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Punti di vista

Strage di Bologna. Davide e Luca, amici per sempre. “Il fucile col tappo di sughero, è tuo”

Mentre proliferano hashtag improbabili – spesso approssimativi – e le memorie si ammonticchiano in ricostruzioni parziali, quando non faziose o banalmente ignoranti (e tutto violenta il senso della Storia), ecco un enorme e caldissimo raggio di luce illuminare il Social, spazio dove le ombre da qualche tempo si stanno propagando con rapidità inquietante. 

2 agosto 2018, sono passati 38 anni dalla strage alla stazione di Bologna. Quel giorno morì la famiglia Mauri–Bosio di Como. La strage annientò la vita di Carlo, Anna e Luca: 32, 29, 6 anni.

Così oggi fiorisce un’altra storia, la storia degli uomini (è quella che fa la vita, no?): il ricordo di un bambino, di un’amicizia perduta e dilaniata dalla bomba. Perché al fianco di grandi e piccoli pensieri camminano titani timidi, personaggi capaci di incantare solo raccontando la verità, donando a ciascuno un pezzo della propria strada.

E’ il caso di Davide Daniele, Moltrasino (oggi vive a Carlazzo), 44 anni, due figli una compagna. Educatore in una comunità per diversamente abili in Svizzera, amante e grande narratore del Cammino di Santiago. 

Questo è il suo ricordo. Magnificamente reale, tocca il cuore, commuove da legare la gola, da far chiudere gli occhi. Restituisce, generoso e intimo, vita alla vita la dove vi è stata troppa morte. Così lo pubblichiamo.

Davide Daniele

Avevo 6 anni, proprio come te.
Mia mamma era la tua maestra. Quando capii cosa fosse successo pensai solo al mio fucile di legno col tappo di sughero che ti avevo prestato. Ricordo bene che ti avevo detto: “Te lo presto, ma non è un regalo”.

Ma un bambino che ne può sapere di terrorismo, anni di piombo, stragi fasciste? All’inizio mi dissero che era stato un incidente. Un treno deragliato o uno scontro, una cosa del genere. D’altronde è facile infinocchiare un bambino di 6 anni. E tu eri su quel treno per andare in vacanza, col mio dannatissimo fucile.

Poi cominciai a sentire parlare di una bomba e allora non poteva più essere stato un incidente. E io pensai stupidamente: “Ma in Italia non c’è la guerra, chi ce l’ha messa una bomba alla stazione di Bologna?”.  “Persone cattive – mi dissero i miei – persone molto cattive”.

Già perché se mi avessero detto “i fascisti” non avrei capito bene, sarebbe stata una parola vuota e priva di significato per un bambino di 6 anni, mentre “persone molto cattive” era più alla mia portata, era qualcosa a cui potevo dare una forma, un volto, come i mostri che sognavo di notte o che temevo uscissero dagli armadi o da sotto il letto.

A distanza di 38 anni da quel giorno, “persone molto cattive” mi sembra ancora la migliore definizione che si possa dare dei fascisti. E oggi posso scusarmi con te, Luca Mauri di anni 6, per non avertelo regalato subito quel fucile di legno che ti piaceva tanto e posso perdonare quel bambino di 6 anni che 38 anni fa si dispiacque più per la perdita di uno stupido giocattolo che di un amico.

Oggi c’è una scuola a Como che porta il tuo nome, mia madre e poi mia zia ci hanno insegnato fino a qualche anno fa. E oggi penso da padre, da educatore, da formatore, che non esista luogo più bello di una scuola elementare che porta il tuo nome per provare a “combattere”, col nostro fucile di legno col tappo di sughero, l’ignoranza e le brutture del nostro tempo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. Grazie Davide di aver ricordato e commemorato un giorno così tragico! Proprio quel 2 agosto ha perso la vita il fratello di un mio amico, tuttora sta subendo le conseguenze di quella bomba maledetta! Non posso immaginare il dolore di chi sta ricordando la perdita del tuo carissimo amico e dei suoi genitori! Un caro saluto!

  2. Grazie Davide per il tuo commovente ricordo di Luca, figlio dei miei amici Annamaria e Carlo. Combattiamo col ricordo instancabile la grande cattiveria di chi ha tolto loro la vita.

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