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Forza Italia, lettera comasca post Brancaccio: “Toti, io ci credo. Ma ieri mi hai deluso”

Del vento di novità (o di scissione, secondo alcuni) che sta attraversando Forza Italia anche a Como abbiamo parlato più volte, tra l’evento “Futuro per Forza” della scorsa settimana e l’adunata al Teatro Brancaccio di Roma convocata ieri dal “ribelle” Giovanni Toti.

Il leader degli azzurri lariani, il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, si è chiaramente schierato con il governatore ligure e con lui anche altri forzisti comaschi hanno partecipato con interesse agli eventi “totiani”. Tra loro anche Renato Acquistapace (foto sotto, con alle spalle la riappacificazione tra Laura Ravetto e Fermi dopo la “rissa” su Comozero) il quale però, di ritorno da Roma esprime una certa delusione per l’evento di 24 ore fa.

Alleghiamo di seguito integralmente la lettera che ha inviato alla redazione (interventi e repliche a redazionecomozero@gmail.com).

Lo dico francamente senza tanti giri di parole. Da Giovanni Toti ieri al Brancaccio di Roma mi aspettavo di più. Almeno per quanto riguarda il suo intervento alla manifestazione.

Siamo partiti all’alba con un nutrito gruppo di comaschi e lecchesi guidati da Alessandro Fermi e da Mauro Piazza. Si aveva ancora negli occhi e nella testa la manifestazione di una settimana prima a Sesto San Giovanni, dove una grande parte del popolo lombardo dentro o vicino a Forza Italia si era stretto intorno al Governatore della Liguria e al suo progetto di rinnovamento.

Ieri il Brancaccio era colmo di donne e uomini provenienti da tutta Italia che avevano – e hanno – il medesimo spirito e le stesse aspettative dei lombardi. C’erano tutti gli ingredienti per cercare di fare comprendere ai vertici di Forza Italia che questa è veramente l’ultima chiamata, altrimenti si è destinati ad un inesorabile declino politico e chi, come me, si ritiene un popolare cattolico e liberale sarà destinato a rimanere privo di una vera rappresentanza politica.

Giovanni Toti ha parlato una ventina di minuti. Ha toccato velocemente i temi più importanti su cui stiamo discutendo da qualche mese (rinnovamento, primarie, regole, congressi) e alla fine del suo intervento abbiamo tutti avuto l’impressione che mancasse qualcosa. Come un sillogismo dove vi fossero le premesse senza la conclusione.

Ora, Toti probabilmente non è un leader, un trascinatore di folle, uno che buca il video, occorre capire se riuscirà quanto meno ad iniziare quello che va dicendo da mesi e che tutti attendiamo.

E’ questa in fondo la domanda a cui dobbiamo rispondere. Alla fine sarà anche vero che in politica i leader contano ma ben più importanti sono le idee e i principi.

Allora personalmente seguirò le idee e il progetto di Toti. Se vorrà battersi per un partito rinnovato, dove i dirigenti possano venire eletti direttamente attraverso primarie aperte, dove merito e competenze siano parole che hanno una valenza e magari dove si possa porre un limite ai mandati elettivi, io mi impegnerò in questa battaglia. Diversamente mi rassegnerò a non essere rappresentato da nessuno.

Una cosa deve essere chiara. Ognuno di noi deve fare la propria parte per questo cambiamento. Non ci si può sottrarre, o chiamarsi fuori, ben consapevoli che probabilmente l’opera è più grande di noi e quanto c’è in ballo non sta interamente nelle nostre mani.

La strada che porta a questo risultato non è tutta in discesa. Il cammino si chiarisce compiendolo.

Un grande maestro dei maestri, di nome Rabbi Tarfon, non si stancava di ripetere: “Non puoi sottrarti alla tua parte, ma non sta a te compiere l’opera”.

Ecco allora che alla fine la mia delusione per l’intervento di Giovanni Toti sarà sicuramente superata dalla voce e dai cuori delle donne e degli uomini che da ogni parte d’Italia hanno dimostrato di essere pronti a fare la propria parte, certi che l’opera poi sarà compiuta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. L’impegno di tanti Cattolici e non, in diaspora, il 47% non va a votare, sono sparsi a destra e sinistra in vari gruppi che non stanno facendo politica (quella con la P è da qualche anno “sospesa”, si stanno solo “occupando spazi e poltrone”, forse è giunta l’ora per riaggregarsi, senza pensare al leader , ma a Persone che con competenza identità e valori, riportino le nostre Comunità locali ed il Paese Italia sui binari della democrazia… libertà, eguaglianza e fraternità…andando anche oltre la solidarietà.

  2. Renato , se ti ritieni ancora popolare , cattolico e liberale non hai altro che fare ritorno alla casa madre e non resterai privo di rappresentanza politica.

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