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Alla scoperta del villaggio segreto. Altro che abbandonato: l’ex San Martino pulsa di vita

San Martino, insieme alla Ticosa, è da anni la terra promessa della città, uno dei pochi spazi ancora vergini su cui ogni Amministrazione sogna di apporre la propria firma.

Ufficialmente è di proprietà di Asst Lariana e Ats Insubria, ma esserci quando finalmente si deciderà cosa farne è una di quelle cose capaci di far entrare un sindaco nella storia (e anche un assessore e un’intera giunta. Chiunque vorrebbe poter dire “io c’ero”). A dispetto di chi pensa che l’unica richiesta della città siano i parcheggi, “apritelo al pubblico” è uno degli appelli più frequenti da parte dei comaschi, stanchi di non poter vivere quello spazio.
Ma è davvero così?

(Fotoservizio: Pozzoni)

area ex ospedale psichiatrico San Martino, il bosco delle parole ph: Carlo Pozzoni

La città segreta
San Martino in realtà non è una Bella Addormentata qualsiasi in attesa del suo principe azzurro, anzi. E’ una di quelle che, visto che le cose vanno per le lunghe, in attesa del bacio che la svegli si è organizzata. E vive.

Tra i padiglioni, in buona parte abbandonati, trovano ancora spazio gli ambulatori di Medicina dello Sport, il Consultorio e depositi vari, non è una novità. Ma anche due comunità protette (Il Ritrovo e La Quercia), il Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale e molte associazioni legate al mondo della disabilità: Oltre il Giardino (di cui abbiamo raccontato qualche numero fa), Nessuno è perfetto, La Mongolfiera, Alchechengi e l’Associazione sportiva dilettantistica Global Sport Lario. E la bacheca appesa all’ingresso di una delle palazzine che le ospita parla chiaro: tra nuoto, ginnastica, ortoterapia, cura del parco, cineforum, musica, laboratori e redazione del giornale non c’è un minuto libero.

area ex ospedale psichiatrico San Martino ph: Carlo Pozzoni

Ma San Martino, quindi, è ancora solo un’isola protetta per persone fragili? Un posto in cui “gli altri” (che brutta parola), possono entrare solo per sbrigare pratiche o per una dolorosa visita all’Hospice? Non proprio.

Perché tra edifici dall’aspetto un po’ Day after, la chiesa ortodossa, gli alberi e l’erba alta, spunta Villa Teresa, la sede del Cral Asl Como, la porta d’accesso al mondo segreto di San Martino.
E la chiave di questa porta è la tessera annuale dell’Associazione (20 €) “con la quale è possibile accedere al parco (anche con il proprio cane, al guinzaglio) – spiega il presidente Markus Rezzoli – E permette di frequentare le nostre attività e la caffetteria”.

Una casa per gli sportivi
Perché la piccola città segreta di San Martino ha anche il suo punto di ritrovo: un piccolo bar che accoglie i sorrisi schivi delle persone che frequentano il Centro Diurno, ma anche i dipendenti che lavorano e chiunque voglia scappare dalla città per un caffè o per pranzare. “In collaborazione con il Centro Diurno, teniamo laboratori creativi per persone con disagio psichico – racconta – Ma qui si svolgono anche iniziative rivolte a tutti come la serata dedicata al burraco il giovedì o il corso di Reiki a maggio”.

“Ci occupiamo anche della manutenzione ordinaria del parco – ci tiene a precisare – e vorremmo ripristinare anche la zona che ospita la palestra all’aperto in modo che sia fruibile da tutti. Ma intanto è possibile fare sport con il Gruppo Nordic Walking Como, con cui organizziamo corsi base e avanzati di questa disciplina”.

