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Pendolari, mail furibonda di una lettrice: “Molestie, nessuna comunicazione, ritardi e soppressioni”

Dopo il racconto di Chiara e Irene ecco una nuova, durissima testimonianza. La vita dei pendolari di Trenord è un’incognita continua fatta di incertezza, ritardi, blocchi e poca, pochissima, sicurezza.

VIDEO Chiara e Irene, vita da pendolari: “Noi e Trenord, una relazione sofferta”

Vivo a Como e lavoro in centro a Milano.
Ogni mattina come la gazzella mi sveglio all’alba e so che devo cominciare a correre da una stazione all’altra, senza avere la certezza di arrivare a Milano in orario per lavorare.
Idem la sera, quando più volte ho corso il rischio di non tornare a casa perché i treni per Como ci sono soltanto fino a una certa ora.
Non si tratta unicamente di ritardi, ma episodi di molestie subite da passeggeri, mancanza di comunicazione nei quotidiani ritardi e treni soppressi.


La cosa più logorante è che in questi casi non danno nessun tipo di informazione agli utenti: come dei disgraziati dobbiamo arrangiarci, ingegnandoci a elaborare un piano B non per salvare il mondo, bensì per tornare a casa.
Quando in stazione fanno degli annunci, usano una terminologia specifica con lo scopo di portarci alla rassegnazione senza una reale causa, con frasi del tipo: “Il treno subirà ritardo imprecisato per problemi ai materiali” o peggio ancora “il treno subirà ritardo causa ritardo del treno precedente”. Perché, mi chiedo, perché devo subire il ritardo del treno precedente?

Ma il dettaglio più logorante è il pensiero che i nostri colleghi in Alaska o in Siberia, del tutto sprezzanti delle tormente di neve, riescono a raggiungere ogni destinazione.
Sulla Como- Milano invece no.
Se nevica è un teorema ormai conosciuto da tutti: i treni non vanno. Bene, vorrei che mi venisse spiegato scientificamente perché. Quale legge fisica ci impedisce di metterci in movimento?

Nel dicembre del 2012, quando si verificò il blocco del sistema operativo di Trenord, io ero presente. Alle 20.00 ero in Porta Garibaldi senza sapere quando e se sarei tornata a casa.
Nessun operatore di Trenord ci comunicava nulla. Arrivai a casa a mezzanotte, per fortuna insieme ad altri pendolari e lo dico perché una volta in piena estate decisi di prendere il treno alle 21.40 e il capotreno mi disse: “Mettiti nella prima carrozza così se succede qualcosa ti sentiamo”.
In altre occasioni ho dovuto minacciare la richiesta di intervento di forze dell’ordine per evitare situazioni pericolose.
Ora hanno inserito telecamere in una sola carrozza per garantire l’incolumità. Quindi se sono su una carrozza diversa posso anche fare testamento?

Lo sconforto settimanale si accentua ogni domenica, quando per andare a lavorare devo recarmi in stazione fra le 8 e le 9 per essere a Milano alle 11 perchè due treni su 3 faranno 30’ di ritardo e uno verrà soppresso.
Pensare che siamo in Lombardia, in Italia e “non abbiamo scelta”.
E’ tutto lì. Se voglio venire a Milano senza macchina, non ho scelta, nonostante il servizio sia pessimo e logorante.
Io spendo 107€ al mese per un servizio che rasenta la qualità di inizio ‘900 anche se siamo in Lombardia e che mantiene un livello basso poiché tanto sanno che io come pendolare sono una entrata fissa e invece di coccolarmi mi calpestano.

Lara Santoro

VIDEO Chiara e Irene, vita da pendolari: “Noi e Trenord, una relazione sofferta”

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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2 Commenti

  1. Oh Lucrezio..arriva lei..cosa centra Landriscina con le ferrovie nord..me lo spiega? Maperpiacere..ridicolo!!!!!!!!!!

  2. Assurdo . Ma trovo altrettanto inspiegabile come la politica di Como non si curi di questi problemi. Un bravo ed attento sindaco avrebbe dovuto incaricare il suo assessore per incontrare i dirigenti di Trenord , ma Landriscina è troppo impegnato in altre cose.

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