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Punti di vista

Credere, incontrare e finto casual: Marco “Nanni Moretti” Butti. Sindaco in bianco e nero

Lui è un po’ vecchio stile. Nel bene e nel male. Asciutto nel fisico (corre mezze maratone, si narra, con discreti tempi), pettinatissimo con tre ciuffi sul comò, elegante (anche in finto casual, che poi sarebbe l’accostamento dai tratti scientifici anche di jeans-polo-pulloverino-taaac), rarissimamente una parola fuori posto. Scooterista, un Nanni Moretti “sbagliato” come il Negroni, senza Roma né Nutella.

Giovane ma non giovanissimo (classe ’78), appare giovanile all’occhio ma non troppo nell’eloquio: misurato, talvolta tipo Tribuna politica modello Jader Jacobelli, algido nelle orazioni gelidamente tecniche benché giusto inumidite da bacetti d’arsenico, Marco Butti è il prototipo dell’assessore a metà strada tra il futuro e il bianco e nero.

Salde radici nella nerboruta destra fiammeggiante, ora Fratello d’Italia, venature progressiste hanno però largamente fatto capolino nell’intransigenza di un tempo. Leggenda vuole che l’ambente domestico abbia inciso (Zio Ferox escluso, in questo senso).

Accanito (con juicio) avversario della precedente giunta di centrosinistra – implacabili i suoi social-reportage dall’interno di buche e lampioni spenti, rigorosamente evaporati nell’era di governo – raramente si ricordano colpi sotto la Lucini’s cintola. Era un martello, però: e questo non va, e questo non funziona, e quest’altro è un fallimento, e così e cosà. “Du’ palle”, avrebbero detto a Roma. Era l’opposizione, bellezza. Tocca a tutti prima o poi.

Poi – a riannodare i fili con l’ormai lontana presidenza della fu Circoscrizione 8 – ecco l’11 giugno 2017. La rielezione, ma dalla parte giusta stavolta: nemmeno il tempo di capire quanto pesasse davvero il 4-e-6 percento (il 4-e-6 percento, comunque) – che “Buttino” era assessore. Senza discussioni.

“Credere, obbedire, profilo (finto) basso”, potrebbe essere il suo slogan perfetto. Devono averlo infuso in un estratto di Prima Repubblica, viene da pensare: rarissimo lo scontro frontale o virulento con i nemici (tendenza a vederne troppi, talvolta). Piuttosto, Butty-Style a manetta: vediamoci, parliamoci, confrontamoci, ti chiamo io-mi chiami tu. Nei casi estremi, “faccio un post”.

Si dice finora sia uno (il?) tra i migliori assessori della faticosa giunta Landriscina. Ha riportato a casa la Ticosa dopo l’accordo con Multi (che però è sempre lì, uguale, assessore: così cambia poco), ha imbastito operazioni ambiziose e forse decisive per il futuro della città (qualcuna contestata fuori ma persino dentro la maggioranza: vedi Lechler-Albarelli), in linea del tutto potenziale avrebbe le carte per dire, fra tre anni, “la città è cambiata (vedi autosilo al Gallio, recupero ex Scalo Merci, ex Mesa, operazioni Coop e Decathlon a Sud)”.

Per ora, però, molta carta. Mettere nasi e dita per credere e toccare, è ancora lunga. E si sa, il confine tra il “bravobravissimo” e il “l’ha cumbinàà nagòtt” è labilissimo. E poi c’è quella mina sotto i fiori di pesco chiamata “Villa Olmo”, con un piano di gestione (ereditato, ma alla fine accettato per gran parte nonostante le contestazioni-convulsioni ai tempi dell’opposizione) che fa intirizzire la “pelle” pure delle ortensie.

Bizzarria vuole, poi, che il detto “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io” per Butti sia perfetto: piace all’opposizione che piace, ma l’alleato Forza Italia, se potesse, lo spolperebbe di deleghe (Urbanistica in primis) come un branco di piranhas. E in zona Lega, tutti a dire bravobravissimo ma il calore di certi sorrisi ufficiali fa venire voglia di polenta e cachemire, in realtà. Vedi la politica, a volte.

Lui intanto – modalità Jader Jacobelli on – organizza tavoli, tavolate, incontri, appuntamenti. Una macchina da relazioni. C’è del democristiano post-litteram, nel Marchino. Stasera 9 maggio, ad esempio, fa una roba vecchio stile vero: “Due anni al lavoro per la città. Una serata di ascolto e confronto” al centro civico di Sagnino. Roba che tra ambientazione, titolo modello Pdup e rischi di autocelebrazione sterile riporta d’un botto alle cravatte regimental e al Carosello su Rai 1. Ma è la macchina da relazioni che decide. E ha deciso così.

C’è chi dice – a mezza bocca – che tutto sommato il prossimo candidato sindaco il centrodestra ce l’ha già in casa. Ha il baffetto buono di famiglia, il physique du rôle, l’età giusta, qualche risultato da mostrare (ma mooolti ancora da raggiungere) e un partito troppo piccolo ed estremo per crederci davvero.

Chissà. Intanto il Butti parla, incontra, vede, sente, posta. Fosse un Gran Premio, Guido Meda direbbe “Butti c’è”. Basterà?

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2 Commenti

  1. Si credo sia il migliore ma tra molti mediocri. Ci sono due assessori che propongono incontri nei quartieri. Buona cosa ma assessore dedicato e giunta da oltre un anno non riescano a costruire un vero percorso di partecipazione dal basso per il mancato rinnovo delle assemblee di zona. Bene il top-down ma ci vuole anche il bottom-up.

  2. Bel ritratto che dipinge i colori di un amministratore sicuramente serio, ma anche tra i più “soporiferi” in circolazione. Sia che faccia opposizione che “governo”.

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