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Traffico natalizio: chi deve (e non deve) fare cosa per salvare il bimbo dall’acqua sporca

Probabilmente, per quest’anno è tardi. E’ il 9 dicembre, tra poco più di due settimane Natale sarà già passato e tra meno di un mese l’Epifania si sarà portata via tutto: luci, feste e auspicabilmente maxi-ingorghi. E però due parole anche già in previsione dell’anno prossimo si possono spendere comunque sul tema del traffico a Como nel periodo delle feste.

L’assunto di base è uno solo e deve essere chiaro al di là delle strumentalizzazioni: non si può chiedere agli organizzatori di eventi di enorme successo di improvvisarsi anche urbanisti o esperti di flussi di traffico e dislocazione della sosta.

E’ del tutto legittimo che questi non si chiamino fuori, e che un’amministrazione coinvolga direttamente i promotori in tavoli comuni che permettano di analizzare il problema assieme, di contribuire a individuare soluzioni e alternative, di assumersi pro-quota una parte di spese o responsabilità nelle azioni da mettere in campo per limitare gli assedi delle auto alla città.

Ma è assolutamente insostenibile assegnare ruoli da assessore alla Mobilità o da urbanista tout court a chi ha un compito diverso: realizzare gli eventi di Natale e farlo nel modo che possano ottenere un riscontro quanto più soddisfacente possibile per i cittadini, per i turisti e in fin dei conti anche per l’amministrazione stessa che concede la possibilità a chiunque volesse farlo tramite una gara pubblica.

Si potrà obiettare che chi organizza deve anche saper fornire una stima realistica del possibile afflusso in città per agevolare chi governa nell’identificazione delle misure più adeguate per la gestione del traffico. Vero, verissimo: ma per questo non bastava la nuda realtà degli anni scorsi, quando già centinaia di migliaia di persone avevano affollato Como e goduto della sua magica veste natalizia?

Como piazza Duomo cerimonia di accensione delle luci di Natale della Città dei Balocchi

La realtà da tenere presente, insomma, è molto chiara a meno che non si vogliano scientificamente intorbidire le acque: da un lato ci sono gli organizzatori degli eventi ai quali è doveroso chiedere una bussola e un impegno almeno parziale sul fronte della viabilità in termini di idee, proposte, eventuali impegni economici. Dall’altro lato, però, l’onere di affrontare in termini scientifici, progettuali, urbanistici e materiali l’enorme afflusso delle auto a Como è sulle spalle di chi ha poteri e competenze pianificatorie. Dunque delle istituzioni – tutte, non soltanto il Comune – che a vario titolo sono coinvolte direttamente nella gestione del periodo rovente.

Quello dei promotori degli eventi e quello degli enti locali sono due ruoli che giustamente almeno a livello di cooperazione, collaborzione e in parte sul piano economico devono intersecarsi in alcuni punti, ma che restano fondamentalmente distinti e non mischiabili quando si passa all’onere delle decisioni materiali e alla loro concreta attuazione.

Tutto sommato, peraltro, quest’anno il tentativo di sinergia tra Comune e Balocchi per mettere in campo qualche iniziativa e darne la massima pubblicizzazione si è anche verificato (qui il Piano della mobilità e della sosta per ridurre il traffico privato). E’ chiaro che la rilevanza e la capacità attrattiva della kermesse natalizia sono ormai così forti e conosciuti che ogni misura ordinaria ha ben presto mostrato la corda pur con qualche segnale di novità (l’autosilo Valmulini pieno, ad esempio).

Ora, salvo miracoli del tutto improbabili (sperare nella Ticosa-parcheggio pare assolutamente irrealistico, la Como a numero chiuso per le auto chiesta da Svolta Civica non sembra realizzabile in poche ore, l’eventuale attrezzatura-sprint di aree quali piazza d’Armi a Muggiò o simili, con il corollario di altre navette, non appare praticabile) quest’anno bisognerà affidarsi ancora alla buona volontà dei potenziali visitatori (il ricorso al treno, l’uso dei battelli e così via).

