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Non uccidete l’Abbondino: l’onorificenza rischia di sconfinare nella banalità

Premessa: nessuno, tantomeno chi scrive, intende in alcun modo sminuire il valore in sé del Corpo della Polizia locale, dell’Associazione Cuochi di Como o de La Stecca, novelli Abbondini d’oro 2019. Ognuno, in modo diverso e nel rispettivo campo d’azione – sia esso la sicurezza dei cittadini, la ricerca gastronomica o la valorizzazione dei legami della comunità – è certamente meritevole di rispetto, considerazione, stima, elogi pubblici e privati. Questo, tutto questo, non è in discussione

Ma il discorso cambia, naturalmente secondo le opinioni personali, quando si tratta dell’Abbondino d’Oro. Ovvero del massimo riconoscimento civile assegnato ogni anno
dall’amministrazione comunale, meglio noto come “civica benemerenza”.

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Intendiamoci, a rigor di definizione poco o nulla si può eccepire anche sulle scelte compiute quest’anno dalla Commissione comunale. La stessa amministrazione offre questa descrizione del riconoscimento: “L’Abbondino premia quei cittadini che in qualsiasi modo abbiano giovato a Como, sia rendendone più alto il prestigio attraverso il loro impegno e talento, sia mettendosi a servizio delle istituzioni con dedizione e senza ritorno personale”.

E’ chiaro che è ben difficile mettere in discussione il potenziale legame tra questo spirito (generico) e l’azione della polizia locale, ad esempio. Così come indiscutibilmente gioveranno a Como anche la tutela e la valorizzazione della cucina locale o lo spirito comunitario proprio de La Stecca. Però, onestamente, qualche però – per l’appunto – viene in mente.

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Il primo è un misto di “(s)fortunata coincidenza” o opportunità: al primo impatto, quest’anno non è stato bellissimo apprendere il 10 settembre scorso che l’amministrazione premiava in un certo senso se stessa (la polizia locale, pur nel 150esimo anniversario di fondazione) e poi l’associazione che più di tutti, come ogni anno, aveva appena determinato il successo della Fiera di Sant’Abbondio che lo stesso Comune organizza (l’Associazione Cuochi).


Il vago sentore di una partita un po’ troppo giocata in famiglia, ammiccante anche al consenso del momento con qualche sfumatura a cavallo tra politica e autocompiacimento, inevitabilmente s’è affacciato.

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Poi c’è il tema in qualche modo della banalizzazione della massima onorificenza. Certo, in assoluto non sono banali la garanzia della sicurezza della città, la tutela dei sapori locali e non, o la rinsaldata unione tra le classi anagrafiche. Ma nello stesso tempo, si “premiano” attività che sono professioni o attività ordinarie, lavori o impegni che pur tra rischi e specifici meriti non esulano dal normale dispiegamento di una vita civile in qualsiasi parte d’Italia o forse del mondo.


Si premiano lavori, almeno in due casi su tre, secondo una linea che in futuro potrà includere anche i medici o gli insegnanti, i ferrovieri e i giudici, i circoli culturali o i settori giovanili sportivi. Tutti ambiti meritevoli, ma avrebbe senso premiare a pioggia con il massimo riconoscimento civico ogni singola branca della società? Fare di tutta Como un unico Abbondino?

Non si perderebbe, di questo passo, il senso anche un po’ straordinario e unico con cui probabilmente è nato l’Abbondino d’Oro volto a insignire davvero personalità e figure oltre l’ordinario, non comuni, protagoniste di fatti eccezionali o dotate di qualità non facilmente rintracciabili?

Questi dubbi si saldano all’ultima considerazione nata dalle scelte 2019. Per evitare una sorta di banalizzazione del “premio”, togliendo anche la fastidiosa sensazione di qualche calcolino politico di troppo nella spartizione delle scelte, non sarebbe ora di ridurre a una soltanto le attuali onorificenze così da ridare alla benemerenza un senso di unicità ed esclusività eliminando contemporaneamente il rischio-moltiplicazione che rischia di produrre assuefazione e di scolorire eco e prestigio?

Si salti un giro, piuttosto, ma si valuti se l’Abbondino d’Oro merita o meno il declivio verso la medaglia qualsiasi, la coppa consolatoria, il pizzicotto sulla guancia a tutti e chiunque.

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6 Commenti

  1. Proprio perché è sempre stato considerato banale conferire a “La Stecca” l’Abbondino d’oro, che in 60 anni di attività benefica in città questo premio non l’è mai stato conferito

  2. condivido appieno l’opinione espressa. La decisione della Commissione sembra stare tra un’ “auto celebrazione” e una indecisione sull’attribuzione. Magari qualche riflessione approfondita sulle proposte pervenute ………

  3. Pienamente d’accordo.
    P.S.: continuando così, il prossimo anno propongo l’ufficio anagrafe. Lavorano anche loro, eccome!

  4. Condivido l’analIsi , pur con rispetto di ognuno, così sembra inflazionato; originariamente era “chiara” la possibile non indicazioni in taluni anni per evitare questo scivolamento che le diminuisce la dignità civica – morale- etica e “ non l’amico con una simpatica “pacca sulle spalle” , auspicando che il fine sia comunque nobile. Ricercare il bene profondo e sempre nascosto

  5. effettivamente, a questo punto, sarebbe meglio cancellarlo, o quanto meno sospenderlo in vista di scelte meno banali

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