E a guidare gli appassionati tra i sentieri di San Martino sono nientemeno che Daniela Basso (Campionessa mondiale 2018), il suo allenatore (e a sua volta campione europeo) Giorgio Rizzi e Raffaella Fasola (medaglia d’argento ai World Senior Games 2017). “All’interno di San Martino c’è l’unico tracciato italiano non su pista di Nordic Walking omologato a livello internazionale – racconta Rizzi – Qui io e Daniela Basso abbiamo battuto il record del mondo sui 10mila metri nel 2016. Sono tanti gli atleti anche stranieri che vorrebbero venire a Como ad allenarsi con noi e San Martino potrebbe essere un vanto. Ma in questo momento è impresentabile: sentieri inghiottiti dalla vegetazione, rifiuti e, non ultimi, gli edifici abbandonati che lo rendono, in alcuni punti, anche pericoloso”.

Il progetto Bosco Urbano firmato Spina Verde e Comune

Nell’attesa di trovare una destinazione per il compendio di San Martino, rendere fruibile il parco sarebbe già un enorme regalo per la città. A San Martino si può già entrare, è vero, ma la manutenzione (minima) del verde, la necessità di mettere in sicurezza gli edifici abbandonati e le modalità di fruizione al parco, non lo rendono certamente il “bosco urbano” che Como sogna guardandolo da dietro il muro di cinta.

Il progetto di recupero del verde, però, c’era (si chiamava “Ponteverde”) ed era stato presentato per un bando Cariplo l’anno scorso da Parco Regionale della Spina Verde, Comune di Como, Ats Insubria, Asst Lariana, Regione Lombardia e Ersaf (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste). Si trattava, semplificando, di realizzare alcuni corridoi verdi che collegassero la Spina Verde ad altre aree esterne al Parco e San Martino, interconnessione ideale con il Cosia e il Triangolo Lariano, sarebbe stato uno di questi.

area ex ospedale psichiatrico San Martino ph: Carlo Pozzoni

Ma anche se il finanziamento non era stato ottenuto, il progetto non è stato messo in un cassetto e, forte del detto “chi la dura la vince”, il Dream team ci riprova: “Abbiamo appena depositato una bozza preliminare per il bando Capitale Naturale 2019 ed è stata accolta con molto favore – spiega Giorgio Casati, presidente del Parco Regionale Spina Verde – e entro settembre presenteremo il progetto definitivo. Abbiamo dovuto rimodularlo rispetto al passato ma gli obiettivi per San Martino rimangono gli stessi. Oggi quella collina è una giungla. Pensiamo a una riqualificazione del verde, senza però trasformarlo in un parco ma mantenendo le caratteristiche di bosco. E poi una bonifica generale di tutta l’area e la messa in sicurezza dei tracciati, oltre alla creazione di varchi presidiati”.

Ma la presenza di edifici abbandonati non rischia di pregiudicarne la fruizione (e l’esito del bando)? “La sistemazione degli edifici non dipende da noi. Occorre sicuramente valutare percorsi che non coinvolgano gli edifici o sistemi per isolarli e renderli sicuri. Di certo il recupero del verde di San Martino può rappresentare una spinta a pensare a una riqualificazione futura del resto dell’area”. Speranzoso è anche l’assessore Marco Galli: “Siamo felici che l’ente Parco, capofila del progetto, voglia riproporre questa idea di riqualificazione. San Martino è uno spazio dimenticato, che potrebbe diventare un polmone importante per la città. I boschi urbani sono una nuova tendenza nella progettazione degli spazi cittadini e noi coglieremmo volentieri questa occasione”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem

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2 Commenti

  1. Quante chiacchiere e tempo perso anche in questo caso. Sono decenni che l’area di “San Martino” attende di essere riqualificata ma siamo ancora al “palo”. Avrebbe potuto essere un’area destinata al “campus universitario” internazionale non mancano certo gli spazi, poi c’è la Caserma De crostoforis, il Vecchio Sant’Anna oltre ad intere aree da riqualificare nel quartiere di Como Borghi. L’inamovibilità della politica Comunale, da troppo tempo, ha causato gravissimi danni alla Città dalla Ticosa alla Stazione San Giovanni poi le “paratie” e tutto il lungo lago, il Politeama, i monumenti storici e via dicendo poi ci si sorprende se “Varese e Lecco” fanno meglio di noi.

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