Un quadro che certamente non risparmierà altre ore di code e caos sulle strade cittadine, ma in tutta sincerità viene anche difficile – almeno sottraendosi al facile gioco degli schieramenti politici – addossare a Palazzo Cernezzi colpe senza appello: si sarebbe potuto giocare d’anticipo su qualche soluzione (ok, ma quale?), si sarebbe forse potuto ragionare meglio su navette, percorsi preferenziali, campagne di comunicazione, intese speciali con ferrovie e bus.

Ma se non si vuole finire nella più spicciola demagogia bisogna sempre tenere presente che purtroppo una larghissima fetta di automobilisti ignorerebbe soluzioni alternative all’auto anche se venissero regalate astronavi; che le aziende di trasporto non fanno beneficenza e non possono piegare orari e percorsi soltanto agli interessi specifici di una singola città; e poi che, al di là di tutto, la conformazione di Como è per natura ostile ai grandi afflussi. E Turchini da spianare non ce ne sono.

Poi, certo, per azzerare la questione traffico si potrebbero sembre accarezzare i desideri proibiti – benché legittimi – di coloro (una risibile minoranza, ma c’è) che per ripicche o antipatie personali risolverebbero il problema traffico cancellando il Natale comasco ormai famoso nel mondo con tanti saluti alle migliaia di persone che invece lo apprezzano da anni. Sarebbe certamente una scelta dagli effetti prodigiosi, se non ricordasse il celeberrimo marito che si evira per far dispetto alla moglie.

Como piazza Duomo cerimonia di accensione delle luci di Natale della Città dei Balocchi

Piuttosto che buttare un “bambino” apprezzato da centinaia di migliaia di persone a ogni latitudine (compresa quella comasca, si ipotizza, pensando a hotel, bar, ristoranti ecc), si pensi all’acqua sporca già in ottica 2019-2020. Si pianifichi sul serio e in un’ottica necessariamente straordinaria. E lo faccia chi può e deve farlo (gli enti preposti) per competenza, funzione e posizione e non chi – gli organizzatori – è pure giustamente chiamato e coinvolto a dare una mano (facciamo anche una e mezzo) ma non può e anzi non deve proprio essere chiamato a fare il Renzo Piano nel giorno dell’Immacolata.

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4 Commenti

  1. Oltre alle code in ingresso e uscita dalla convalle, alla paralisi del traffico e della circolazione dei mezzi pubblici, in Comune e in Prefettura dovrebbero occuparsi seriamente anche della calca che riempie piazza Duomo e altri luoghi del centro storico, dove davvero dopo le 17:30 si rischia l’incidente. Vedere per credere.
    Gli incidenti di piazza San Carlo a Torino e quello della discoteca di Corinaldo dovrebbero essere un monito.

  2. Il problema del traffico a Como è un problema atavico: conformazione della convalle, tre vie principali di accesso/uscita ecc.ecc.
    Quello che invece si fa fatica a comprendere è come è possibile che l’attuale Amministrazione faccia di tutto per aumentare la circolazione dei veicoli in città. Incremento dei parcheggi in convalle è un invito a scendere a Como in auto, il mantenimento dell’anacronistico mercato coperto vicino al centro e del mercato fuori le mura comporta aumento del traffico commerciale e privato, il mancato sviluppo delle ciclabili…… Non è solo un problema di urbanisti e di esperti del traffico.

  3. Va bene, e dopo queste considerazioni cha appaiono chiare a tutti quale vuol essere il significato di questo articolo? Non leggo proposte ma solo dati di fatto visibili chiaramente…

    1. Il concetto deve esserle proprio sfuggito visto che il concetto di base è: “Vengano da urbanisti, pianificatori ed esperti di traffico e sosta le proposte”, non da giornalisti, promotori di eventi e altri incompetenti in materia. Ergo, era ovvio che non vi fossero proposte.

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