”, volantini e quant’altro con l’imprinting del tandem esclusivo Fermi-Giola (è facoltà, però, dei singoli candidati di stampare proprie immagini con Fermi, e in effetti Giola, grazie a un ottimo photoshop ne realizza uno con tanto di pancione pre-parto con il leader maximo, pare non graditissimo al suddetto).

Manifesto Fermi-Bernardi

Finita qui? No, perché davanti al rifiuto di Fermi di lasciar salire sul tandem esclusivo Domiziana Giola, Rinaldin va su tutte le furie. Si narra persino di un clamoroso scontro diretto e frontale con Fermi davanti a numerosi testimoni in cui sarebbero volate parole grosse e giuramenti di vario tipo. Tensione che sgorga tutta, pubblicamente, davanti a decine e decine di persone all’inaugurazione della sede elettorale di Domiziana Giola, quando Rinaldin agguanta il microfono davanti alla sala ricolma e non risparmia bordate a Fermi “il traditore”, almeno ai suoi occhi.
La frattura totale, senza prigionieri, è dunque consumata in tutto il suo drammatico splendore. E ora soltanto le urne lombarde, il prossimo 4 marzo, diranno se la faida sarà destinata a proseguire o no. A deciderlo saranno due donne: Federica Bernardi, che per riflesso dello scontro ora è certamente la più vicina politicamente a Fermi, e Domiziana Giola ipersostenuta da Rinaldin.
Ne resterà una sola.
Ne resterà uno solo.
Forse.

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