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Cinque sensi, Cultura e Spettacolo

Il genio di una memoria infedele: ecco perché bisogna toccare il lavoro di Margot Errante

Non è ricontestualizzazione. Un’operazioncina di scontorno-incolla-timbroclone con Photoshop. Nemmeno il giochino affettivo (che darebbe tanta grazia al gesto ruffiano) della ricollocazione, con una spruzzata di urbanismo, del punto di fuga cittadino, compromissorio e adorabilissimo poiché riconoscibile.

Il facile ha davvero asciugato cuori, anime e anche altro. Ma non è questo il giorno.

Il lavoro di Margot Errante, comasca, fotografa tornata al ventre della nascita, è qualcosa dialoga con il tempo e con lo spazio. Con la dimensione di quel ventre (di cui prima) fatto di memoria e di materia. Sì, sarebbe il caso di scomodarlo Proust. Ma è talmente evidente che basta così.

Quindi, memoria e materia si ricapitolano in un delicatissimo, a tratti chiaramente doloroso, lavoro di ricostruzione dell’immagine (e dell’immaginario, non è un gioco di parola) che certo, nell’artista, ha a che fare con qualche (più d’uno) archetipo radicale (radice) successivo al distacco da questa città (sotto la Bioinfo).

Il genio è memoria infedele. Ché a sfogliare, piano-pianissimo, i lavori di Errante è evidente un involontario (vivaddio) ma chiarissimo risonante del Realismo Magico, quella visione nitidamente incantata del piano base dell’esistenza che trasforma umani e cose in atti di terra eppure divini, non fedelissimi al racconto che ne facciamo noialtri più basici. Bello.

Frastorna per chiarezza dell’intenzione la precisione pulita, quasi ambulatoriale, eppure in qualche modo oscura, contestualmente sporca il lavoro di un’artista (bello scrivere artista, senza sentirsi in colpa) che è andata, ritornata, probabilmente di passaggio.

Un’artista che ha un racconto. Che deve essere ascoltato. Sicuro.

E che ubriaca, quel racconto, in un oscillante, ridanciano e serissimo dialogo che non inventa mai, anzi cazzeggia armonico con il reale. In modo sublime.

M I N D S C A P E S | Margot Errante è un evento organizzato e fortemente voluto dalla Società dei Palchettisti del Teatro Sociale di Como con l’organizzazione e la supervisione generale di Max Mondelli.

Inaugurazione: 14 giugno 2019 . 18:30 – 21:30

Sede: Sala Bianca del Teatro Sociale Como

Mostra: 15 giugno – 15 luglio 2019 | Lun-Dom 10:00 -20:00  

 

GALLERY-SFOGLIA

PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA

Il paesaggio non è solo quella porzione di natura che si svela davanti ai nostri occhi. Il paesaggio è un luogo invisibile in cui il mondo esterno si mescola con il nostro mondo interiore, tracciando nuovi confini. Per vedere i paesaggi della mente bisogna averli prima sognati, come luoghi che abbiamo cercato nel mondo per dare forma a qualcosa che è già in noi.

Mindscapes è una serie dedicata a Como, città natale della fotografa Errante. Alcune delle sue architetture sono estrapolate dal loro contesto urbano e trapiantate in paesaggi naturali che creano due sensazioni antitetiche: una di subitanea familiarità, l’altra di successivo estraneamento.

Se è vero che la nostra storia e la nostra psiche sono anche una geografia, Mindscapes ci fornisce una sorta di mappa per ripercorrere quei luoghi che per amore o per rancore sono inseparabili dalla nostra identità individuale.

Dopo due decenni di assenza, Errante torna ad esplorare il territorio della sua infanzia, reinterpretando alcune delle architetture iconiche di Como, ma anche degli spazi sconosciuti o forse dimenticati. E’ un viaggio, il suo, che non esclude nulla, poiché dominato dalla consapevolezza che — come diceva Jean Bertrand Pontalis — dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi per avere qualche speranza di essere noi stessi.

BIOINFO

Margot Errante (Como, 1976) è una fotografa italiana che ha vissuto e studiato in Cina per due decenni (1997-2017), assistendo all’ascesa del paese da società agricola a potenza industriale. Parla correntemente cinque lingue, tra cui il cinese standard e alcuni dialetti della Cina sud-occidentale. Combattuta sin da bambina tra arte e scienza, ha infine perseguito studi linguistici e si è poi specializzata in antropologia dell’Asia orientale. Nel 2004 si è trasferita per un anno in un villaggio indigeno nella giungla sino-birmana, dove ha condotto ricerche etnografiche sul popolo Wa, una minoranza etnica conosciuta in Asia come “cacciatori di teste”.

I frutti fotografici del suo studio hanno segnato il suo debutto come fotografa professionista: nel 2005 ha tenuto in Italia la sua prima mostra personale per raccogliere fondi da devolvere all’economia villaggio in cui ha vissuto, dopo di che è stata scelta come fotografa per una missione diplomatica sponsorizzata dal Ministero degli Affari Esteri italiano – un viaggio di tre mesi dall’Italia al Giappone in jeep per consegnare un messaggio di pace, con uno stop over in Corea del Nord che ha fatto vincere al team un premio per la pace.

Errante ha poi lavorato per alcuni anni come fotoreporter freelance; ha prodotto un cortometraggio sulle Prime Nazioni canadesi e nel 2008 ha scritto e diretto un programma televisivo – Beijing Express – trasmesso da Class CNBC. Mentre assisteva alla massiccia ricostruzione delle città cinesi, si è interessata all’architettura e all’impatto psicologico dello sviluppo urbano postmaoista sulla vita degli abitanti. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati su “Beijing Architecture & Design” (2008), e in seguito ha co-curato il padiglione di Hong Kong alla 12. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Nel 2009 qualcuno ha fatto irruzione nel suo appartamento di Pechino e ha rubato la maggior parte del suo archivio fotografico. In seguito a tale perdita,

Errante ha lasciato la capitale e non vi ha più fatto ritorno. Si è trasferita ad Hong Kong, dove ha aperto il suo studio fotografico ed è diventata famosa per i suoi ritratti chiaroscuro. Ultimamente ha sviluppato un interesse per la performance art come mezzo per rendere i suoi soggetti attivi collaboratori e ha organizzato tre performance personali ad Hong Kong che sono state ben accolte dal pubblico. Nel 2018 ha incontrato la collezionista di kimono Prerna Chainani, con la quale ha elaborato Someone Else’s Silk, una performance artistica sull’empatia e la capacità di andare oltre il proprio Io. Le opere di Errante indagano la costruzione dell’io e dei nostri paesaggi interiori.

Le sue rappresentazioni umorali della natura e della natura umana sono state fortemente influenzate dal tempo vissuto nella nebbiosa campagna della Cina centrale. Con un percorso accademico che l’ha portata dall’Antropologia alle Neuroscienze, Errante è una ricercatrice che trova nella fotografia il mezzo ideale per osservare la mente umana e rappresentarne le sue manifestazioni.
Attualmente vive tra il Lago di Como e Hong Kong, dove lavora su commissione oltre a sviluppare progetti personali. È rappresentata da gallerie e le sue opere sono esposte a livello internazionale in occasione di mostre e fiere d’arte.

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