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VIDEO Storia di Giovanni e i giorni del gelo: “Dal mio buco alla Stazione? Sì, cavolo”

Bisogna prendere questo racconto con immensa delicatezza e lontano da giudizi pronti nel sottovuoto: è una testimonianza pulita, onesta, in qualche punto forse un po’ vaga ma sempre comprensibile.
E’ la storia di Giovanni, senzatetto di stanza a Como ormai da decenni. Giovanni è uno di quelli che nei dormitori della città, nonostante il freddo glaciale di queste ore, proprio non ci vuole andare. Giovanni sceglie la strada, anzi il suo “buco”: una nicchia segreta nella zona del Mercato Coperto dove ogni notte, con un paio di coperte, costruisce una piccola camera da letto. E, deve essere chiaro, lo fa nel pieno dei suoi diritti.

E’ difficile capire perché Giovanni non cerchi riparo fra mura calde, servizi puliti e il supporto dei volontari. E’ difficile ma non indispensabile perché come detto si tratta di una scelta, legittima. Così come (al di la di qualche giustificazione non proprio credibile) è stata del tutto lecita la decisione di Giovanni, qualche anno fa, di rifiutare un alloggio messogli a disposizione da un’Associazione grazie a alcuni servizi delle Iene (con il contributo dei colleghi di QuiComo.it).

Sono i giorni del dibattito pubblico e politico. Delle tensioni interne alla maggioranza dopo che la capogruppo di Fratelli d’Italia ha chiesto al sindaco – vista l’emergenza freddo – di aprire d’urgenza la stazione di San Giovanni per quanti, tra i senzatetto come Giovanni, rifiutano gli aiuti istituzionali (sotto, tutte le tappe della vicenda). Maesani ha ricevuto un secco no dal primo cittadino Mario Landriscina e dall’Assessore ai Servizi Sociali e vicesindaco, Alessandra Locatelli.

Ora, vien troppo facile scomodare le figure retoriche. Però è vero che mentre si dibatte nel caldo dei salotti (tutti noi e noi in primis: opinionisti della sera, maître à penser dell’aperitivo, compulsivi editorialisti da Facebook) altrove queste persone esistono, ci sono tra carne, ossa, spazzatura, corpi spesso malati e inferni personali. Probabilmente hanno qualcosa da dire. E noi abbiamo qualcosa da ascoltare, altrimenti cronache e dibattiti diventano astratti esercizi di laboratorio dove il mondo reale si perde dietro urla confuse e slogan muffiti.

Giovanni in stazione ci andrebbe volentieri, per esempio. E se questa è un’alternativa al rischio di morire di freddo, la si può considerare un’alternativa valida. Perché Giovanni e i suoi amici hanno diritto di scegliere ma se questa scelta mette a rischio la vita, ecco, aprire San Giovanni qualche giorno non significa cedere alla barbarie sociale o, peggio, legittimare (o delegittimare) poco interessanti equilibri politici sulla pelle di altri.

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